Mai più infermiere e ostetriche : l’ultima speranza per le donne strappata via dai talebani
Negli ultimi giorni, le donne afghane hanno subito un ulteriore duro colpo ai loro diritti e alla loro libertà. L’unica possibilità rimasta per le ragazze di studiare e lavorare, ovvero formarsi come ostetriche o infermiere, è stata cancellata da un nuovo decreto del governo talebano. Un comunicato del Ministero della Salute Pubblica ha annunciato la sospensione di tutti i corsi di formazione sanitaria per le donne “fino a nuovo avviso”. Questa decisione, oltre a colpire migliaia di studentesse, rischia di mettere in ginocchio un sistema sanitario già fragile.
Una proibizione che distrugge speranze
Fino a oggi, circa 17.000 ragazze frequentavano corsi di ostetricia e infermieristica in Afghanistan, un’eccezione in un panorama educativo sempre più discriminatorio. Con la progressiva esclusione delle donne dalla vita pubblica e dall’istruzione, culminata nel marzo 2023 con la chiusura delle scuole superiori per bambine oltre l’ottavo grado, questi percorsi sanitari rappresentavano l’ultimo spiraglio di speranza per migliaia di giovani.
Per molte, la possibilità di diventare ostetriche o infermiere era un modo per costruire un futuro diverso, lontano dalla reclusione domestica imposta dalla cultura patriarcale del regime. Ora, con la sospensione di questi corsi, quel sogno è svanito, lasciando le ragazze afghane senza alcuna opportunità di emancipazione.
Implicazioni Sanitarie Devastanti
La decisione non colpisce solo le aspirazioni delle studentesse, ma rappresenta una grave minaccia per la salute delle donne afghane. L’Afghanistan registra uno dei tassi di mortalità materna più alti al mondo, con 620 decessi ogni 100.000 nascite, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Questo dato evidenzia quanto fosse cruciale formare nuove ostetriche per garantire un’assistenza adeguata durante la gravidanza e il parto.
La mancanza di personale sanitario femminile è particolarmente problematica in un Paese in cui le norme culturali vietano agli uomini di visitare pazienti donne senza la presenza di un tutore maschile. Le ostetriche, quindi, sono figure indispensabili, soprattutto in contesti come le sale parto, dove la presenza maschile è interdetta. Con la sospensione dei corsi di formazione, la già scarsa presenza di ostetriche rischia di scomparire, aggravando ulteriormente la crisi sanitaria.
Un sistema sanitario al collasso
Le ripercussioni del decreto talebano sono state duramente criticate da organizzazioni internazionali e operatori umanitari. La Missione Onu di Assistenza all’Afghanistan (UNAMA) ha sottolineato che questa restrizione avrà un impatto disastroso non solo sul sistema sanitario, ma sull’intero sviluppo del Paese. Anche Richard Bennett, osservatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani in Afghanistan, ha descritto il provvedimento come una misura che “avrà un impatto devastante sull’intera popolazione”.
L’Agenzia Onu per la salute riproduttiva (Unfpa) aveva recentemente evidenziato l’urgenza di formare altre 18.000 ostetriche per rispondere alle esigenze sanitarie del Paese. Al contrario, migliaia di ragazze vengono ora rispedite a casa, lasciando la vita di donne e neonati in balia di un sistema sanitario che crolla sotto il peso di scelte politiche miopi e oppressive.
La progressiva scomparsa delle donne dalla società
Il nuovo decreto rappresenta l’ultimo capitolo di una sistematica esclusione delle donne dalla vita pubblica e professionale in Afghanistan. L’istruzione e il lavoro femminile sono ormai quasi del tutto proibiti, con le ragazze costrette a lasciare le scuole e le donne allontanate dai posti di lavoro. Questa progressiva eliminazione della presenza femminile dalla società non solo priva il Paese di risorse essenziali, ma alimenta un ciclo di povertà, ignoranza e sofferenza.
Con questa ultima decisione, le donne afghane si trovano nuovamente private di ogni possibilità di costruire un futuro dignitoso. La comunità internazionale ha espresso indignazione, ma le condanne non sembrano fermare l’avanzata di un regime sempre più repressivo. Intanto, la popolazione afghana paga il prezzo più alto, con la salute e la vita di migliaia di donne e bambini appese a un filo sempre più sottile.
L’Afghanistan, un tempo culla di cultura e progresso, scivola ora in un abisso di oscurantismo, mentre il mondo osserva con sgomento e impotenza.