Iscriviti alla newsletter

Pronto soccorso in crisi: arriva la proposta di defiscalizzazione per medici e infermieri del SSN

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 31/10/2025

Leggi e sentenzeProfessione e lavoro

 

Un disegno di legge punta a trattenere il personale sanitario nei reparti di emergenza con un’imposta ridotta al 15%

 

31 ottobre 2025– Un’aliquota fiscale agevolata per chi lavora in prima linea nei Pronto soccorso italiani. È questa la proposta contenuta nel Disegno di Legge S. 1702, presentato al Senato il 28 ottobre 2025 dai senatori Marco Silvestroni, Lucio Malan e Lavinia Mennuni (Fratelli d’Italia). Un’iniziativa che, nelle intenzioni dei promotori, intende rispondere a una delle emergenze strutturali più gravi del nostro Servizio Sanitario Nazionale: la crisi della medicina d’urgenza.

Cosa prevede il DDL

Il testo propone l'introduzione di un’imposta sostitutiva pari al 15% sui redditi da lavoro dipendente per medici e personale sanitario assegnati stabilmente ai Dipartimenti di Emergenza-Urgenza e Accettazione (DEA) di I e II livello. In altre parole, chi lavora nei reparti di Pronto Soccorso del SSN potrebbe beneficiare di un trattamento fiscale più favorevole, in deroga all’IRPEF e alle addizionali regionali e comunali.

Le modalità applicative saranno definite con decreto congiunto del Ministero della Salute e del Ministero dell’Economia, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge, coinvolgendo Regioni e strutture sanitarie.

Perché questa misura

Il DDL nasce a seguito di una fotografia impietosa del sistema dell’emergenza-urgenza in Italia. Secondo l’indagine conoscitiva condotta nel 2024 dalla Commissione Affari Sociali della Camera, mancano all’appello oltre 4.500 medici e 10.000 infermieri nei Pronto soccorso italiani. Il personale è sottoposto a ritmi insostenibili e la medicina d’urgenza sta diventando sempre meno attrattiva, soprattutto per i giovani.

I dati del Ministero dell’Università e della Ricerca parlano chiaro: solo la metà delle borse di specializzazione in medicina d’emergenza-urgenza viene effettivamente assegnata, con tassi di abbandono tra il 10% e il 20%.

Il legislatore riconosce quindi l’urgenza di “valorizzare le professionalità che maggiormente contribuiscono a soddisfare i bisogni dei cittadini più fragili nei casi di emergenza” – come si legge nella relazione introduttiva – intervenendo con strumenti fiscali stabili e strutturati.

Quanto costerà

Il provvedimento comporterà un onere annuo stimato in 100 milioni di euro, a partire dal 2026. La copertura è già prevista mediante una riduzione dei fondi speciali nel bilancio del Ministero dell’Economia per il triennio 2026-2029.

Una boccata d’ossigeno?

La proposta si inserisce in un contesto più ampio di riforma del SSN, che comprende la revisione del numero chiuso per l’accesso a Medicina, incentivi per ridurre le liste d’attesa, premi alla produttività, orari flessibili e digitalizzazione dei servizi. Ma la questione resta: basterà la leva fiscale a fermare l’esodo dal Pronto soccorso?

Molti professionisti attendono segnali concreti. Gli infermieri, in particolare, rappresentano una quota fondamentale dell’equipaggio che manda avanti il sistema dell’urgenza. Il riconoscimento del loro ruolo attraverso misure fiscali è un passo nella giusta direzione, ma da solo non può compensare anni di disinvestimento e sottovalutazione.

L’auspicio, almeno nei corridoi dei DEA, è che non si tratti dell’ennesimo annuncio, ma dell’inizio di una vera inversione di rotta.