Quando la tecnologia rischia di deumanizzare la cura: la sfida infermieristica del 'tecnoumanesimo'
Il contributo di Dario Sacchini* e Paolo Petralia** pubblicato oggi su Panorama della Sanità la cui lettura caldeggiamo, sottolinea che tenere al centro la persona significa ricordare che il prendersene cura è il primo obiettivo del costruire salute, con particolare attenzione all’orientamento della costruzione, diffusione e applicazione delle tecnologie nell’ambito sanitario in un’ottica di innovazione al servizio dell’uomo. Le Tecnologie sanitarie digitali (Dht) rappresentano un elemento chiave di un profondo cambiamento epocale della Sanità e della Medicina, accentuato dopo la pandemia da Covid.
Lettura in chiave infermieristica
Dal punto di vista infermieristico, emergono questioni importanti quali la garanzia della confidenzialità nella raccolta dei dati attraverso dispositivi mobili e indossabili, l’informazione trasparente di pazienti e caregiver circa l’identità e le credenziali dei professionisti, e la necessità che la telemedicina offra standard gestionali adeguati. Viene evidenziata l’importanza di bilanciare il monitoraggio terapeutico con il rispetto della privacy, implementando strategie di co-design basate sul feedback degli utilizzatori per rispondere alle loro reali necessità e preferenze.
Adattamento della relazione d’aiuto
La relazione empatica, centrale nell’assistenza infermieristica, necessita di adattamenti nella comunicazione virtuale per evitare la percezione di deumanizzazione, un rischio derivante dall’uso delle Information and Communication Technologies. Inoltre, si evidenzia una problematica di equità: sebbene la telemedicina migliori l’accesso alle cure, il cosiddetto digital divide e la complessità delle diverse capacità funzionali dei pazienti possono escludere chi più ne avrebbe bisogno, specie in assenza di caregiver o per ragioni socioeconomiche e linguistiche.
Educazione
Sotto il profilo organizzativo, la qualità della connettività e dell’esperienza utente sono fondamentali per l’accettazione della telemedicina, che deve essere integrata con procedure manageriali precise per facilitare l’accesso e l’uso da parte degli utenti. Non meno rilevante è la necessità di un’alleanza tra decisori, regolatori e operatori per garantire una governance condivisa, rispettosa del principio di sussidiarietà e collaborazione di sistema.
Un nuovo modello: il tecnoumanesimo
Infine, le Dht rappresentano una svolta nella gestione dei dati clinici non più statici ma interattivi, supportati dall’intelligenza artificiale, migliorando ricerca, diagnosi e cura. Tuttavia, sottolineano Sacchini e Petralia, i dati sono strumenti e non fini, e la loro protezione deve favorire e non ostacolare la relazione di cura. La piena integrazione delle Dht nel sistema sanitario, inclusa la telemedicina e il fascicolo sanitario elettronico, richiede un impegno culturale e organizzativo condiviso per costruire sistemi di salute di prossimità e digitali centrati sulla persona, secondo un modello tecnoumano.
Andrea Tirotto
* Servizio di consulenza di etica clinica, Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS, Roma, Italia; Centro di Ricerca per la Bioetica Clinica e le Medical Humanities, Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC), Roma, Italia; Dipartimento di Sicurezza e Bioetica, UCSC, Roma, Italia; Componente del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Health Technology Assessment (SIHTA)
** Vicepresidente vicario Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, FIASO; Direttore generale Asl 4 Liguria
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