Le cellule staminali guariscono una donna cinese dal Diabete di tipo 1
Sta facendo il giro del mondo la notizia di un grande passo in avanti nella battaglia contro una delle patologie croniche più diffuse, che affligge circa mezzo miliardo di persone in tutto il mondo, il diabete di tipo 1. Una donna di 25 anni con diabete di tipo 1 ha iniziato a produrre la propria insulina meno di tre mesi dopo aver ricevuto un trapianto di cellule staminali autologhe riprogrammate. Questa tecnica di riprogrammazione è stata sviluppata per la prima volta da Shinya Yamanaka alla Kyoto University in Giappone circa 20 anni fa.
La paziente, che vive a Tianjing in Cina, aveva già subito due trapianti di fegato e un trapianto di pancreas senza successo. Nel 2020, i medici hanno prelevato cellule staminali e le hanno riprogrammate in cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC), che hanno il potenziale di differenziarsi in vari tipi di tessuti umani, in questo caso, nelle cellule pancreatiche responsabili della produzione di insulina.
Dopo aver testato la sicurezza delle cellule in modelli animali, il trapianto è stato eseguito nel 2023, con l’iniezione di 1,5 milioni di cellule nei muscoli addominali della paziente. Dopo due mesi e mezzo, si è avviata la produzione di insulina in quantità sufficiente, eliminando la necessità del farmaco sostitutivo. Altri due pazienti hanno partecipato alla sperimentazione e si avranno i risultati a Novembre 2024.
Sta facendo il giro del mondo la notizia di un grande passo in avanti nella battaglia contro una delle patologie croniche più diffuse, che affligge circa mezzo miliardo di persone in tutto il mondo, il diabete di tipo 1. Una donna di 25 anni con diabete di tipo 1 ha iniziato a produrre la propria insulina meno di tre mesi dopo aver ricevuto un trapianto di cellule staminali autologhe riprogrammate. Questa tecnica di riprogrammazione è stata sviluppata per la prima volta da Shinya Yamanaka alla Kyoto University in Giappone circa 20 anni fa.
La paziente, che vive a Tianjing in Cina, aveva già subito due trapianti di fegato e un trapianto di pancreas senza successo. Nel 2020, i medici hanno prelevato cellule staminali e le hanno riprogrammate in cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC), che hanno il potenziale di differenziarsi in vari tipi di tessuti umani, in questo caso, nelle cellule pancreatiche responsabili della produzione di insulina.
Dopo aver testato la sicurezza delle cellule in modelli animali, il trapianto è stato eseguito nel 2023, con l’iniezione di 1,5 milioni di cellule nei muscoli addominali della paziente. Dopo due mesi e mezzo, si è avviata la produzione di insulina in quantità sufficiente, eliminando la necessità del farmaco sostitutivo. Altri due pazienti hanno partecipato alla sperimentazione e si avranno i risultati a Novembre 2024.
Poiché la donna stava già ricevendo immunosoppressori per il precedente trapianto di fegato, i ricercatori non hanno potuto valutare se le cellule iPS riducessero il rischio di rigetto dell'innesto. Anche se il corpo non rigetta il trapianto perché non considera le cellule estranee, nelle persone con diabete di tipo 1, poiché hanno una condizione autoimmune, c'è comunque il rischio che il corpo possa attaccare le isole. Deng Hongkui, biologo cellulare della Peking University di Pechino, afferma che in questa paziente non si potrà verificare a causa degli immunosoppressori, ma il suo team sta cercando di sviluppare cellule che possano eludere questa risposta autoimmune.
Nel diabete di tipo 1, il sistema immunitario attacca le cellule delle isole pancreatiche. I trapianti di isole pancreatiche possono curare la malattia, ma i donatori non sono sufficienti per soddisfare la domanda e inoltre è previsto l’utilizzo di farmaci immunosoppressori per impedire il rigetto. Le cellule staminali, invece, hanno il grande vantaggio di poter essere utilizzate per far crescere qualsiasi tessuto ed essere coltivate in laboratorio, sono in grado dunque di soddisfare un’illimitata richiesta. Utilizzando tessuto ricavato dalle cellule del paziente ricevente, i ricercatori sperano anche di evitare la necessità di farmaci immunosoppressori.
Crediti :
Mallapaty S. Stem cells reverse woman's diabetes - a world first. Nature. 2024 Sep 26. doi: 10.1038/d41586-024-03129-3. Epub ahead of print. PMID: 39327517.
Poiché la donna stava già ricevendo immunosoppressori per il precedente trapianto di fegato, i ricercatori non hanno potuto valutare se le cellule iPS riducessero il rischio di rigetto dell'innesto. Anche se il corpo non rigetta il trapianto perché non considera le cellule estranee, nelle persone con diabete di tipo 1, poiché hanno una condizione autoimmune, c'è comunque il rischio che il corpo possa attaccare le isole. Deng Hongkui, biologo cellulare della Peking University di Pechino, afferma che in questa paziente non si potrà verificare a causa degli immunosoppressori, ma il suo team sta cercando di sviluppare cellule che possano eludere questa risposta autoimmune.
Nel diabete di tipo 1, il sistema immunitario attacca le cellule delle isole pancreatiche. I trapianti di isole pancreatiche possono curare la malattia, ma i donatori non sono sufficienti per soddisfare la domanda e inoltre è previsto l’utilizzo di farmaci immunosoppressori per impedire il rigetto. Le cellule staminali, invece, hanno il grande vantaggio di poter essere utilizzate per far crescere qualsiasi tessuto ed essere coltivate in laboratorio, sono in grado dunque di soddisfare un’illimitata richiesta. Utilizzando tessuto ricavato dalle cellule del paziente ricevente, i ricercatori sperano anche di evitare la necessità di farmaci immunosoppressori.
Crediti :
Mallapaty S. Stem cells reverse woman's diabetes - a world first. Nature. 2024 Sep 26. doi: 10.1038/d41586-024-03129-3. Epub ahead of print. PMID: 39327517.