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Infermieri al San Raffaele: se lo stipendio a Milano diventa un insulto alla dignità

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 31/12/2025

AttualitàLombardia

Recentemente abbiamo potuto leggere di offerte di lavoro per infermieri, da parte dell’agenzia Randstad Healthcare, da destinare all’Ospedale San Raffaele di Milano, dove viene proposta una retribuzione annua di 22.000-28.000 €.

L’offerta prevede un contratto a tempo indeterminato e un orario full time.

Va subito detto che offerte di questo tipo rasentano l’insulto economico se rapportate al costo della vita della metropoli lombarda.

Ebbene sì, perché i dati più recenti evidenziano una realtà cruda: lo stipendio netto medio di un infermiere turnista a Milano oscilla tra i 1.750 e i 1.950 euro (includendo indennità notturne e festive). Se queste cifre possono apparire dignitose in altre aree del Paese, a Milano si scontrano con un mercato immobiliare fuori controllo; la capitale morale ed economica d’Italia continua a splendere tra grattacieli all’avanguardia e un mercato del lusso che non conosce crisi, eppure, dietro questa facciata di efficienza e progresso, si consuma un paradosso sociale che mette a rischio il pilastro fondamentale della città: la sua sanità.

Al centro di questa tempesta perfetta, come dicevo, c'è la figura dell'infermiere, un professionista altamente qualificato che oggi riceve proposte di lavoro indecenti.

A Milano, come noto, gli affitti sono altissimi e un infermiere si trova a dover pagare solo di affitto circa il 70-75% del proprio stipendio, con un residuo vitale, per tutte le altre spese, di 400-500 € (quando va bene).

Ricevere oggi una proposta di lavoro “standard” a Milano significa, per un infermiere, accettare consapevolmente lo status di “nuovo povero”. Molte strutture private o cliniche convenzionate continuano a offrire contratti basati su minimi tabellari nazionali che ignorano totalmente le specificità locali.

Non si tratta solo di una questione di “portafoglio”, ma di dignità professionale. Un infermiere ha responsabilità dirette sulla vita delle persone, gestisce emergenze, somministra terapie complesse e lavora su turni che logorano il fisico e la psiche. Vedersi offrire un compenso che non permette nemmeno l’autonomia abitativa è un segnale di profonda inadeguatezza del sistema verso chi garantisce la salute pubblica.

“Dopo il caos creato solo poche settimane fa da una gestione discutibile del personale infermieristico - dichiara Giovanni Migliaccio, Segretario Territoriale del NurSind Milano - ora si tenta di correre ai ripari   affidando il reclutamento di personale infermieristico ad un’agenzia che offre un lordo massimo di 28mila euro, in una città con il costo della vita alle stelle è praticamente ridicolo. Auspichiamo soluzioni di incentivazione serie e reali finalizzate a tenere in piedi il sistema sanitario sia privato che pubblico”.

“Neanche i fatti accaduti  nella notte di Sant'Ambrogio - aggiunge Luigi Rinaldi, Segretario Aziendale NurSind San Raffaele - hanno fatto comprendere all’azienda la necessità di investire sugli infermieri, che non è facile trattenere, viste le condizioni economiche e dei carichi di lavoro. Questo annuncio  non fá altro che invitare i colleghi a rivolgersi ad altre realtà private o pubbliche del territorio milanese, anzi: questa offerta va addirittura sotto il compenso minimo previsto dal CCNL AIOP! Se il San Raffaele vuole dare un futuro alla sua struttura ha solo una strada da percorrere: diventare attrattivi ed investire economicamente sulla figura dell'infermiere; senza infermieri i reparti sono destinati alla chiusura!”.

Le istituzioni milanesi hanno iniziato a proporre soluzioni come gli “alloggi agevolati” o accordi con l’ALER, ma si tratta spesso di palliativi numericamente insufficienti. La vera sfida è strutturale: è necessario un differenziale retributivo territoriale (la cosiddetta indennità di residenza) che riconosca il maggior costo della vita nelle metropoli, oppure un investimento massiccio in welfare aziendale che includa l’alloggio come benefit contrattuale.

Senza un adeguamento reale e immediato, Milano rischia di trovarsi con ospedali all’avanguardia, ma senza nessuno che possa permettersi di lavorarci dentro.