Infemiere partigiane: Gemma Missaglia
Pare che negli anni ’20 Brooklyn ci abbia regalato grandi donne, infatti proprio in questi anni nacque Shirley Chisholm (1924-2005), la prima donna nera eletta al Congresso e candidata alle primarie del Partito Democratico per le presidenziali del 1972… ma non sarà lei la protagonista di questa storia.
Un'altra donna nacque negli stessi anni a Brooklyn, precisamente il 29 gennaio 1921, una donna e infermiera che segnò la resistenza italiana… un’altra delle nostre infermiere partigiane: Gemma Missaglia.
Di certo molti si chiederanno come fece una donna nata a Brooklyn a partecipare così attivamente alla resistenza italiana: la risposta sta nel fatto che Gemma era figlia di emigranti italiani nativi di Arsago Seprio, un tranquillo borgo a pochi chilometri dal fiume Ticino.
Come la storia ci racconta, gli italiani furono un popolo di emigranti e l’emigrazione fu sempre sotto gli occhi attenti del partito fascista, supportato dalla convinzione che gli italiani all’estero andassero valorizzati quale punta di diamante dell’espansione degli interessi italiani fuori della patria.
Mussolini stesso, in occasione della nascita dei fasci all’estero (2 maggio 1921, lo stesso anno di nascita della nostra partigiana) dichiarò che la costituzione degli stessi era necessaria a “suscitare, conservare, esaltare l’italianità fra i milioni di connazionali dispersi per il mondo”, per “condurli a vivere sempre più intimamente la vita della metropoli”, allacciando ed intensificando “i rapporti d’ogni genere fra colonie e madre patria”.
Ma torniamo a noi, dopo questo breve inciso di storia, per ricordare a tutti il legame tra emigrazione e fascio e concentriamoci sulla nostra infermiera partigiana.
Gemma Missaglia diventa infermiera e rientra in italia durante l’occupazione tedesca dove decide di entrare come patriota senz’armi nella resistenza ossolana, precisamente nella Brigata “Cesare Battisti”.
Come molte altre partigiane infermiere che abbiamo fino ad ora incrociato, la sua scelta fu proprio quella di mettere le sue conoscenze e le sue abilità a disposizione dei più deboli, dei feriti e delle tante persone che caddero vittime di scontri in questo periodo storico segnato da movimenti politici e militari in opposizione al neofascismo.
Le sue gesta vennero ricordate dal comune di Somma Lombardo (VA) pochi anni fa, proprio a seguito della pandemia con queste parole: ”[...] la ricordiamo perché quest’anno ricorrono i cento anni dalla sua nascita, ed anche perché la sua storia ci richiama alla mente quella di molti infermieri, medici, operatori socio sanitari che, come lei, hanno dato la vita per prendersi cura delle persone che erano state loro affidate. Gemma lo ha fatto affrontando il gelido inverno, un nemico spietato e la carenza di mezzi, gli operatori socio sanitari, soprattutto nella prima fase della Pandemia, hanno svolto il loro compito con eguale dedizione pur sapendo i rischi cui andavano incontro. Tutti sono stati a modo loro “Ribelli per Amore”. La lezione che possiamo trarre dall’esempio di Gemma e degli altri partigiani, ma anche di chi ha sacrificato la vita nella lotta al Covid-19 è che la battaglia per la Libertà, che sia contro una disumana dittatura o un virus invisibile, non si vince da soli, ma attraverso gesti di solidarietà diffusa”.
Gemma Missaglia partecipò ai giorni della Repubblica dell’Ossola e poi alla dura ritirata delle formazioni partigiane che, sotto la neve, insieme ai profughi civili, avevano superato i passi verso la Svizzera.
La fatica e i patimenti ne minarono il fisico e morì di stenti il il 31 marzo 1945 a Bloney, dopo un servizio attivo nelle file della Resistenza di 7 mesi e 15 giorni.
Nel 1997 la città di Somma Lombardo ha dedicato un asilo nido a Gemma, la partigiana “americana” e senza armi ricordando il grande amore, altruismo e senso di responsabilità di questa infermiera partigiana che permise, insieme a tantissime altre persone, la restituzione della Libertà.
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