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118 Emilia Romagna: una storia infinita che parla di involuzione

Torniamo a parlare di Bologna, di 118 e della vicenda che ha visto la sospensione di quattro dei nove medici rei, di aver stilato dei protocolli operativi, fondati su evidenze scientifiche, che permettono agli infermieri di poter operare in autonomia sulle ambulanze, svolgendo compiti di diagnosi, prescrizione e somministrazione di terapie soggette a controllo medico.

La polemica resta sempre viva, furente, ed ogni giorno la novella si arricchisce di nuovi particolari, a mio dire, svilenti.

Non passa giorno che, come professione ci troviamo sotto attacco, attacco alla nostra professionalità, alla nostra capacità di lavorare in autonomia, perché supportati da precisi e strutturati percorsi formativi, che fanno di noi, professionisti altamente specializzati.

L'ultimo attacco alla professione arriva ancora mondo mediatico, qualche giorno fa, durante un Talk de la 7, Tagadà, la giornalista Tiziana Panella ed altri sedicenti personaggi dello spettacolo, che nessuna competenza hanno in campo sanitario, e nessuna voce in capitolo, si sono permessi di fare delle affermazioni a dir poco vergognose, erigendosi a giudici supremi e depositari della verità, demonizzando la figura dell' infermiere triagista, non competente a parer loro, nel ruolo che lo vede assegnare il codice di accesso al Pronto Soccorso (Clicca)

“Non vorrei mai essere accolta da un infermiere in Pronto Soccorso” apostrofa la giornalista.

E certo, come dalle torto, chi siamo noi? Forse i primi che passano da lì per caso.

Denigrati, bistrattati, per chiunque non siamo in grado di fare alcunché , di prendere una decisione, restiamo per tutti dei meri collaboratori asserviti al potere medico, senza quest'ultimo che ci si trovi su una ambulanza o al triage non valiamo niente.

Ma tralasciando la triste parentesi mediatica, su cui molti hanno disquisito, compresa la nostra testata, e su cui anche l'Ipasvi, a modo suo, ha bacchettato il direttore di rete e scritto al Ministero della Salute, torniamo alla polemica su Bologna.

Lo scontro assume adesso contorni politici, due le interrogazioni a firma di Giulia Gibertoni (M5S) e Galeazzo Bignami (FI), che chiedono alla Giunta Regionale dell'Emilia Romagna di ripristinare le ambulanze medicalizzate.

Nello specifico la rappresentante del M5S, si ritiene allarmata per la demedicalizzazione delle ambulanze di alcune aree del Modenese di difficile accesso, sottolineando l'evidente, a suo dire, pericolo per la salute del cittadino. La Gibertoni, invita l'assessore alle Politiche per la Salute, ad intervenire, ripristinando, di concerto con l'azienda Usl di Modena, la distribuzione di mezzi di soccorso medicalizzati.

Stessa preoccupazione per il rappresentante di FI, Bignami, che ritiene potenzialmente rischiosa per la vita e la salute delle persone, la mancata presenza del medico sulle ambulanze, chiedendo alla Giunta se non ritenga opportuno il ripristino della figura del Medico a bordo dei mezzi di soccorso.Infermieri e 118. In Emilia Romagna lo scontro diventa politico. M5S e Fi contro le ambulanze senza medici: “Salute dei pazienti a rischio”

Da quanto possiamo notare, serpeggia una diffusa mancanza di fiducia nei nostri confronti, ed un mancato riconoscimento della nostra professionalità.

Dal personaggio mediatico a quello politico prevale l'ignoranza in merito alla “Questione” infermieristica.

Potremmo giustificare il personaggio dello spettacolo, la giornalista, anche se l'informazione se tale deve essere, deve avere come caratteristica intrinseca la correttezza e la veridicità di ciò che racconta, altrimenti finiamo per creare confusione ed allarmismi, danneggiando, più di quanto già lo sia questa precaria sanità; ma che sia un politico, uno che di norma decide le sorti di un Paese, in questo caso di un territorio, ad ignorare la materia su cui tenta di legiferare, è inaccettabile.

Ma perché fanno tanta paura gli infermieri competenti? A chi fanno paura?

Innanzitutto fanno paura agli stessi infermieri, ricordiamo cosa evidenziò in merito alla questione 118 il Presidente dell'Orine dei Medici di Bologna: “Molti infermieri mi hanno ringraziato per la decisione di abrogare i protocolli incriminati, perché investiti da troppe responsabilità”; su questo non insisto oltre, perché ampiamente già discusso.

Fanno paura ai medici, che come ben sottolinea Antonio Panti, Presidente dell'Ordine dei Medici di Firenze, in una lettera al Direttore di Quotidiano Sanità, temono di perdere la leadership. Rinunciare a definire le modalità di azione dei professionisti della sanità all'interno della medicina significa abbandonare la sostanza della nostra professione, il sapere e la conseguente leaership. Le professioni si definiscono principalmente in base alla loro autonomia nella delimitazione del campo di azione e nell'insegnamento all'interno di questo. Lasciare ad altri il possesso del sapere, questo sì che significa rinunciare all'essenza della professione di medico.

Come ben fa notare il dott.re Antonio Patti, manca il dialogo tra le professioni, che troppo spesso si sposta nelle aule giudiziarie.Il caso Bologna e la nostra responsabilità di leadership(clicca)

Ad aggiungere ancora un tassello a questa diatriba infinita, si apprende oggi dal quotidiano la Repubblica che anche Gordini, Direttore del Dipartimento dell’Emergenza Urgenza bolognese è stato sospeso per sei mesi dall’ordine dei Medici.

Così l’inventore dell’elisoccorso ora si ritrova a terra”. Questo è uno dei titoli delle due pagine dedicate alla sconcertante vicenda. “Fu Gordini a prestare le prime cure a Senna”. (Fonte: La Repubblica, edizione di Bologna). Sospeso il Direttore del 118 di Bologna (clicca)

Una vicenda che assume i contorni del paradossale.

Nell’attesa che le istituzioni nazionali e regionali prendano posizione sui protocolli in questione e sulla presenza degli infermieri nel 118, ribadiamo, ancora una volta che le attività svolte, in scienza e coscienza, dagli Infermieri del 118 trovano giustificazione nei bisogni dei cittadini che assistono con modalità riconosciute come le più appropriate sul piano clinico (linee guida di accreditate società scientifiche) e organizzativo (presa in carico integrate e multiprofessionale).

Il tutto mi fa pensare che siamo ben lontani da questa tanto agognata evoluzione, troppi antagonisti sul nostro palcoscenico, troppi attori nel ruolo del nemico, di cui il numero uno rimane sempre e comunque l'infermiere.