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Contratto unico nella sanità: il NurSind rilancia la sfida tra pubblico e privato

Giuseppe Provinzanodi
Giuseppe Provinzano
Pubblicato il: 23/12/2025

Contratto Nazionale

Stesso lavoro, stessi diritti: al Ministero prende forma una battaglia di civiltà sindacale

Roma, 23/12/2025. Dopo anni di immobilismo e promesse rinviate, il tema del lavoro nella sanità privata accreditata torna finalmente al centro dell’agenda istituzionale. Un confronto atteso, necessario, che al Ministero della Salute ha visto il NurSind protagonista assoluto, portatore di una visione chiara e coerente: una sola sanità non può continuare a reggersi su contratti diversi e diritti diseguali. Il sindacato delle professioni infermieristiche rilancia con forza una battaglia che non riguarda solo le retribuzioni, ma la dignità del lavoro sanitario nel suo complesso.

L’incontro si è svolto alla presenza del Ministro Orazio Schillaci, del Capo di Gabinetto Marco Mattei, dei rappresentanti della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, delle parti datoriali della sanità convenzionata e delle organizzazioni sindacali. Per il NurSind erano presenti il segretario nazionale Andrea Bottega, la responsabile nazionale NurSind per la Sanità Privata e il segretario organizzativo nazionale Stefano Barone, a conferma della centralità politica e sindacale che il tema riveste per l’organizzazione infermieristica.

Dopo oltre cinque anni di contratto scaduto per i lavoratori della sanità privata accreditata, si intravede finalmente la possibilità di aprire la contrattazione nei primi mesi del 2026. Un segnale che il NurSind valuta con attenzione, ma senza abbassare la guardia.

La posizione del NurSind è netta: pubblico e privato accreditato sono parte dello stesso servizio sanitario e devono garantire le stesse tutele. Stesso lavoro significa stesso contratto e stessi diritti.

Il sindacato ribadisce che la sanità privata accreditata opera attraverso fondi pubblici ed eroga un servizio pubblico essenziale. Continuare a giustificare differenze contrattuali significa alimentare disuguaglianze strutturali e favorire dumping contrattuale, con ricadute dirette sulla qualità dell’assistenza e sulla tenuta del sistema.

Pensare a un contratto unico non vuol dire soltanto condividere gli aumenti economici, ma costruire un sistema comune di diritti, tutele normative e relazioni sindacali.

Il NurSind ha riconosciuto lo sforzo compiuto dal Governo per individuare risorse utili all’avvio del confronto, sottolineando come la detassazione di alcune voci stipendiali prevista nella legge di bilancio possa rappresentare un supporto iniziale, pur non colmando integralmente il divario con il comparto pubblico.

Le risorse stanziate devono rappresentare un punto di partenza reale per la trattativa e non un alibi per rinviare ancora il rinnovo contrattuale.

Al centro del dibattito resta la più grave emergenza della sanità italiana: la carenza di infermieri. Un problema riconosciuto da tutte le parti, ma che rischia di restare irrisolto se si continua a escludere il sindacato infermieristico dai tavoli decisionali.

Escludere il NurSind dal confronto significa non ascoltare la voce di chi rappresenta la categoria più numerosa, più esposta e più strategica del Servizio sanitario nazionale.

Per il NurSind, una contrattazione inclusiva è l’unico strumento per prevenire conflitti, ridurre il contenzioso e restituire stabilità a un settore che da troppo tempo vive in una condizione di precarietà strutturale.

Entro il 22 gennaio è previsto un nuovo incontro, nel quale Ministero e Regioni metteranno a disposizione dati economici più dettagliati. Solo allora si capirà se l’apertura del tavolo negoziale sarà definitiva. Per il NurSind, però, la direzione è già tracciata: una sanità che si dice pubblica non può continuare a dividere i suoi lavoratori.