Dal precariato allo sterno fratturato. Gli infermieri sono già tornati dentro il cestino di Bansky?
Ogni bambino ha i suoi super eroi preferiti. Ogni stagione, ogni epoca ne crea di nuovi e l'immaginazione dei bimbi si fa rapire da questo o quel nuovo super potere. I vecchi eroi finiscono dimenticati con le loro astuzie, oscurati da quelli più potenti, capaci di azioni ancora più incredibili, di effetti ancora più mirabolanti e stupefacenti.
Ogni super eroe è nato da un tratto, una suggestione, una storia che nel comporsi assemblava vari pezzi fino ad arrivare a un risultato finale che seguiva sempre e comunque un canovaccio solito: il bene che sconfigge il male. Sono tutti nati così i vari Batman, Spiderman.
Tutti finiti nella pattumiera di Bansky, uno dei massimi esponenti dell'arte da strada che sta affascinando il mondo con la sua ironia graffiante e sovversiva che ha rivisitato il modo di fare critica politica e sociale usando strade, mura e ponti di città in tutto il mondo, come tela ideale. Finiti nella pattumiera con tutto il carico di super poteri ed epiche avventure che si portavano dietro, troppo distanti da una realtà che oggi fa i conti con un nemico più subdolo e piccolo, capace di mettere in ginocchio l'umanità intera.
Cosa salva Bansky del concetto di supereroe? Salva solo quello che c'è dietro, il suo alter ego, quella figura di persona comune che ispirata dalla lotta contro il male, indossa una divisa, attiva le sue incredibili forze per sconfiggere il male e ridare pace e serenità alla città e al genere umano.
Bansky recupera il concetto dell'alter ego, della persona qualunque, per restituirci il nuovo super eroe, quello che in questo anno, nell'immaginario collettivo, ha già rimpiazzato tutti gli altri: l'infermiere.
Come nella migliore tradizione anche questo indossa una divisa ma alquanto anonima e logora, non possiede un solo superpotere ma ne sa maneggiare molti, patrimonio collettivo che la massa dimentica spesso di avere ed usare: ostinazione, determinazione, resistenza, coraggio, generosità, umiltà, solo per citarne alcuni.
Non sapeva di essere un super eroe fino a quando non si è trovato a lottare contro un nemico minuscolo ed invisibile ma terribilmente forte e potente, contro il quale si è scagliato come avrebbe fatto comunque in ogni tempo, rimanendone segnato nel corpo a discapito della vita, in troppi casi. Come fa sempre ogni giorno, senza che nessuno se ne sia mai accorto perché a differenza del passato, questo male ha causato danni e un dolori collettivi che hanno stretto le comunità attorno al bene più prezioso, la vita; eleggendo ad eroi chi la vita cercava di strapparla dalla grinfie della signora nera, armato solo di quei comuni super poteri che all'improvviso sono diventati anche la misura e il valore di una professione che oggi è osannata da tutti. Non chiedevano di diventare eroi gli infermieri, non lo hanno mai chiesto. Ma da molto chiedono e rivendicano solo il rispetto che la loro professione merita. Una professione maltrattata dalla politica, spesso oggetto di violenza da parte delle persone di cui oggi, grazie a un maledetto virus, si scoprono importanza e problemi.
La genialità di un artista come Basky è tutta nella semplicità della sua opera che più di mille parole, riesce a cogliere il senso di questa realtà impazzita in cui Batman e Spiderman finiscono nel cestino sostituiti da qualcuno che non sapeva di essere come loro.
Si tratta certamente di un fatto importante quando l'arte trova un nuovo soggetto da celebrare e di questo, tutta la categoria, deve rendere certamente grazie.
Ad ogni modo, siccome la realtà supera spesso la fantasia e più in fretta di quanto si possa pensare, si corre il rischio che l'infermiere finisca nella spazzatura insieme agli altri, con la stessa velocità con cui è assurto al ruolo di super eroe, magari con uno sterno fratturato, una indennità negata o un contratto da precario, è un'altra l'opera di Bansky che ha evocato in me le maggiori similitudini con la mia professione di infermiere.
Sto parlando della Bambina col Palloncino Rosso che l'autore aveva incorniciato in un meccanismo di autodistruzione “nel caso fosse mai stata messa all'asta”.
Gli infermieri oggi sono come l'asta in cui quell'opera è stata battuta per un milione di sterline: le sue quotazioni sono salite e saliranno sempre più sù fino a quando, sconfitto il virus, torneremo nell'oblio senza che nessuno ci salvi da quel cestino della pattumiera, dalla distruzione da cui infondo, per una volta, eravamo usciti.
A meno che non ci si convinca davvero di essere supereroi e si pretenda e si lotti perché la gente continui a considerarci come tali; una possibilità che può passare solo da una rinnovata coscienza, che ci renda uniti e compatti non solo nella lotta quotidiana contro la malattia degli altri ma anche e soprattutto contro quelle che affliggono la nostra categoria e che non ci lascino ancora con un pugno di mosche, come il compratore dell'opera autodistrutta.
Andrea Tirotto