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Caso stamina. La posizione degli Infermieri bresciani

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 14/06/2014 vai ai commenti

LombardiaNurSind dal territorio

Il controverso “metodo” Stamina (trattamento che, secondo il suo promotore, sarebbe in grado di trasformare le cellule staminali mesenchimali in neuroni capaci di curare diverse malattie, anche di tipo neurodegenerativo) continua a far parlare di sé, nonostante sia stato bocciato dal Ministero della Salute e sia ritenuto infondato e potenzialmente pericoloso da parte della Comunità Scientifica.

Nel maggio 2010 la Procura di Torino ha aperto un'inchiesta sulle attività della Stamina Foundation Onlus, fondata da Vannoni. Nell’ottobre 2011 agli Spedali Civili di Brescia sono state avviate le cure staminali “ad uso compassionevole”, seguendo il protocollo della Stamina Foundation, su dodici bambini affetti da gravissime patologie neurodegenerative. Nell’aprile 2012 il pm di Torino Raffaele Guariniello ha disposto un’ispezione dei carabinieri dei Nas agli Spedali Civili di Brescia e successivamente l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha ordinato il blocco della terapia.

Tra ispezioni, indagini e ricorsi al Tar, da parte delle famiglie dei piccoli pazienti, si giunse all’approvazione del protocollo, modificato rispetto al testo originario, e all’avvio di una sperimentazione di 18 mesi previa valutazione da parte di un comitato di esperti.

Il 10 ottobre 2013 il Ministro della Salute ha bloccato l’avvio della sperimentazione, sulla scorta delle valutazioni del Comitato di esperti, che bocciavano il protocollo per la mancanza di evidenze scientifiche a sostegno della sicurezza e dell'efficacia del metodo. Seguì l’impugnazione di Vannoni al Tar del Lazio che di fatto sospese l'efficacia del decreto di nomina del Comitato e il Ministero, recentemente, ha provveduto a nominarne un secondo che di fatto deve ancora dare avvio ai lavori.

A rendere ulteriormente burrascosa la vicenda, è intervenuta nei giorni scorsi l'ordinanza del Tribunale di Pesaro di far riprendere le infusioni di cellule staminali secondo il protocollo Stamina al piccolo Federico Mezzina, bimbo marchigiano di 3 anni e mezzo affetto dal Morbo di Krabbe.

Il giudice di Pesaro ha disposto che il Vice Presidente di Stamina, Andolina, diventasse suo ausiliario, in modo che potesse auto nominarsi "medico infusore" nonostante sia indagato dalla Procura di Torino, nell'ambito dell'inchiesta sul trattamento Stamina, per truffa e somministrazione pericolosa di farmaci insieme con Vannoni e altre diciotto persone, tra cui cinque medici che eseguirono le infusioni.

Ed il 6 giugno Andolina si è presentato agli Spedali Civili di Brescia per la prima infusione da marzo, epoca in cui, nella struttura, vennero sospesi tutti i trattamenti.

Forti le reazioni e le prese di posizione a tutti i livelli.

Il direttore generale dell'Agenzia Italiana del Farmaco, Luca Pani, minaccia di dimettersi come forma di protesta verso la ripresa delle infusioni agli Spedali Civili.

"Siamo di fronte ad un pericolosissimo inganno" ha dichiarato la ricercatrice e senatrice a vita Elena Cattaneo, nonchè cofondatore e direttore di di Unistem, il Centro di Ricerca sulle cellule staminali dell'Università statale di Milano e uno dei massimo esperti in materia nel nostro Paese. Cattaneo ha anche definito Andolina "un medico senza alcuna competenza in materia di malattie neurologiche o staminali".

cofondatore e direttore di UniStem, il Centro di Ricerca sulle Cellule Staminali dell'Università Statale di Milano - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/stamina-cattaneo-atto-abominevole-ripresa-cure-3c90d6a5-fc40-4dc7-bc1a-94da464b6bd8.html#sthash.cyYRj0vb.dpuf
cofondatore e direttore di UniStem, il Centro di Ricerca sulle Cellule Staminali dell'Università Statale di Milano - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/stamina-cattaneo-atto-abominevole-ripresa-cure-3c90d6a5-fc40-4dc7-bc1a-94da464b6bd8.html#sthash.cyYRj0vb.dpuuna dei massimi esperti di cellule staminali in Italia, che ha anche definito Andolina «un medico senza alcuna competenza in materia di malattie neurologiche o staminali»

La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurgici e degli Odontoiatri, riunitasi a Brescia, ha ribadito che "I medici dicono no e si rifiutano di attuare procedure la cui fondatezza scientifica, sicurezza e appropriatezza terapeutica non sono note; né sono, a tutt'oggi, validati i presupposti per l'avvio di una sperimentazione".

 

QUALE LA POSIZIONE DEGLI INFERMIERI BRESCIANI?

Si era appreso della presenza di un’infermiera durante la ripresa del trattamento con Stamina da un articolo de “La Stampa” del 8 giugno 2014, a seguire uno stralcio:

“…E dunque, così, verso l’ora di pranzo, Andolina ha preso una provetta con dentro presunte cellule staminali, ancora conservate nel laboratorio dell’ospedale. Le ha messe in una siringa, pronto a fare un’iniezione per via lombare senza anestesia, in modo da non coinvolgere altri medici. Federico, tre anni e mezzo, affetto dal morbo di Krabbe, era ricoverato da due giorni nel reparto di rianimazione pediatrica. La madre si è allontanata un attimo. È in quel momento che è successo. Dopo l’infusione, ecco Andolina: “Ho fatto tutto da solo. I miei colleghi soffrivano troppo. Sono stati sottoposti a pressioni inaudite. Secondo me, avrebbero voluto aiutarmi. Ma li ho visti in faccia, dovevo proteggerli. Me ne sono occupato io, senza coinvolgere nessuno. In sala con me c’erano l’infermiera e il padre. Il bambino non si è accorto di nulla. Non ha pianto. Tutto questo grande pasticcio, per una roba da 30 secondi”.

In un comunicato stampa il Collegio Ipasvi di Brescia motiva la presenza dell'infermiera unicamente finalizzata all'assistenza del piccolo paziente, come in tutte le situazioni in cui è richiesto il monitoraggio delle condizioni cliniche dei pazienti sottoposti a procedure invasive che necessitano prima, durante e dopo la procedura il controllo ‎ dei parametri vitali, ‎la valutazione e la prevenzione di possibili complicanze.

Le affermazioni del Dr. Andolina - dichiara Stefano Bazzana, Presidente del Collegio Infermieri di Brescia - ci permettono altresì di precisare con fermezza ed orgoglio che gli infermieri hanno continuato a garantire a tutti i pazienti coinvolti le cure e l'assistenza necessaria alla condizione di malattia e di bisogno, esprimendo costantemente la loro vicinanza ai pazienti ed ai famigliari, garantendo la migliore assistenza infermieristica”.

Pertanto gli infermieri non hanno contribuito, e non intendono contribuire, ad attuare pratiche non validate da rigorosi studi scientifici, ma nel rispetto prioritario dei pazienti, hanno tenuto fede al proprio Codice Deontologico che all’ Art. 3 recita: "La responsabilità dell'infermiere consiste nell’assistere, nel curare e nel prendersi cura della persona nel rispetto della vita, della salute, della libertà e della dignità dell'individuo." e all’ Art. 12: "L’infermiere riconosce il valore della ricerca, della sperimentazione clinica e assistenziale per l’evoluzione delle conoscenze e per i benefici sull’assistito".

L’Ipasvi di Brescia, in quanto organismo di rappresentanza provinciale degli infermieri, ritiene fondamentale che sia garantito il dovere e salvaguardato il diritto ad offrire e ricevere trattamenti sicuri, appropriati ed efficaci, in linea con il paradigma che vede l'attività degli infermieri finalizzata a prendersi cura delle persone attraverso interventi orientati da evidenze scienfifiche, sicure e validate.

Conclude Bazzana: “Chiediamo quindi alle istituzioni (Regione, Ministero, Comunità Scientifica, Magistratura) che si faccia quanto prima chiarezza sull’intera vicenda nel bene prioritario delle persone coinvolte e di tutti i cittadini, nel rispetto degli operatori che quotidianamente operano per un’assistenza sicura, rispettosa e giusta.”

 

(di Chiara D'Angelo)