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Infermieri nel mare della dimenticanza

Emilio Benincasadi
Emilio Benincasa
Pubblicato il: 18/11/2021 vai ai commenti

Punto di Vista

 

La Politica che governa la Sanità è troppo occupata per concedersi lo svago di ricordarsi degli infermieri; perciò accade che il grande merito di migliaia di essi rimanga ancora economicamente ignorato.

In generale, premiare coloro che meritano significa riconoscere quello che valgono; per il loro impegno dimostrato e la fatica individuale profusa.

Oltre che segno di equità, premiare il merito è segno di civiltà.

Ancora una volta, gli infermieri sono costretti a subire il trionfo della disuguaglianza da parte di un Governo che sarà pure dei "migliori" ma che per certo è affetto da significativi vuoti di memoria. Tutto rimane sempre in attesa, sempre vincolato a differenza ad esempio della classe medica.

La meritocrazia senza il merito non potrebbe esistere; purtroppo, non vale il contrario in quanto pur potendo dimostrare il merito di migliaia di infermieri, ad essi non viene riconosciuto nemmeno economicamente.

Nulla che assomigli ad un preciso riconoscimento è stato concesso a chi si è speso in prima linea, a chi ha saputo distinguersi in situazioni particolari per per il bene comune. Questi sono i valori positivi e perfettamente tangibili che nessun Governo dovrebbe disconoscere.

E'un ciclopico vuoto di memoria dove comportamenti e atteggiamenti che si sono distinti fino a valori estremi, sono precipitati nel più indegno e infimo dimenticatoio ministeriale.

Delle promesse fatte agli infermieri, ad oggi rimane solo un'opportunistica e cinica "adorazione" delle apparenze.

Un vuoto di memoria, quello del Governo, sostenuto anche dai sindacati confederali che nella loro infinita "(s)concertazione", riflettono la luce del servilismo rendendo chiara la propria azione e funzione politica.

Ricordo bene la levata di scudi che ci fu all'indomani della manifestazione del 15 ottobre 2020 a Roma, quando il NurSind riuscì ad impegnare il Governo a prevedere 335mln di euro in finanziaria per l'indennità specifica degli infermieri.

Da quel momento Cgil, Cisl e in special modo la Uil hanno iniziato e portato avanti un'opera di alterazione della realtà, che ha innescato dosi di risentimento tra i lavoratori fino a definire "divisivo" tale accordo. Nel ritenerlo tale, la mistificazione raggiunge l'apice. Si mescolano, si alterano dati oggettivi allo scopo di far credere che la verità sia un’altra.

Invece, è con questo accordo che si ristabilisce un'equilibrio economico tra tutte le indennità già erogate nel contratto. Di fatto quella infermieristica è tra le più basse dei lavoratori del comparto pur essendo la categoria percentulamente più significativa.

Dunque la Triplice, anzichè battersi per trovare ulteriori risorse per le altre categorie che dovrebbero rappresentare, continua a preferire la visione di un mondo indifferenziato di lavoratori; salari bassi e risorse da spalmare per tutti. Questo a loro modo renderebbero gli accordi "non divisivi".

Forse non si rendono conto che, continuare a fare della mistificazione della realtà non contribuisce ad altro che privare ulteriormente di qualsiasi autorità e funzione reale i lavoratori. Un danno enorme alla specifica e nobile funzione dell'essere Sindacato.

In sanità, tra Governo e Sindacato, da troppi anni si è costituita una sorta di compagnia di giro che pianta le tende, mette su lo spettacolo del Contratto e recita a soggetto la stessa brutta commedia. Ma non bisogna mai cedere allo sconforto; le cose possono cambiare anche quando sembra che le circostanze e gli avvenimenti possano avere il sopravvento.

Mi viene in mente la storia di Apelle, pittore alla corte di Alessandro Magno, che non riusciva a dipingere la saliva schiumosa di un cavallo e infuriatosi, lanciò verso il quadro la spugna usata per pulire i pennelli, ottenendo proprio l’effetto desiderato. È proprio quando si cede allo sconforto e all scetticismo, quando si getta la spugna che senza forze se ne trovano delle nuove per ricominciare. Si ritrovano le forze per risalire dopo aver visto l'abisso.

Gli infermieri continuano a navigare a vista nelle nebbie della sanità sopra il mare della dimenticanza. Davanti a loro una cortina umida e densa che avvolge i destini lavorativi di donne e uomini poco considerati. Volti in ombra, stanchi e arrabbiati dai contorni sfocati, che fanno fatica a riconoscersi come appartenenti alla stessa condizione.

Per riconoscersi, agli infermieri occorre una capriola prospettica. Occorre saper guardare il futuro prossimo come fosse già trascorso, immaginarlo come una memoria e guardarlo come un passato. Solo così la categoria potrà liberarsi dal giogo delle anacronistiche logiche confederali.