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Quasi 20mila donne al Pronto soccorso per violenza: i dati Istat rivelano ciò che ancora non vediamo

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 25/11/2025

AttualitàCronache sanitarie

 

25 Novembre - Nel biennio 2023-2024 il ricorso al Pronto soccorso da parte delle donne vittime di violenza continua a crescere. Lo confermano i dati elaborati dall’Istat insieme al Ministero della Salute nell’ambito degli accordi triennali per l’alimentazione della banca dati sulla violenza di genere, che analizzano gli accessi registrati dal Sistema informativo EMUR, la piattaforma che monitora le attività di emergenza-urgenza in Italia.

Secondo il documento, nel 2024 sono stati rilevati 19.518 accessi di donne con indicazione di violenza, in aumento del 13,3 per cento rispetto ai 16.896 casi registrati nel 2023. Si tratta del valore più alto dell’ultimo quinquennio esaminato.

Una crescita costante dopo la pandemia

Escludendo il 2020, anno segnato da un crollo delle prestazioni ospedaliere per effetto del lockdown, la curva degli accessi mostra una crescita continua. L’incidenza delle donne vittime di violenza sul totale degli accessi femminili in PS passa da 15,3 casi ogni 10.000 accessi nel 2019 a 20,2 nel 2024. Anche rapportando il dato alla popolazione residente, il trend è in aumento: da 5,3 casi ogni 10.000 donne nel 2019 si arriva a 6,5 nel 2024.

La “lettura grafica” offerta dalla figura a pagina 3 del documento conferma un cambiamento strutturale. Il fenomeno riguarda soprattutto le più giovani.

Le più colpite sono le donne tra i 18 e i 49 anni

Nel 2024, nella fascia 18-49 anni, il tasso di accesso al PS per episodi riconducibili a violenza arriva a 11 casi ogni 10.000 residenti, contro i 9,8 dell’anno precedente. Le minorenni seguono con un incremento significativo: 7,2 casi ogni 10.000 nel 2024, rispetto ai 5,2 del 2023.

Tra le donne con più di 50 anni, i tassi restano più bassi, stabili sotto i 3 casi ogni 10.000 residenti. La distribuzione per età mostra quindi un rischio maggiore nelle fasce centrali della vita, spesso quelle segnate da relazioni intime e dinamiche familiari complesse.

Straniere più esposte: incidenza doppia rispetto alle italiane

Un dato centrale del rapporto riguarda il divario tra cittadine italiane e straniere. Nel 2024 una vittima su cinque è una donna straniera. L’incidenza, già evidente nel 2023, cresce quasi in tutte le fasce di età.

I tassi parlano chiaro:

  • 12,6 accessi per 10.000 residenti straniere nel 2024, contro

  • 5,6 accessi ogni 10.000 residenti italiane.

La differenza è più marcata nella fascia 18-49 anni, dove le straniere raggiungono 17,6 casi ogni 10.000, quasi il doppio delle italiane.

La tabella di pagina 3 mostra in modo puntuale questo scarto, che si mantiene stabile nel tempo, suggerendo un differenziale strutturale riconducibile a condizioni socioeconomiche più fragili e a una minore accessibilità ai servizi di prevenzione.

Le diagnosi: abusi sessuali, maltrattamenti, traumi fisici e psicologici

Il quadro delle diagnosi, riportato nella tabella 3 a pagina 4, permette di entrare nel dettaglio delle tipologie di violenza.

Tra le minori di 18 anni:

  • Il dato più allarmante riguarda l’abuso sessuale su minore, che rappresenta oltre il 23 per cento delle diagnosi.

  • Seguono l’abuso non specificato (18,7 per cento) e il maltrattamento del bambino (11,7 per cento).

Nella fascia 18-49 anni:

  • La diagnosi più frequente è il maltrattamento di adulto non specificato (50,9 per cento).

  • L’abuso sessuale di adulto rappresenta il 13,4 per cento.

  • Molto frequente la registrazione di traumi psicologici da violenza fisica.

Tra le donne over 50:

  • Il “maltrattamento di adulto non specificato” sale al 58,8 per cento.

  • Segue l’anamnesi personale di trauma da violenza fisica (12,1 per cento).

Anche la differenza tra italiane e straniere, fotografata nella tabella 4, mostra un quadro sovrapponibile: in entrambi i gruppi la diagnosi prevalente è il maltrattamento di adulto.

Interpretazione dei dati: un fenomeno che affiora più spesso, ma non abbastanza presto

I numeri raccolti riportano solo gli episodi che arrivano all’attenzione del sistema sanitario. La fotografia, per quanto ampia, resta quindi un sottoinsieme del fenomeno reale.

L’aumento degli accessi può avere molte letture. Da una parte indica un incremento effettivo della violenza. Dall’altra può essere il segnale di una maggiore emersione delle vittime, favorita dai percorsi dedicati nelle strutture sanitarie e da una sensibilità crescente nei confronti della violenza di genere.

Il dato delle minorenni, in particolare, richiede un’attenzione immediata. Così come il divario tra italiane e straniere, che conferma la maggiore vulnerabilità delle donne che vivono condizioni sociali più precarie.

Un indicatore cruciale per le politiche pubbliche

Il monitoraggio EMUR, fotografato nel documento, diventa sempre più un riferimento per la programmazione sanitaria. I dati, aggiornati mensilmente e integrati con il Sistema informativo nazionale, permettono di individuare aree critiche e orientare interventi più tempestivi nei servizi sanitari territoriali, nei pronto soccorso e nelle reti anti-violenza.

La tendenza in crescita deve essere letta come un segnale di allarme. Gli accessi al PS rappresentano il momento in cui la violenza diventa fisicamente visibile. Il punto di arrivo di un percorso spesso lungo, sommerso e doloroso.