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Quanto guadagna un infermiere nel 2022? Fanalino di coda per la premialità. Il Rapporto ARAN

E’ on line Il nuovo “Rapporto semestrale Aran sulle retribuzioni dei pubblici dipendenti”che analizza nella prima sezione la retribuzione complessiva dei dipendenti contrattualizzati Aran nella sua composizione, disaggregata in macro voci:

-      la retribuzione base che comprende le voci retributive dovute ai singoli dipendenti per il fatto stesso di appartenere ad un certo comparto e di essere inquadrati ad un determinato livello;

-      le indennità fisse – come le indennità di amministrazione o di comparto o professionali - che include voci largamente assimilabili a quelle della retribuzione fissa, in quanto percepite da tutto il personale, con valori spesso graduati in base alle categorie di inquadramento;

-      le indennità variabili che remunerano istituti usualmente legati ad una specifica prestazione o un impegno aggiuntivo e che sono richieste solo ad una parte del personale;

-      la premialità che raccoglie gli istituti legati alla premialità collettiva e individuale;

-      la responsabilità che comprende gli istituti destinati a quote limitate di personale che tendono a valorizzare maggiori responsabilità e professionalità – come nel caso delle indennità di funzione per le posizioni organizzative e le retribuzioni di posizione, le indennità di incarico e di coordinamento o di responsabilità professionale;

-      infine gli straordinari istituto quasi desueto e poco rilevante.

 

La fotografia che ne risulta evidenzia il forte peso delle componenti stabili (retribuzione base e indennità fisse), con variazioni che oscillano fra il 72% degli Enti pubblici non economici, l’80% delle Agenzie fiscali fino a circa il 95% per Scuola Ricerca e Università ed il divario tra retribuzioni pubbliche e private.

La seconda parte esamina l’andamento della quota dedicata alla premialità con particolare riferimento ai comparti che presentano valori più elevati, anche se variabili, con percentuali comprese fra il 12% e il 14% della retribuzione complessiva per il comparto delle Agenzie fiscali e gli Enti pubblici non economici, e gli altri comparti, tra cui la sanità che destinano agli istituti legati alla premialità collettiva e individuale,  cifre più modeste, con quote fra il 5% e il 7%, incidendo sulla busta paga intorno ai 2000 euro annui lordi, a fronte dei 6000 di agenzie fiscali ed Enti pubblici non economici.

 

Per quanto riguarda le retribuzioni, a fine marzo 2022, sono in vigore 39 contratti collettivi nazionali, che riguardano per la parte economica il 44,6% dei dipendenti – circa 5,5 milioni – e corrispondono al 45,7% del monte retributivo complessivo. I contratti che, a fine marzo 2022, sono in attesa di rinnovo coinvolgono circa 6,8 milioni di dipendenti, il 55,4% del totale.

Data la tempistica dei rinnovi contrattuali, i meccanismi di determinazione degli incrementi attualmente seguiti e considerata la persistenza della spinta inflazionistica, a fine 2022 si giungerebbe ad una perdita di potere d’acquisto valutabile in quasi cinque punti percentuali.

Tra il 2013 e il 2022 i prezzi sono aumentati dell’11,8 per cento. Gli stipendi del privato, nonostante tutto, sono riusciti a reggere il passo. 

I dipendenti dell’industria hanno ottenuto aumenti cumulati negli ultimi dieci anni del 13,7 per cento; quelli dei servizi del 9,7 per cento. Peggio, decisamente peggio, è andata per i dipendenti pubblici. Il personale non dirigente, ha cumulato aumenti dal 2013 fino a marzo di quest’anno, per il 5,3 per cento. In pratica meno della metà dell’aumento dei prezzi registrato dall’Istat nello stesso periodo. Però anche all’interno della Pa ci sono delle differenze. I quattro comparti sottoposti alla contrattazione collettiva dell’Aran (le Funzioni centrali, quelle locali, la Sanità e l’Istruzione), hanno ottenuto aumenti in un decennio solo del 4,7%.

Gli altri comparti pubblici non contrattualizzati, come le Forze dell’ordine e le Forze armate, hanno ricevuto incrementi in busta paga dell’8% in un decennio. Solo i dirigenti pubblici, con un più 10 per cento ottenuto soprattutto grazie agli aumenti per i medici, hanno fatto meglio.