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Centro Studi Nursind: “Andamento dell’occupazione infermieristica in Italia dal 2003 al 2013.” Senza infermieri non c’è futuro per il SSN.

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 28/09/2014 vai ai commenti

Centro studiComunicati Stampa

Il Centro Studi Nursind, dopo le anticipazioni date in occasione della festa internazionale dell’infermiere il 12 maggio 2014, ha completato l’analisi dei quasi 2.000 questionari ricevuti e ne rende pubblico l’esito nell’allegato studio sull’andamento dell’occupazione infermieristica in Italia dal 2003 al 2013.

 

Lo studio offre uno spaccato del recente fenomeno rappresentato dalla crescente disoccupazione infermieristica. Diversamente che in passato, la disoccupazione infermieristica sembra essere strutturale perché sistematica e legata alla diminuzione del fabbisogno di personale infermieristico – unito alla revisione dello skill mix a favore delle figure di supporto - imposto dalle ragioni economiche al sistema e non derivante dalla scarsa presenza di professionisti nel mercato del lavoro.

 

Oggi la professione infermieristica vive nel paradosso di avere un aumento della domanda reale di assistenza (in ulteriore crescita per il futuro), una disponibilità di professionisti che non solo potrebbe garantire il turn over e lo svecchiamento delle dotazioni organiche delle aziende sanitarie ma che si trova costretta ad emigrare per trovare lavoro e non perdere le conoscenze acquisite e, dall’altra parte, un sistema per gran parte pubblico che non attiva una risposta ai bisogni dei cittadini attraverso lo sblocco delle assunzioni.

 

Chi è nel sistema si trova così a sopportare carichi gravosi e a procedere speditamente verso un’usura precoce mentre chi cerca un’occupazione si trova impedito ad entrare nel sistema per motivi legati alla riduzione della spesa pubblica. Conseguenza di questa situazione di stasi è l’aumento della precarietà, delle esternalizzazioni (l’aumento della spesa per l’acquisto di bene e servizi sottolineato anche dalla Corte dei Conti) e dell’interessamento della categoria di nuove forme di “contratto” per esercizio professionale (lavoro interinale, partite iva che nascondono rapporti di lavoro subordinato, lavoro attraverso cooperative, …). Il malessere interno alla categoria è diffuso e ci sono buone ragioni sia per chi è dentro che per chi è fuori dal mondo lavorativo (accanto ai carichi di lavoro e al demansionamento già citati continua il mancato adeguamento degli stipendi fermi al 2010).

 

Dal punto di vista numerico il paradosso è espresso nei seguenti due valori: più di 100.000 unità è il fabbisogno di personale infermieristico derivante dall’allineamento del numero di infermieri per mille abitanti dell’Italia con la media dei paesi dell’OCSE, più di 25.000 unità il personale infermieristico disoccupato risultante dallo studio Nursind.

 

“Alle forze politiche, parlamentari e regionali, alle istituzioni e agli organi di rappresentanza - conclude lo studio - chiediamo di riflettere sul valore che la risorsa infermieristica ha e può avere per la salute dei nostri cittadini: un investimento su di essi è un investimento su noi stessi, sulla nostra qualità di vita. Senza infermieri anche la sanità si ammala".

 

ALLEGATI:

Lo studio completo

 

- Il comunicato Stampa: /media/_docs/Comunicato_stampa_centro_studi_nursind_discoccupazione_infermieristica.pdf