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Fuori la politica dalla sanità

Andrea Tirottodi
Andrea Tirotto
Pubblicato il: 13/08/2024 vai ai commenti

Punto di VistaSardegna

Fuori la politica dalla sanità

E’ il mantra che si sente ripetere più spesso durante le campagne elettorali, quale ricetta suprema per risolvere i guai di un settore vitale in gravissima sofferenza. Punto fondamentale dunque, imprescindibile e che viene prima di qualsiasi altro, ripetuto da tutti e chiunque perché qualsiasi italiano sa che è sulla sanità che si vincono o si perdono le elezioni e che da sempre, questa rappresenta l’area di maggior espressione dei rapporti di forza ed equilibrio tra le coalizioni che si gettano nella mischia. La Sardegna ovviamente non ha fatto eccezione e le dichiarazioni in campagna elettorale della Presidente Todde facevano ben sperare.

La Nuova Sardegna 6 gennaio 2024 (Roberto Petretto)

Cominciamo dalla sanità. Tanti problemi, tra carenze di medici, ospedali in affanno e liste d’attesa chilometriche. Che farete?

Non faremo una nuova riforma della sanità, ma ci impegneremo sulla base delle risorse disponibili a far funzionare il sistema, (…) le persone devono essere prese in carico nei territori. E ci vuole più attenzione nei confronti del personale sanitario: bisogna aumentare le retribuzioni, intervenire su formazione e progressione delle carriere, con maggiore trasparenza nei concorsi e prospettive per il personale”.

Sassari, 5 Gennaio 2024 - Discorso integrale di Alessandra Todde

Dobbiamo agire sull'organizzazione. La responsabilità di dire davanti a voi, che siete moltissimi, che noi non faremo una riforma sanitaria. Non la faremo. Cominceremo a far funzionare le cose che devono funzionare. E ovviamente lavoreremo per valorizzare il personale sanitario, sulla formazione continua del personale sanitario e per far fare i medici i medici.

C’era di che sperare e tanti cittadini hanno dato fiducia alla presidente compresi gli elettori dello schieramento opposto che per via di una legge elettorale ridicola che consente il voto disgiunto, hanno votato i consiglieri di destra (che ha preso più voti del campo largo) ma preferito la presidente dello schieramento opposto; una aberrazione.

E però, siccome la pressione sul tema è altissima, succede che

Vertice di maggioranza sulla riforma sanitaria, Alessandra Todde: “Abbiamo definito l’impianto del disegno di legge” (La Nuova Sardegna 05 agosto 2024).

Fissati i punti della road map che porterà alla riorganizzazione delle Asl e dell’Ares. Il sistema sanitario verrà riorganizzato a partire dal prossimo mese di settembre. Parola di Alessandra Todde. Una riforma, dunque. “In campagna elettorale avevamo detto che non avremmo fatto una riforma, e continuo a ribadirlo. È inevitabile però portare avanti una riorganizzazione». L’obiettivo, rimarca la governatrice, è «andare a colpire le inefficienze, le cose che non funzionano”.

Poi continuando a leggere si scopre che l'ospedale Microcitemico tornerà nell'Arnas Brotzu e l’ospedale marino di Alghero ritornerà nell'Asl territoriale dall'Ao.

E cosa c’entrerebbero questi due passaggi con i buoni propositi della campagna elettorale? Nulla, verosimilmente nulla. Eseguire queste operazioni, è noto e collaudato, permette però di creare i presupposti per quello che probabilmente interessa davvero, ossia, poter nominare direttori generali graditi e a cascata, quelli sanitari e amministrativi e poi giù ancora fino ai ruoli base della piramide gerarchica.

Insomma, l’esatto contrario di quel che serve, alla faccia del “fuori la politica dalla sanità”.

Il riassetto dei due ospedali infatti, dopo che faticosamente gli stessi si erano ripresi e riorganizzati col cambio di gestione (si pensi solo a cosa possa voler dire per il personale trovarsi ad Alghero a servizio di una azienda che ha strutture e amministrazione a Sassari e domani scoprirsi dipendenti di un’altra ancora senza poter scegliere come già successo) non cambia di una virgola i problemi che chi ha vinto le elezioni diceva di sapere come risolvere.

Giocare con le parole definendo questo provvedimento un riassetto anziché una riforma, offende l’intelligenza delle persone perché le stesse manovre al contrario facevano parte della precedente riforma e consentirono il cambio dei vertici sanitari appunto.

E siccome “a pensar male spesso ci si azzecca” (diceva Andreotti, uno che di equilibri e potere se ne intendeva), parrebbe proprio che le esigenze siano altre e rispondano a regole ed equilibri che con le liste d’attesa, le carenze di infermieri e oss, la mala distribuzione dei medici e la mancanza di valorizzazione del personale poco hanno a che vedere.

Fuori la politica dalla sanità! Si, sognando.

 

Andrea Tirotto