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Mondo infermieri: la schermaglia tra “vecchio” e “nuovo”

Chiara D'Angelodi
Chiara D'Angelo
Pubblicato il: 13/09/2014 vai ai commenti

Editoriali

di Infermiere Arrabbiato

 

Qualche giorno fa su Facebook, in un gruppo dedicato (apparentemente) agli studenti ed alla formazione, si è acceso un alterco tra un terzetto di personaggi su quale facoltà di Medicina e Chirurgia fornisca il miglior corso di laurea in Infermieristica. Il diverbio, combattuto a suon di espressioni assurde e fuorvianti come “facoltà di scienze infermieristiche” o “facoltà di Infermieristica” è andato avanti fino a che a dirimere ogni dubbio è sfortunatamente arrivato il solito plotone di Infermieri vecchio stampo, saccenti e arrogantissimi, che ha trattato questi giovanissimi erranti come l’omega della dignità professionale infermieristica, generando ancor più violenza verbale su una base già virtualmente belligerante. Non sono entrato nel vivo della polemica ma l’osservazione (che sappiamo essere la prima di fase del Nursing) mi porta a certe amare considerazioni:

 

1)    Come mai esistono studenti che ignorano il fatto che la dicitura facoltà di Infermieristica è erratissima? Che il corso di laurea triennale si chiama INFERMIERISTICA, ha un biennio magistrale chiamato SCIENZE INFERMIERISTICHE ed è sito all’interno della FACOLTA’ DI MEDICINA?

 

2)    Se questi giovani riescono ad accendere diverbi cosi terribilmente infuocati e offensivi per motivi futili (si vince forse qualcosa decretando quale corso di laurea sia il migliore? E poi con quali strumenti di procede in questa valutazione?) cosa faranno un domani nelle corsie? Si spruzzeranno Betadine sugli occhi? Non so, faranno a spade con le sonde rettali? Si infileranno CVP arancioni nelle pupille? Cosa è questa violenza gratuita verso i colleghi?

 

3)    Perché poi alcuni Infermieri della vecchia generazione, parlando alle nuove leve, devono sempre cominciare ogni benedetto discorso con l’irritante saccenza del - quando entravo in reparto a quell’ora bisognava fare questo e quest’altro ed era un privilegio poterlo fare (non descrivo le mansioni che ho letto perché ci sarebbe da ridere fino all’arrivo dei 4 dell’ apocalisse) - oggi anche troppo bene siete trattati, voi DIPLOMATI. Lì si che si imparava a lavorare, non tutte queste scenate che fate oggi.

 

E’ inammissibile tutto questo. A ogni livello. E’ assurdo che gli studenti si facciano la guerra fin dalle aule universitarie e che non sappiano neppure chiamare il proprio corso di laurea. E’ delirante vedere come alcuni esponenti della vecchia generazione trattino noi che ci affacciamo adesso nel mondo del lavoro, in un momento di crisi tremendo e con una formazione tutta da cementare ancora (farei notare che questo è uno dei reali problemi DELLA MANCANZA DI UNA FACOLTA’ SPECIFICA PER LE PROFESSION SANITARIE). Non si può nemmeno prendere in considerazione l’idea che esiste ancora chi crede fermamente che il mansionario fosse cosa buona e giusta e che adesso le cose siano anche regredite, caricando su studenti e giovanissimi lavoratori, già di per se smarriti, il fardello di una cultura infermieristica ritenuta inutile rispetto alla deresponsabilizzazione del mansionario. Tra le altre cose ricorderei a questi professoroni di reparto che sono proprio quegli studenti che tanto criticano a doversi sciroppare 6500 e oltre di tirocinio gratuito, spesso fuori sede e con orari assurdi e che permettono a loro di alleggerire il carico di reparto. Eh no cari miei infermieroni che erigete 40 anni di servizio a giustificazione per schernire chi nasce ora invece di educarlo, che sui dibattiti via Web intervenite dicendo “che lo prendete a fare il diploma? Basta fare un corso da OSS per pulire culi e portare padelle”, cosi non va. Se potete permettervi di denigrare (nemmeno criticare costruttivamente) il mancato background culturale studentesco, di deridere chi invece dovreste accompagnare con umiltà nel riconoscimento degli errori, allora dovete essere abbastanza coraggiosi da riverberare questo potente strumento d’analisi su voi stessi: voi che ci dite che siamo la morte della professione, che di ogni domanda che facciamo (che dall’alto delle vostre eparine trentennali è pura banalità ma per noi può essere importante) ne usate il dubbio per pisciarvi sotto dalle risate e trattarci da idioti, ma voi, mi chiedo, Infermieri lo siete stati mai sul serio? O avete passato l’intera vita di reparto a compiacere chi sta sopra, lamentandovi la sera a casa dello sfruttamento?

 

Questo il dramma serio. In un clima dove la rivolta contro l’intero sistema dovrebbe essere il denominatore comune di tutti, invece di essere animati da spirito comune ed obiettivi condivisi ci smembriamo in guelfi bianchi, rossi e ghibellini. Io devo essere riconoscente al destino perché nella mia vita sto incontrando colleghi meravigliosi e disponibili con cui collaborare, sia in reparto che nella diffusione giornalistica.

Ma vedo che la tendenza generale è quella di continuare a fare la guerra tra poveri, a non trovare mai il punto comune per progredire TUTTI insieme, ed intanto la macchina spietata dell’attuale scenario politico sanitario divide et impera.

E tutto questo per quanti euro all’ora di lavoro? I miei complimenti. I miei amarissimi complimenti.