Influenza Aviaria: cos’è, come si trasmette, perché è pericolosa anche per l’uomo
L’influenza aviaria, conosciuta anche come "influenza dei polli", è una malattia virale altamente contagiosa che colpisce gli uccelli selvatici e domestici. Negli ultimi decenni ha acquisito un’importanza crescente anche per la salute pubblica, a causa della capacità di alcuni ceppi virali di infettare l’uomo e altri mammiferi, provocando malattie gravi e, in rari casi, decessi. La potenziale evoluzione di questi virus in forme trasmissibili tra esseri umani rappresenta una delle principali minacce di una futura pandemia.
Caratteristiche del virus
Il virus responsabile dell’influenza aviaria appartiene al genere Influenzavirus A, famiglia degli Orthomyxoviridae. È un virus a RNA segmentato, il che significa che il suo materiale genetico è suddiviso in otto segmenti distinti, ciascuno codificante per specifiche proteine. Questo assetto genetico favorisce mutazioni frequenti e fenomeni di riassortimento genetico, cioè scambi di materiale tra virus differenti, che possono dare origine a nuove varianti.
I virus influenzali di tipo A sono classificati in sottotipi sulla base di due proteine antigeniche di superficie: emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N). Ad oggi sono stati identificati 18 sottotipi di H e 11 di N, che possono combinarsi in numerosi modi. I sottotipi di maggiore rilievo epidemiologico per l’influenza aviaria includono H5N1, H7N9, H9N2, H5N6 e H10N8. Alcuni di questi sono ad “alta patogenicità” (HPAI), in grado di causare malattie gravi e morte rapida negli uccelli, mentre altri sono a “bassa patogenicità” (LPAI), provocando sintomi lievi o assenti.
Ciclo di trasmissione e diffusione
Il ciclo naturale del virus coinvolge principalmente gli uccelli acquatici selvatici, come anatre e oche, che fungono da serbatoio naturale. Spesso questi animali non mostrano sintomi, ma possono diffondere il virus tramite le feci, contaminando acqua, suolo e alimenti. Gli uccelli domestici, come polli e tacchini, sono particolarmente vulnerabili e spesso sviluppano forme gravi della malattia. L’infezione può causare epidemie devastanti negli allevamenti, con gravi ripercussioni economiche e la necessità di abbattimenti di massa.
La trasmissione agli esseri umani è rara, ma documentata. Avviene generalmente attraverso il contatto diretto con animali infetti, le loro secrezioni, feci, o superfici contaminate. In ambienti rurali o nei mercati di animali vivi, il rischio di infezione aumenta notevolmente. La carne ben cotta e le uova pastorizzate non rappresentano un rischio di trasmissione.
La trasmissione interumana del virus H5N1 e di altri ceppi aviari è stata finora limitata, con casi isolati e senza una diffusione sostenuta. Tuttavia, la possibilità che il virus muti e acquisisca questa capacità non può essere esclusa.
Manifestazioni cliniche nell’uomo
Nella maggior parte dei casi, le infezioni umane da virus aviari iniziano con sintomi simili all’influenza stagionale: febbre, tosse, mal di gola, dolori muscolari. Tuttavia, le forme gravi si sviluppano rapidamente e possono includere polmonite, insufficienza respiratoria acuta, compromissione multiorgano e morte. Il periodo di incubazione è di solito compreso tra 2 e 8 giorni, ma può estendersi fino a 17 giorni.
I ceppi H5N1 e H7N9 sono quelli che hanno causato il maggior numero di casi e decessi umani. I tassi di mortalità tra i pazienti sintomatici sono elevati, talvolta superiori al 50%, anche se il numero complessivo di casi confermati resta limitato.
Diagnosi e trattamento
La diagnosi si basa su test di laboratorio, come il tampone nasofaringeo con RT-PCR specifica per i sottotipi aviari, o la coltura virale in ambienti controllati. Gli esami sierologici possono essere utilizzati per confermare l’avvenuta esposizione.
Il trattamento si basa su antivirali come oseltamivir e zanamivir, che si sono dimostrati efficaci se somministrati precocemente. Tuttavia, resistenze farmacologiche sono state osservate in alcuni ceppi, il che pone un’ulteriore sfida nella gestione dei casi gravi. La terapia di supporto (ossigenoterapia, ventilazione meccanica, trattamento delle complicanze) è essenziale nei pazienti ospedalizzati.
Prevenzione negli animali e negli esseri umani
Negli allevamenti, le misure di biosicurezza sono cruciali: controllo degli accessi, disinfezione, quarantena degli animali, sorveglianza sanitaria e abbattimento selettivo in caso di focolai. Alcuni Paesi utilizzano la vaccinazione del pollame, sebbene l'efficacia possa variare e sussistano preoccupazioni sulla rilevazione dei focolai in presenza di animali vaccinati.
Per l’uomo non esistono vaccini disponibili su larga scala contro l’influenza aviaria. Tuttavia, diversi vaccini sperimentali sono in fase avanzata di sviluppo, soprattutto utilizzando piattaforme a mRNA, che potrebbero garantire tempi di produzione più rapidi in caso di emergenza. La prevenzione si basa su misure di protezione individuale, come l’uso di dispositivi di protezione (guanti, mascherine), il lavaggio frequente delle mani e la cottura adeguata degli alimenti di origine avicola.
Impatto economico e rischio pandemico
Oltre al costo umano, l’influenza aviaria provoca ingenti danni economici: distruzione di interi allevamenti, restrizioni commerciali, perdita di reddito per allevatori e agricoltori. L’impatto si ripercuote anche sulla sicurezza alimentare e sull’approvvigionamento globale di carne e uova.
Il vero timore riguarda la possibilità che un ceppo altamente patogeno acquisisca la capacità di trasmettersi facilmente tra esseri umani. Questo salto evolutivo potrebbe essere favorito da una coinfezione tra virus aviario e virus influenzale umano nello stesso organismo, con scambio di segmenti genetici. Un simile evento potrebbe dare origine a un virus nuovo, contro il quale la popolazione non avrebbe immunità pregressa, con il potenziale di scatenare una pandemia.
L’influenza aviaria è una malattia complessa, che richiede un approccio integrato tra sanità animale e umana. La sorveglianza, la prevenzione, la ricerca e la cooperazione internazionale sono strumenti indispensabili per ridurre il rischio di trasmissione, proteggere le popolazioni vulnerabili e prepararsi all’eventualità, tutt’altro che remota, di una crisi sanitaria su scala globale. Ignorare la minaccia significa esporsi a un rischio potenzialmente devastante per la salute pubblica mondiale.