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Gimbe: ‘La manovra 2026 è un’illusione contabile, la sanità resta senza infermieri’

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 25/10/2025

GovernoSocietà scientifiche

La Legge di Bilancio 2026 per la sanità italiana, analizzata dalla Fondazione Gimbe, evidenzia una crisi profondissima del sistema infermieristico che rischia di diventare un’emergenza sanitaria nazionale dai contorni allarmanti. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, riconosce purtroppo che «nonostante gli annunci e le cifre altisonanti, la legge di bilancio delude le legittime aspettative di professionisti sanitari e cittadini».

La carenza di infermieri è drammatica: l’Italia conta solo 5,8 infermieri ogni 1.000 abitanti, contro una media europea di 8,4, con differenze territoriali marcate che penalizzano il Sud e molte regioni strategiche. La professione è gravata da un'età media molto alta (il 50% degli infermieri ha oltre 50 anni) e da stipendi inferiori alla media europea, elementi che rendono quasi impossibile il ricambio generazionale e accentuano la fuga dal servizio pubblico.

Le risorse stanziate dalla manovra – circa 1.630 euro annui in più per gli infermieri – sono considerate da Cartabellotta «solo briciole», incapaci di arrestare l’emorragia di professionisti verso il privato o l’estero né di rendere attrattiva la professione infermieristica per le nuove generazioni. L’unica strada plausibile resta un «piano straordinario di reclutamento dall’estero», segno della gravità e urgenza della crisi. Nel 2022 l’Italia perdeva già circa 10.000 infermieri l’anno, e si stima che entro il 2030 mancheranno tra 60.000 e 100.000 infermieri per soddisfare i bisogni di una popolazione che invecchia rapidamente, con tutte le conseguenze in termini di qualità e accesso alle cure.

Anche Cartabellotta cade però nella trappola della soluzione estera, probabilmente senza rendersi conto che l'emergenza infermieristica è mondiale e che, ove esistano infermieri disposti a lasciare il proprio paese, posto che generalmente la scolarizzazione in inglese è ben radicata ovunque nel mondo tranne che in Italia, questi sceglierebbero mete che consentano l'abbattimento della barriera linguistica, andando a scegliere paesi con retribuzioni e organizzazione del lavoro migliori che in Italia. Esattamente quello che vanno cercando gli infermieri italiani disposti a lasciare il bel paese.

Questa emergenza infermieristica si somma a un quadro generale di sottofinanziamento del SSN: il Fondo Sanitario Nazionale cresce nominalmente, ma in rapporto al PIL scende sotto il 6% entro il 2028, mentre le Regioni, in difficoltà economiche, rischiano di non poter colmare il gap di circa 6,8 miliardi già dal 2026. Cartabellotta denuncia una gestione delle risorse «orientata a soddisfare i diversi attori più che a delineare una strategia di rilancio» del sistema sanitario pubblico, definendo la manovra un’«illusione contabile» e sottolineando che «l’auspicata inversione di rotta, ancora una volta, è rimandata alla prossima Legge di Bilancio».

Infine, viene richiamata l’attenzione sui costi a carico dei cittadini, con oltre 41 miliardi di spesa out-of-pocket nel 2024 e 5,8 milioni di persone costrette a rinunciare a cure essenziali. Mentre la sanità pubblica crolla, le scelte politiche privilegiano altri settori strategici come la difesa, trascurando il SSN che dovrebbe essere «il pilastro della nostra democrazia».

La Manovra 2026 mostra insomma un ritardo grave nel rispondere alla crisi infermieristica, frutto di una combinazione di invecchiamento del personale, scarsa attrattività della professione e risorse insufficienti. Senza interventi strutturali e mirati, la tenuta stessa del SSN e la qualità dell’assistenza pubblica rischiano di compromettersi seriamente nel prossimo decennio.

 

Andrea Tirotto