Punti nascita, il NurSind Campania chiede trasparenza: “Ora basta con le finte verifiche
Sicurezza ostetrica e standard sotto osservazione. Eliseo (NurSind): “Serve una commissione vera”.
PIEDIMONTE MATESE (CE) – Il vescovo della Diocesi di Alife-Caiazzo, mons. Giacomo Cirulli, ha incontrato nei giorni scorsi la nuova direttrice sanitaria dell’ospedale “Ave Gratia Plena”, la dottoressa Giovanna Verrillo, per affrontare una delle questioni più urgenti e sentite dal territorio: la chiusura del Punto nascita.
La sospensione del servizio costringe le donne del Matese a spostarsi per partorire in altre città o strutture private, con gravi conseguenze sul piano clinico, psicologico e sociale.
Il vescovo Cirulli si era già esposto pubblicamente, partecipando alla manifestazione organizzata dal comitato civico "Piedimonte è viva". Al suo fianco, in questa battaglia, anche il NurSind Campania, che da mesi denuncia la chiusura di presidi senza una reale strategia di riequilibrio della rete nascita.
La decisione si fonda sull’Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, che prevede la chiusura dei punti nascita con meno di 500 parti annui, in nome della sicurezza. Lo stesso accordo impone standard organizzativi precisi: adeguato personale, tecnologie, gestione del rischio, continuità assistenziale. Ma ciò che viene contestato è l’assenza di controlli veri e regolari sul territorio.
Antonio Eliseo, segretario regionale NurSind Campania, lancia un’accusa chiara:
“Si chiudono i punti nascita per mancanza di parametri minimi, ma chi garantisce che quelli rimasti li rispettino davvero? C'è una commissione regionale che verifichi gli standard o dobbiamo accontentarci delle solite autocertificazioni? Dopo 15 anni di tolleranza, è arrivato il momento di fare controlli seri e pubblici.”
Il NurSind Campania chiede trasparenza e controlli su tutte le strutture, comprese quelle accreditate e private. Il Programma Nazionale Esiti 2023 ha evidenziato, infatti, come la Campania mantenga tassi altissimi di taglio cesareo, in particolare nei centri che trattano il basso rischio ostetrico: un dato che suggerisce criticità organizzative persistenti.
Nel documento regionale "Rete per l’assistenza materno-neonatale", si legge che il 2,4% di neonati campani è stato trasferito dopo il parto, un valore più che doppio rispetto al target dell’1%. Anche questo è un segnale di disomogeneità nei livelli di sicurezza.
“Dopo le chiusure, è tempo di cominciare i controlli” – ribadisce il NurSind. “Serve una commissione terza che certifichi il rispetto degli standard minimi, rediga report e renda pubblici i risultati. La sicurezza non può essere a due velocità: rigore per i piccoli e tolleranza per i grandi.”
Il sindacato chiede inoltre che vengano effettuati audit clinici regolari, formazione mirata, monitoraggio delle sale parto e verifica puntuale delle dotazioni di personale. L’Istituto Superiore di Sanità ha più volte evidenziato che oltre il 40% delle morti materne sono evitabili, motivo per cui la sicurezza del parto deve essere garantita ovunque, e non solo dove conviene chiudere.
Normativa di riferimento:
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Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010
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Minimo: 500 parti annui per Punto nascita
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Obiettivi: sicurezza, riduzione cesarei, continuità assistenziale
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Strutture articolate in presidi di I e II livello
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Deroghe previste solo per aree svantaggiate
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