Termina il turno di lavoro, cade e si frattura il polso: infermiera risarcita con 20mila euro
Una semplice uscita dal reparto si è trasformata in un dramma per un’infermiera spezzina, culminato dopo anni di battaglie legali in un risarcimento da oltre 20mila euro. I fatti risalgono al novembre di otto anni fa, quando la donna, appena terminato il turno di lavoro presso l’ospedale Sant’Andrea di La Spezia, cadde rovinosamente a terra a causa di un pavimento reso scivoloso dalla pioggia. L’episodio si verificò lungo il corridoio trasversale che collega il padiglione principale al giardino, nei pressi dell’ambulatorio di otorinolaringoiatria.
Un calvario fisico e legale
L’incidente non fu di lieve entità. All’infermiera venne diagnosticata una frattura scomposta del polso sinistro accompagnata da una lussazione, lesioni che richiesero un lungo percorso di interventi chirurgici e fisioterapia, protrattosi per circa un anno. Una situazione che costrinse la donna ad affrontare non solo le difficoltà fisiche, ma anche quelle legali per vedersi riconosciuto il diritto al risarcimento.
Determinata a ottenere giustizia, l’infermiera si affidò all’avvocato Micaela Bonfiglio. La causa si è conclusa nei giorni scorsi, con il giudice Adriana Gherardi che ha condannato Asl 5 a versare alla donna 21.999,83 euro, oltre ai 6.556,17 euro già corrisposti dall’Inail.
Le responsabilità dell’Asl
L’episodio, secondo quanto accertato in tribunale, fu causato dall’assenza di adeguate misure di sicurezza in un’area particolarmente esposta alle intemperie. Il pavimento scivoloso, aggravato dall’assenza di una protezione contro la pioggia, fu determinante nella caduta. Solo dopo l’incidente, infatti, Asl 5 ha installato una pensilina nel luogo del sinistro, un intervento che avrebbe potuto prevenire l’accaduto.
Un risarcimento esemplare
La sentenza rappresenta una vittoria per i lavoratori che ogni giorno operano in condizioni potenzialmente pericolose, evidenziando l’importanza della sicurezza nei luoghi di lavoro, anche in spazi come ospedali e aree di transito. Il risarcimento totale – superiore ai 20mila euro – copre non solo i danni fisici e morali, ma anche il lungo periodo di cure e riabilitazione che la donna ha dovuto affrontare.
La vicenda, pur avendo trovato una conclusione in tribunale, lascia aperta una riflessione più ampia sulla necessità di prevenzione nei luoghi pubblici e di lavoro. L’installazione tardiva della pensilina da parte di Asl 5, pur essendo un intervento utile, arriva come una misura reattiva anziché preventiva.
Il caso dimostra quanto sia fondamentale la cura dei dettagli per garantire l’incolumità dei lavoratori, che non devono trovarsi esposti a rischi evitabili. La speranza è che sentenze come questa inducano a un cambiamento culturale e organizzativo, promuovendo la sicurezza come priorità assoluta.
L’infermiera, nel frattempo, può finalmente mettere un punto a una vicenda dolorosa, non solo dal punto di vista fisico ma anche emotivo. Un’esperienza che, seppur amara, potrebbe contribuire a evitare altri incidenti in futuro.