Nuove lauree specialistiche in infermieristica: il Governo accelera sulla riforma della formazione
Arrivano notizie interessanti da due importanti eventi svoltisi nei giorni passati.
Parliamo dell’Healthcare Summit, evento di punta de Il Sole 24 Ore, giunto alla quattordicesima edizione che si è svolto oggi a Roma per una giornata di lavoro sul Servizio Sanitario Nazionale tra realtà e prospettive future e del 20° Forum Risk Management in Sanità, in svolgimento da ieri ad Arezzo che si concluderà domani, concentrato sull’idea di un nuovo Piano Nazionale Salute (ultimo del 2006) quale primo strumento orientato ad una programmazione a breve e medio termine sulla base di visione, indirizzi, responsabilità condivisi tra Stato e Regioni.
Nuove lauree specialistiche
Il decreto per l’istituzione delle lauree specialistiche in infermieristica è arrivato in Parlamento, segnando un passo importante verso la valorizzazione e la crescita della professione infermieristica in Italia. Le nuove lauree specialistiche riguarderanno tre indirizzi principali: Cure Primarie e Sanità pubblica, Cure Pediatriche e Neonatali, e Cure Intensive e nell’Emergenza. Questo percorso è stato fortemente voluto dalla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI) e dai ministeri competenti, con l’obiettivo di rafforzare la formazione universitaria e aprire nuove prospettive di carriera per gli infermieri.
Le dichiarazioni
Cristina Rinaldi
Direttore Ufficio 5 della Direzione Generale Professioni Sanitarie del Ministero della Salute, ha dichiarato: “Abbiamo bisogno di infermieri specializzati – ha sottolineato ancora Rinaldi – per rispondere ai nuovi bisogni di salute della popolazione. Il Ministero della Salute ha fatto propria questa richiesta nel senso di una valorizzazione di questa professione che deve passare sia da incentivi economici, sia da sviluppi di carriera. Con queste nuove lauree, specialistiche e abilitanti, accanto alle competenze manageriali, acquisiranno competenze cliniche strategiche per il Servizio Sanitario Nazionale”.
Il Ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini,
ha aggiunto: “Lavoriamo per rafforzare i percorsi accademici e di specializzazione, sostenendo la crescita professionale e la valorizzazione delle vostre competenze. Garantire una formazione di qualità, che sappia introdurre le moderne innovazioni tecnologiche in linea con le sfide di una sanità moderna, efficiente e sempre più orientata a terapie individualizzate”.
Beatrice Mazzoleni,
Segretaria Nazionale FNOPI, ha commentato: “Dai colleghi infermieri c’è molta attesa per questa novità di cui si parla da anni. Oggi abbiamo sentito che i ministeri sono pronti a formalizzare questo passaggio. Sarà una svolta e sarà una sfida, per il contenuto delle nuove lauree ma, soprattutto, perché si potrà finalmente liberare il potenziale infermieristico. Perché la sofferenza che si sente nella categoria spesso è quella di poter dare di più ai cittadini e al sistema salute ma di essere frenati da vincoli formali. Ora si parte tutti insieme”.
Prospettive e impatto per la professione
Barbara Mangiacavalli, Presidente della FNOPI, ha spiegato che “in questi anni abbiamo rivisto sia la laurea triennale, sia quella magistrale. E a oggi abbiamo un unico indirizzo di laurea magistrale, gestionale e organizzativo, e abbiamo costruito, con un’interlocuzione proficua e costante con i ministeri di riferimento, Salute e Università, un percorso per lavorare in maniera strutturale sull’attrattività della professione infermieristica. Questo percorso, continua la presidente, passa per una formazione specialistica abilitante e certificata, che ‘possa permettere sia una carriera gestionale, che una clinica-assistenziale’. E possa anche essere ‘attrattiva’ per giovani infermieri”.
“Non possiamo più pensare che 461mila infermieri siano tutti uguali, ma abbiamo bisogno di differenziare, di un’equipe che preveda infermieri con specializzazioni diverse: la geriatria non è la neonatologia, l’emergenza urgenza non è il territorio”,
La Federazione intende utilizzare lo strumento della formazione per rispondere alle esigenze degli infermieri e per dare la possibilità ai colleghi di vedere fisicamente una possibilità di percorso di carriera. “Dobbiamo strutturare percorsi di perfezionamento e master – conclude la FNOPI – in modo che ci possa essere una certificazione che consenta il riconoscimento di questa formazione. La formazione diventa strumento sia per rispondere al nostro sistema, sia per rispondere alle volontà degli iscritti, degli studenti e dei professionisti”.
Il punto di vista
Stando a quanto prospettato parrebbe che la figura dell’infermiere generalista come l’abbiamo sempre conosciuta, sia destinata a finire in soffitta. Si concluderà l’epoca della laurea triennale per poter lavorare all’interno della corsia, la dove appena firmato il contratto si veniva inviati a scontare qualche settimana di turni di mattina in affiancamento prima di essere impiegati h 24? O diventerà imprescindibile accedere alla laurea magistrale per poter superare un concorso e prendere servizio? D’altronde le figure che dipenderanno direttamente dall’infermiere nel dispositivo assistenziale cominceranno ad essere tante e con ruoli differenti: oss, super oss e assistente infermiere. Diventa conseguente ipotizzare che l’infermiere evolva in figura altamente specializzata e di riferimento nell’elaborazione del piano assistenziale e nel coordinamento dell’equipe assistenziale. L’unico professionista che dovrebbe andare poi ad occupare l’area di elevata qualificazione prevista dall’articolo 16 del CCNL 2022-2024.
Tutto molto interessante e stimolante ma che senza una rivoluzione nell’organizzazione del lavoro, potrà difficilmente trovare piena applicazione tanto meno senza una robusta ridefinizione della retribuzione perché, parliamoci chiaro, al netto delle responsabilità che si prospettano in questa evoluzione, non è pensabile che queste aumentino e gli stipendi no.
Personalmente continuo a vedere quella dell’infermiere come una professione il cui futuro, almeno nei reparti “tradizionali”, è strutturato per pochi “manager dell’assistenza” che dirigeranno equipe di assistenza più o meno ampie in base ai posti letto e ai carichi di lavoro.
Una prospettiva che potrebbe salvare la professione da una estinzione che non ha bisogno di asteroidi o ere glaciali; la situazione attuale l’ha già ampiamente avviata.
Andrea Tirotto
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