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PNRR Sanità e assistenza territoriale, una svolta possibile

Il piano nazionale di ripresa e resilienza - Salute – punta a realizzare un nuovo modello di assistenza territoriale di prossimità, la cui  attuazione è imprenscindibile da una riforma del modello organizzativo della rete territoriale di assistenza, la missione 6 del pnrr prevede appunto questo, con un forte potenziamento delle rete di prossimità con una rapida presa in carico del paziente , implementando la telemedicina e creando dei luoghi fisici di prossimità dovra’ permettere un agevole risposta del ssn ai bisogni del paziente.

I luoghi fisici sono Ospedali di comunità, Case di comunità e centrali operative territoriali che avendo come interfaccia da un lato il classico ospedale e dall’altro il medico e l'infermiere di famiglia dovrebbero creare una rete efficiente capillare che sviluppi una efficiente capacita' di cura, evitando sovraffolamenti nei pronto soccorso, diventati ormai ammortizzatori sociali di un sistema di cura territoriale assente.Tornando ai luoghi fisici di cura, analizziamo nello specifico cosa dovrebbero essere:

Ospedali di Comunità: il primo atto, a parlare di Odc è stato il piano sanitario nazionale del 2006-08 salvo poi scomparire nei LEA del 2017. Lo standard di riferimento prevede la presenza di almeno 1 Ospedale di Comunità dotato di 20 posti letto ogni 50.000 - 100.000 abitanti. É possibile, prevedere l'estensione fino a due moduli e non oltre, ciascuno di norma con un numero di 15-20 posti letto, per garantire la coerenza rispetto alle finalità, ai destinatari e alle modalità di gestione. Le stanze sono da 1 o 2 o 4 letti. Il PNRR mette a disposizione un miliardo di euro per realizzare 400 ospedali di Comunità, riservando almeno il 40% delle risorse alle regioni del mezzogiorno.

Case di Comunità: la vera spina dorsale della riforma, la Cdc prevede un approccio multidisciplinare facendo convergere stabilmente diverse figure come: medici di medicina generale, infermieri, specialisti ambulatoriali, psicologi. La Cdc potrà essere di tipo Hub o di tipo Spoke; hub con presenza equipe medico infermieristica 24h al giorno 7 giorni su 7 mentre il tipo spoke le prevede dal lunedi’ al sabato 12h al giorno ,e servizi di cure primarie, domiciliari, specialisti delle patologie piu’ prevalenti ,centro prelievi ,servizi diagnostici di base ,integrazione con i servizi sociali. La Cdc Spoke si occuperà di servizi di cure primarie,assistenza domiciliare,presenza di specialisti per patologie ad alta prevalenza,non avra’ un punto prelievi ma saranno garantite comunque prestazioni infermieristiche ,collegamento con la Cdc Hub di riferimento .

Centrale Operativa Territoriale: ossia strutture che svolgono una funzione di coordinamento, dalla presa in carico della persona al raccordo tra servizi e professionisti al fine di assicurare continuità, accessibilità ed integrazione dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria.

Inoltre è prevista la costituzione di equipe mobili distrettuali che soddisfino i bisogni di salute che possono emergere improvvisamente in  una determinata comunità.

Auspicando che tutto quello appena descritto avvenga nel più breve tempo possibile, con una totale e rapida attuazione del piano, che ci porti fuori da questo periodo buio e pericoloso garantendo in pari modo il diritto alla salute, su tutto il territorio nazionale, la salute, un bene che va tutelato soprattutto con la prevenzione per evitare,come avviene adesso costi sociali altissimi e insostenibili , migliaia di operatori sanitari attendono una svolta concreta perche' l'utenza e' comprensibilmente esasperata,esasperazione che nei casi piu' estremi sfocia in aggressioni agli operatori sanitari stessi , professionisti che hanno gia' ampiamente manifestato la resilienza,una terminologia di recente utilizzo, ma insita nel bagaglio umano e professionale di ogni operatore sanitario.