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Cure negate e infermieri in fuga: il CNEL racconta la sanità italiana che non regge più

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 18/10/2025

Professione e lavoroStudi e analisi

La “Relazione annuale al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadinipresentata ieri evidenzia criticità significative nel settore sanitario italiano, rilevanti per la professione infermieristica.

Il presidente Renato Brunetta ha dichiarato nella premessa che muovendosi nel quadro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (…) il CNEL ha riconsiderato la valutazione delle performance della PA, non limitandosi alle valutazioni sui costi e sulla realizzazione di un prodotto o servizio, cui hanno fatto riferimento i tradizionali modelli, ma cercando di comprendere e misurare gli effetti delle azioni, l’impatto reale delle politiche pubbliche sul benessere pubblico. In altri termini, sul benessere economico, sociale e ambientale, le dimensioni su cui si basa la sostenibilità che assurge a criterio centrale nella valutazione dei servizi pubblici, orientando ogni azione amministrativa verso il miglioramento della qualità della vita dei cittadini e la promozione di un benessere duraturo e inclusivo. La Relazione 2025 si concentra su come la Pubblica Amministrazione possa rispondere a tali sfide, valutando il suo fattivo contributo alla riduzione della povertà e delle disuguaglianze, alla promozione della salute pubblica, all'accesso equo all'istruzione, alla transizione verso modelli di economia circolare, alla creazione di ambienti favorevoli all’imprenditoria e all’innovazione e allo sviluppo di percorsi comuni per far fronte ai cambiamenti climatici.”

Curioso che si tratti dello stesso Brunetta che qualche anno addietro faceva della lotta allo spreco e della chiusura degli enti inutili una crociata proprio contro l’ente che oggi presiede, lo stesso che tenne la professione senza contratto e blocco delle assunzioni per anni.

Ad ogni modo e in riferimento al capitolo salute, il CNEL sottolinea la necessità urgente di maggiori investimenti e di miglioramento delle condizioni di lavoro nel settore sanitario per evitare un peggioramento delle disuguaglianze e garantire un accesso equo alle cure. Dichiarazioni suffragate da una serie di dati che hanno dipinto un quadro a dir poco devastante

Spesa sanitaria e disuguaglianze di accesso

Nonostante la sanità sia un servizio di interesse pubblico, in Italia la copertura della spesa pubblica sanitaria è tra le più basse in Europa, fermandosi al 75,6%. Questo significa un maggior ricorso alla spesa privata da parte dei cittadini, salita del 5% nell’ultimo anno, con il 7,6% della popolazione che rinuncia alle cure per motivi economici. I cittadini hanno investito nel 2024 circa 42,6 miliardi di euro, vale a dire un quarto del totale speso in sanità, con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente confermando la crescita del trend dal 2015, indice di una progressiva difficoltà del SSN nel rispondere in modo tempestivo e adeguato alla domanda di cura. Inoltre si evidenzia come, nel 2023, la soddisfazione dei cittadini verso i servizi sanitari si sia attestata al 48%, valore significativamente inferiore alla media OCSE del 52% e molto distante dai livelli raggiunti dai Paesi europei più virtuosi come Belgio, Svizzera e Lussemburgo, dove la soddisfazione sfiora l’80%. L’Italia si posiziona dunque al 21° posto su 30 nazioni esaminate, risultando ultima tra le maggiori economie europee.

Ritardi nell’attuazione del PNRR e sostenibilità del sistema

La Relazione evidenzia ritardi importanti nell’attuazione delle riforme previste dal PNRR per la sanità, in particolare sulle reti di prossimità, la digitalizzazione e l’innovazione tecnologica. Questi ritardi potrebbero compromettere il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, soprattutto quelli relativi all’accesso equo ai servizi sanitari. Per gli infermieri ciò si traduce in una sfida crescente per fornire assistenza di qualità in un contesto organizzativo ancora in trasformazione.

Carenza di personale infermieristico

Tra i problemi strutturali più critici emerge la carenza di personale, con un’invecchiamento marcato della forza lavoro, una scarsa attrattività del settore sanitario pubblico e un forte ricorso alle professionalità private o all’estero. L’area infermieristica è particolarmente colpita, soprattutto nei pronto soccorsi e in medicina territoriale, dove la mancanza di infermieri compromette la continuità e la qualità delle cure. È necessaria un’azione urgente per invertire questa tendenza e garantire adeguati livelli di assistenza.

Il quadro delineato dalla Relazione CNEL ribadisce l’importanza di investire in formazione, condizioni di lavoro e valorizzazione del ruolo infermieristico. La professione infermieristica rappresenta un pilastro fondamentale per il sistema sanitario, chiamato non solo a rispondere alle esigenze assistenziali ma anche a partecipare attivamente alla riorganizzazione e innovazione dei servizi. Il miglioramento delle condizioni lavorative è imprescindibile per trattenere e attrarre nuovi professionisti nel settore pubblico.

Peccato che le misure finora prospettate dal Ministro Schillaci riguardo aumenti salariali libera professione e piani di assunzioni, si scontrino con una realtà che non sembra essere stata pienamente compresa posta l’esiguità degli aumenti in gioco appunto e l’irreperibilità di professionisti sul mercato mondiale e interno, non più attratti da una professione ad alta pressione e mal pagata.

 

Andrea Tirotto