Infermieri partigiani: Maria Peron
Progetto a cura di Vincenzo Raucci e Gemma Maria Riboldi
Prima di raccontarvi la storia di una delle più note infermiere partigiane italiane mi sembra importante fornire alcune informazioni che riguardano l’ospedale Niguarda di Milano e la sua importanza della storia della Resistenza Italiana. Dall’11 settembre 1943 al 25 aprile 1945 l’ospedale di Niguarda e il Policlinico di Milano sono stati centri di ricovero e di cura per soldati, partigiani, ebrei, detenuti politici. A seguito di un bombardamento aereo che distrusse l’infermeria del carcere di San Vittore, la divisione Ponti di Niguarda divenne l’infermeria delle carceri per i partigiani e detenuti politici più gravi. Ma ora…. buona lettura e buon viaggio nella vita di una delle più importanti infermieri partigiane italiane Maria Peron!
Borgoricco (Padova), 28 Marzo 1915, è qui che nasce Maria Peron una delle più note infermiere partigiane di Italia. Si diploma come infermiera e viene assunta a Milano presso l’Ospedale Maggiore Ca’ Granda. All’interno delle mura di questo ospedale, Maria Peron, apprese l’arte dello strumentare; era infatti un’infermiera di sala operatoria e l’8 settembre 1943, come per molti italiani, la sua vita cambiò.
L’infermeria del carcere di San Vittore venne bombardata e i prigionieri politici trasferiti per necessità all’ospedale Niguarda di Milano. In questo frangente quest’infermiera entra in contatto con la resistenza milanese ed è da qui che da semplice infermiera si trasforma in una delle infermiere partigiane più importanti della storia italiana.
Aveva un credo cattolico molto importante e questo la spinse a schierarsi subito dalla parte dei più deboli e aiutare le vittime di guerra.
Maggio è un mese importante per gli infermieri e sicuramente, quello del 1944, nella storia della Peron fu un mese che lasciò il segno! È proprio nel mese di maggio, infatti, che venne scoperta dai questurini fascisti mentre, con altre colleghe, stava organizzando la fuga di un partigiano e proprio quest’evento la portò a scappare nel Verbano.
Qui che si unì alla formazione garibaldina “Val Grande Martire” abbandonando la vita “comoda” milanese. Si adattò subito a dormire su due misere assi e ad assistere ininterrottamente, con pochi medicinali, qualche benda, una borsa carica di ferri chirurgici ed una taglia da 5 mila lire, feriti e malati sulle montagne dell’Ossola.
Fino alla fine della guerra Maria si prodigò in ogni modo, tanto che la sua assistenza fu considerata la più pronta e più efficace che le brigate Garibaldi potessero vantare. In poco tempo la Peron riuscì ad organizzare un servizio sanitario dotato di un pronto soccorso, in modo che le condizioni di vita fossero igienicamente le più adatte alle necessità dei malati.
Maria Peron, tra quelle montagne, assistette malati fino a giugno quando, dopo sedici ore di aspro combattimento, il Capitano Mario Muneghina diede l’ordine di ritirata.
Maria Peron mostrò di nuovo la sua forza, una tenacia che la portò a superarsi e, tra difficoltà e nel buio pesto, trasferì i malati che stava assistendo. Li sostenne e formò una colonna, piena di sofferenza e dolore, fino a raggiugere un luogo quanto più sicuro per tutti.
La posizione sicura raggiunta tra le valli però non fu per Maria Peron un punto di fermo ma un punto di partenza per una nuova impresa. Dopo aver portato malati e feriti in una “posizione di sicurezza”, quest’eroica infermiera iniziò una nuova staffetta per raggiungere il partigiano Scampini ferito gravemente a ponte Casletto e bisognoso di assistenza.
Maria Peron ha una storia ricca di imprese…. alla prossima settimana la seconda parte della sua storia!
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