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Straordinari non pagati: la Cassazione cambia le regole per i lavoratori pubblici

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 28/02/2025

La SentenzaLeggi e sentenzeProfessione e lavoro

 

"In tema di pubblico impiego contrattualizzato, il lavoratore ha diritto al pagamento della prestazione per lavoro straordinario nella misura prevista dalla contrattazione collettiva, se eseguita con il consenso, anche implicito, del datore di lavoro, indipendentemente dalla validità della richiesta o dal rispetto dei limiti di spesa pubblica".

 

Foggia, 26 Febbraio 2025 - Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaperto il dibattito sui diritti dei lavoratori e sulla corretta retribuzione delle ore straordinarie nel settore del pubblico impiego contrattualizzato. La vicenda, che vede come protagonista un dipendente, ha avuto origine da una richiesta di riconoscimento di straordinari e di risarcimento danni avanzata contro il proprio datore di lavoro.

Il lavoratore aveva inizialmente richiesto al Tribunale di Foggia il pagamento di €17.244,44 per le ore straordinarie accumulate tra il febbraio 2015 e il giugno 2020, oltre a un risarcimento annuo di €1.000 per la mancata disponibilità di servizi essenziali sul posto di lavoro, come acqua potabile e spogliatoi adeguati.

La sentenza di primo grado (n. 346/2023) aveva accolto solo parzialmente il ricorso, riconoscendo al lavoratore un importo di €3.380,50 per gli straordinari, ma respingendo la richiesta di risarcimento per le condizioni di lavoro. Entrambe le parti hanno quindi presentato appello presso la Corte d'Appello di Bari, che con la sentenza n. 2397/2023 ha rigettato entrambe le impugnazioni.

A questo punto, il lavoratore ha presentato ricorso per Cassazione, sostenendo la nullità della sentenza d'appello per violazione del principio "iura novit curia" e per la mancata valutazione di nuovi elementi difensivi. In particolare, ha contestato la decisione del giudice di appello di dichiarare tardiva la sua allegazione relativa all'assenza di autorizzazione per gli straordinari.

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, ritenendo che l'assenza di autorizzazione per il lavoro straordinario non potesse essere considerata una questione nuova e inammissibile in appello. Secondo la Cassazione, la necessità di autorizzazione non può pregiudicare il diritto del lavoratore alla retribuzione per il lavoro effettivamente svolto, in linea con l'art. 36 della Costituzione.

La sentenza ha ribadito che, in tema di pubblico impiego contrattualizzato, il pagamento delle prestazioni straordinarie deve avvenire se vi è il consenso, anche implicito, del datore di lavoro. Inoltre, ha stabilito che la prova del lavoro straordinario può essere fornita anche tramite testimonianze, indipendentemente dalla presenza di sistemi di rilevazione automatica delle presenze.

La decisione finale è stata quindi la cassazione della sentenza d'appello, con rinvio alla Corte d'Appello di Bari per una nuova valutazione della causa nel merito. La nuova pronuncia dovrà tenere conto dei principi espressi dalla Cassazione, assicurando una corretta applicazione del diritto e delle norme contrattuali in materia di lavoro straordinario.

Questa vicenda rappresenta un'importante conferma per i diritti dei lavoratori e una chiara indicazione sulla corretta interpretazione delle norme relative alla retribuzione delle ore straordinarie nel settore pubblico. Il caso, che ha suscitato notevole interesse, potrebbe avere ripercussioni significative per molti altri lavoratori che si trovano in situazioni simili.