Gli eroi di Bnsky tornano nella pattumiera
Lo sciopero degli infermieri proclamato dal NurSind è stato un successo e non poteva essere altrimenti considerata la situazione in cui si trova la categoria.
Sono molte le ragioni per cui è stato necessario proclamare lo sciopero, alcune vecchissime, altre vecchie, alcune più recenti, altre contingenti e non da ultima, la mancata erogazione dell’indennità specifica negata dal governo, i cui fondi giacciono al sicuro nei caveaux, già stanziati con la legge di bilancio 2020, lasciati marcire per tutto il 2021 tranne che per il personale medico che li ha visti erogati fin da subito. Li avevamo chiesti attraverso un impegno a cui alcune forze politiche non si erano sottratte; impegno vanificato dai niet governativi chissà se imbeccati da qualche concorrente.
Alto si è levato il grido nelle piazze “non siamo eroi”, perché mai abbiamo voluto esserlo mentre sempre e solo abbiamo chiesto ascolto, dignità e rispetto attraverso la soluzione dei problemi che ci attanagliano da sempre. Problemi che la contrattazione per il rinnovo contrattuale non sembra voler affrontare seriamente e in modo risolutivo.
Eppure, non più tardi del maggio 2020, il più quotato artista contemporaneo Bansky, così lontano dal mondo della professione ma così attento ed abile lettore della realtà, capace di coglierne l’essenza in opere tento potenti quanto semplici, ci regalava un tributo silenzioso e commovente come mai nessuno prima aveva saputo fare: un’opera d’arte in cui i super eroi preferiti di un bambino finivano nella spazzatura, sostituiti da un’infermiera col mantello, il braccio teso e il pugno chiuso. L’unico super eroe capace di sconfiggere il male a costo della propria vita, l’unico capace di sacrificarsi senza nulla in cambio. Bansky aveva capito tutto, la celebrazione degli infermieri a eroi in cambio della sola gratitudine, in cambio della sola considerazione; una considerazione che avevo sperato potesse essere compresa grazie al semplice messaggio artistico e di cui però, come una cassandra, intravedevo il valore effimero. Un valore effimero non già intrinseco, quanto dipendente dall’emotività personale di ciascuno che si sa, non ha una durata a lunga scadenza.
E così, come previsto in quel vecchio pensiero, l’infermiere è finito nel secchio della mondezza insieme agli altri super eroi; dimenticato da tutti, dall’opinione pubblica che ha ripreso ad insultare ed aggredire gli operatori come e più di prima; dimenticato dalla politica che nulla ha fatto di quanto promesso per far uscire la professione dal pantano in cui l’ha relegata ed affondata, con grave danno per la salute pubblica.
Avevo pronosticato che le quotazioni dell’infermiere sarebbero salite e crollate al momento della vittoria sul virus relegandoci nuovamente all’oblio. Mi ero sbagliato, tutto è accaduto molto prima, molto più velocemente.
Ma come allora, l’augurio rimane il medesimo e la salvezza potrà passare solo ed esclusivamente da “una rinnovata coscienza, che ci renda uniti e compatti non solo nella lotta quotidiana contro la malattia degli altri ma anche contro quelle che affliggono la nostra categoria”.
Lo sciopero ha dimostrato che questa coscienza esiste e che Nursind è in grado di aggregarla.
Andrea Tirotto