Iscriviti alla newsletter

Responsabilità sanitaria, il professionista sanitario rischia di restare solo. Il Ministero frena

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 25/11/2025

AttualitàGoverno

 

Un emendamento alla legge di Bilancio, il 69.0.25, riapre un fronte caldo: quello della responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie. Il testo sposta l’asse della responsabilità sui singoli operatori sanitari ogni volta che, operando all’interno di una struttura pubblica o privata, causano un danno al paziente.

Secondo la formulazione proposta, il sanitario risponde in via principale del proprio operato sulla base dell’articolo 1218 del codice civile, quindi con responsabilità contrattuale piena. Le strutture sanitarie verrebbero invece coinvolte solo in via sussidiaria e in condizioni molto precise.

Quando risponde la struttura

Il testo elenca tre situazioni in cui l’ospedale, la clinica o la Rsa sarebbero chiamati a rispondere:

  • se non hanno garantito un’organizzazione adeguata e conforme ai requisiti di legge;

  • se non hanno fornito strumenti, dispositivi e attrezzature idonei al personale sanitario, in particolare ai medici;

  • se operano senza le autorizzazioni sanitarie richieste.

In caso di risarcimento pagato dalla struttura in via sussidiaria, resterebbe comunque aperta la possibilità di esercitare la rivalsa nei confronti del professionista.

La posizione del Ministero: “Parere contrario”

La reazione del Ministero della Salute è netta. Una nota spiega che sull’emendamento “verrà espresso parere contrario”, sostenendo che la normativa attuale offre già un quadro di tutele adeguato, rafforzato di recente dalle regole sulla colpa grave.

Secondo il Ministero, modificare ora la disciplina significherebbe andare nella direzione opposta rispetto al lavoro avviato dal ministro Orazio Schillaci per riequilibrare il sistema della colpa medica. Tradotto: introdurre una responsabilità principale e diretta dei medici rischierebbe di aggravare la loro posizione, aumentare la pressione difensiva e creare nuovi contenziosi, senza benefici reali per pazienti e strutture.

Un nodo politico e professionale

Il dibattito mette sul tavolo un tema che negli ultimi anni ha già visto interventi normativi, sentenze e revisioni: chi risponde del danno sanitario e con quali limiti. L’emendamento 69.0.25 punta a rimettere il professionista sanitario al centro della responsabilità, mentre il Ministero difende l’impianto attuale e invita alla prudenza.

Nei prossimi giorni sarà chiaro se la linea del governo seguirà l’emendamento o se prevarrà la posizione del Ministero. Quel che è certo è che la questione tocca un equilibrio delicato, che tiene insieme tutela dei pazienti, serenità operativa dei professionisti e capacità organizzativa delle strutture.