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Dal pettogolezzo all'emarginazione, i rapporti avvelenati tra gli infermieri. La workplace violence

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 17/09/2024 vai ai commenti

FormazioneProfessione e lavoro

Le relazioni tra colleghi non sono sempre positive, e ciò può creare ambienti di lavoro tossici e improduttivi. In particolare, il settore sanitario è frequentemente colpito da dinamiche di ostilità tra professionisti, con effetti devastanti sul benessere lavorativo e sulla qualità dell'assistenza. La violenza laterale, nota anche come violenza orizzontale o bullismo, rappresenta una delle principali cause di deterioramento delle prestazioni lavorative e dei rapporti tra colleghi.

La Violenza Laterale: definizione e impatto
La violenza laterale è definita come un comportamento aggressivo, non fisico e ostile che si verifica tra individui allo stesso livello gerarchico. A differenza delle manifestazioni di violenza più evidenti, come quella fisica, la violenza laterale può sembrare inizialmente innocua, ma gli effetti a lungo termine creano un ambiente di lavoro insostenibile e tossico. La costante esposizione a comportamenti di questo tipo mina il morale, riduce la motivazione e compromette il successo delle istituzioni sanitarie.
Secondo studi recenti, questi comportamenti non solo deteriorano le relazioni personali tra colleghi, ma causano anche una significativa riduzione delle risorse psicologiche, aumentando i livelli di ansia, depressione e il turnover dei dipendenti. Le conseguenze professionali sono drammatiche: si riscontra un aumento degli errori nelle cure dei pazienti e una crescente insoddisfazione sul lavoro, soprattutto tra infermieri e operatori sanitari.

Le quattro dimensioni della violenza sul lavoro
La violenza sul posto di lavoro può essere suddivisa in quattro dimensioni principali:
Molestia: umiliazione sistematica di un individuo da parte di un collega, minando la dignità personale.
Mobbing: una forma di bullismo in cui un gruppo prende di mira un singolo individuo, generando un clima di esclusione e ansia.
Ostracismo: isolamento di un dipendente da parte dei colleghi o superiori, portando a una diminuzione del coinvolgimento e dell'efficacia lavorativa.
Stalking: un comportamento persecutorio che può sfociare in violenza fisica se non fermato in tempo.
Questi fenomeni, seppur apparentemente diversi, condividono lo stesso effetto deleterio: distruggono i legami tra colleghi e compromettono il benessere psicologico e professionale.

Le conseguenze nel settore sanitario
Sorprendentemente, la violenza laterale è particolarmente diffusa nel settore sanitario. Uno studio del 2019 condotto da Bambi et al. ha evidenziato che tali comportamenti, spesso sotto forma di sarcasmo, critiche costanti o ostruzione deliberata del lavoro altrui, sono frequenti nei reparti ospedalieri. Le forme di ostilità più comuni sono le lamentele dietro le spalle dei colleghi, la condivisione di informazioni riservate e il mancato rispetto degli impegni presi.
Secondo la ricerca, il 75% dei casi di inciviltà sul lavoro riguarda comportamenti tra pari, con una frequenza di violenze laterali che arriva fino all'87,4%. Questi dati allarmanti sottolineano quanto sia urgente affrontare il problema.

Impatto sulle donne e sugli uomini
Un aspetto interessante emerso dalla letteratura è che le donne tendono a risentire maggiormente delle ostilità relazionali, come l'esclusione o l'emarginazione. Al contrario, gli uomini sono più vulnerabili a forme di ostilità personale, come l'attacco diretto alla loro professionalità. Queste differenze di genere possono influenzare significativamente il modo in cui i dipendenti reagiscono alle situazioni di stress e conflitto sul lavoro.

La Violenza laterale e la qualità del Lavoro
Le ricerche concordano sul fatto che quando in un'organizzazione sono presenti conflitti di questo tipo, la qualità delle prestazioni diminuisce drasticamente. I tassi di turnover aumentano e gli errori medici, già potenzialmente fatali, diventano più frequenti. La presenza di un ambiente tossico si traduce quindi non solo in una riduzione della produttività, ma anche in un calo della qualità delle cure erogate ai pazienti.