Sui social vietato pubblicare per quale azienda si lavora. Ecco il nuovo codice disciplinare
E’ stato approvato dal Consiglio dei Ministri, il nuovo codice comportamentale dei dipendenti pubblici che, introduce le regole sull’uso dei social media da parte dei dipendenti statali, unitamente ad i comportamenti da adottare per il risparmio idrico ed energetico.
I social, da Facebook a Tik Tok, sono ormai parte integrante della vita quotidiana di ognuno ed è frequente lasciarsi andare in esternazioni, che fino a qualche tempo avremmo fatto davanti ad un caffè in un bar, con al massimo due spettatori senza conseguenze.
I social, invece, contano milioni di utenti e, questo vuol dire che qualunque cosa si dica è direttamente amplificata e può raggiungere l’altro capo del mondo, con le relative conseguenze. Da qui, l’esigenza, per l’apparato statale, di porre un freno a determinate esternazioni, che potrebbero danneggiare la reputazione della pubblica amministrazione.
Dall’approvazione dunque del nuovo codice comportamentale, i dipendenti pubblici dovranno stare particolarmente attenti innanzitutto a quello che pubblicano direttamente.
Spiega il nuovo codice di comportamento, “il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all'immagine dell'amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale». Non solo. Per gli statali che stanno sui social, meglio non mettere riferimenti nei loro profili all'amministrazione per la quale lavorano. Se sulle loro bacheche dovessero apparire commenti offensivi, sarebbe considerata una aggravante. Se dalle piattaforme social, si legge nel nuovo codice di comportamento, sono «ricavabili o espressamente indicate le qualifiche professionali o di appartenenza del dipendente», questo «costituisce elemento valutabile ai fini della eventuale sanzione disciplinare».
Dovranno ancora stare attenti anche ai commenti degli altri utenti a corredo dei propri contenuti - Il dipendente, utilizza gli account dei social media di cui è titolare in modo che le opinioni ivi espresse e i contenuti ivi pubblicati, propri o di terzi, non siano in alcun modo attribuibili all'amministrazione di appartenenza o possano, in alcun modo, lederne il prestigio.