Perché nascono i conflitti in sanità ? Le cause dietro le tensioni tra medici, infermieri e pazienti
Nel contesto delle aziende sanitarie, l’interdipendenza tra le diverse categorie professionali e le numerose funzioni operative rappresenta uno degli elementi chiave che contribuiscono alla nascita di conflitti, divergenze e scontri. Il sistema sanitario è caratterizzato da una complessità intrinseca, dovuta a collegamenti fluidi, cambiamenti costanti e la gestione di un volume immenso di dati. Questa complessità è aggravata dalle disparità tra i gruppi sociali e professionali, in termini di conoscenze, potere, controllo e valori, generando tensioni e disaccordi.
Livelli di conflitto nel sistema sanitario
Il conflitto in ambito sanitario può emergere a diversi livelli, ciascuno con le sue specificità. Le dinamiche conflittuali non sono limitate esclusivamente ai rapporti tra colleghi, ma coinvolgono più strati e interazioni, che spaziano dal rapporto con i pazienti alla gestione delle risorse e delle politiche sanitarie.
1. Livello interpersonale
A livello interpersonale, i conflitti si manifestano in tre forme principali:
- Conflitto orizzontale interprofessionale: si verifica tra colleghi appartenenti alla stessa categoria professionale o con ruoli simili. Ad esempio, due medici potrebbero essere in disaccordo su una diagnosi o su un trattamento, generando tensioni.
- Conflitto tra operatore sanitario e paziente: qui emergono problematiche legate all’asimmetria informativa e al potere decisionale, dove il paziente, in una posizione di vulnerabilità, può sentirsi escluso dalle decisioni terapeutiche o sottovalutato rispetto alle sue preoccupazioni.
- Conflitto interprofessionale verticale: tipicamente riguarda rapporti gerarchici, come quelli tra medico e infermiere, dove la discrepanza di autorità e autonomia può dare origine a frizioni. Il medico, spesso investito di maggiore potere decisionale, potrebbe non riconoscere la crescente autonomia professionale degli infermieri, innescando incomprensioni e conflitti.
2. Livello intergruppo
Nel contesto di un’équipe di lavoro, il conflitto può essere ancora più complesso e coinvolgere diverse professioni che operano insieme per raggiungere obiettivi comuni:
- Conflitti all'interno dell’équipe: qui si evidenziano tensioni tra diverse professioni (medici, infermieri, tecnici, amministrativi), dove le differenze di obiettivi e visioni possono generare scontri.
- Conflitti nelle unità operative: differenze di leadership, gestione e visioni strategiche possono portare a disallineamenti tra i membri del team.
- Conflitti nei comitati etici: il dibattito su questioni etiche e morali, spesso amplificato da differenze ideologiche o professionali, può dare origine a divisioni profonde.
- Conflitti a livello aziendale: qui si parla di scontri tra dipartimenti, spesso legati alla distribuzione delle risorse o alla gestione delle politiche organizzative.
3. Livello di sistema
Al livello più ampio, i conflitti riflettono la tensione tra i bisogni del cittadino e le logiche organizzative e di mercato del sistema sanitario:
- Conflitti tra cittadino e sistema socio-sanitario: i pazienti spesso percepiscono il sistema come lento, burocratico e distante dalle loro esigenze, generando frustrazione.
- Conflitti di interesse: la tensione tra l’interesse pubblico e le logiche del mercato si manifesta in scelte che non sempre rispecchiano i bisogni della popolazione, soprattutto quando si parla di allocazione delle risorse.
- Conflitti per l’allocazione delle risorse: in un sistema in cui le risorse sono limitate, il conflitto su come distribuirle è inevitabile, soprattutto in un contesto di crescente domanda di servizi e tecnologie sanitarie avanzate.
Cause dei conflitti
Le cause alla base dei conflitti nel contesto sanitario sono varie e complesse, spesso intrecciate tra loro. Tra le più comuni si possono elencare:
- Diversità di conoscenze, abilità e valori: le differenze nel livello di competenza e nelle convinzioni personali o professionali tra operatori sanitari possono causare incomprensioni.
- Scarsità di risorse tecniche e umane: la mancanza di strumenti o personale sufficiente mette pressione sugli operatori sanitari, che si trovano a dover competere per ottenere ciò che è necessario per svolgere il proprio lavoro.
- Scostamento tra comportamento previsto e dimostrato: un esempio emblematico è quello degli infermieri, che, nonostante abbiano acquisito maggiore autonomia, spesso non vedono riconosciuto questo cambiamento dai medici, alimentando risentimenti.
- Comportamenti di competizione, dominazione e provocazione: il desiderio di prevalere o di esercitare un controllo sugli altri può minare la cooperazione.
- Ambiguità di ruolo: la mancanza di chiarezza su responsabilità e compiti può creare confusione e conflitti tra il personale.
- Struttura organizzativa inefficiente o disfunzionale: un’organizzazione mal gestita o priva di una leadership chiara è terreno fertile per conflitti.
- Disparità nell’attribuzione di incentivi e premi: la percezione di ingiustizia nel riconoscimento economico o professionale è un fattore scatenante frequente.
- Mutamenti politico-organizzativi: cambiamenti a livello politico o gestionale possono creare resistenze o malcontenti tra i lavoratori.
- Comunicazioni poco chiare: la mancanza di trasparenza o la diffusione parziale delle informazioni genera facilmente incomprensioni e tensioni.
Il Conflitto tra operatore e paziente
Di particolare importanza è il conflitto tra operatori sanitari e pazienti. L’asimmetria di conoscenze e competenze rende il paziente, spesso in uno stato di debolezza fisica e psicologica, più vulnerabile. Le tensioni possono emergere in diverse fasi del percorso assistenziale, specialmente quando il paziente si sente escluso dalle decisioni terapeutiche o non adeguatamente informato.
Un altro fattore è il conflitto di potere tra operatore e paziente. In molte situazioni, il paziente desidera avere un ruolo attivo nella scelta del percorso di cura, ma può trovarsi di fronte a una resistenza da parte dell’operatore sanitario, che tende a detenere il controllo decisionale, generando frustrazione e insoddisfazione.
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