Farina di grillo: è allarme Chitina. È davvero così pericolosa?
Dal 24 gennaio, i grilli, conosciuti perché canterini nelle notti d’estate, sono entrati ufficialmente a far parte della nostra alimentazione. Il via libera è stato dato dall’Europa, che ne ha autorizzato l’immissione sul mercato come nuovo alimento.
Il provvedimento è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale comunitaria. Per un periodo di cinque anni, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente regolamento, 24 gennaio 2023, a distribuire la farina di grillo sarà solo la società Cricket One Co.
L’Unione europea ha approvato l’utilizzo di questa polvere in vari alimenti, tra cui pane, cracker, grissini, barrette ai cereali, nei biscotti, nei prodotti secchi a base di pasta farcita e non farcita, nelle salse, nei piatti a base di leguminose e di verdure, nella pizza, nei prodotti a base di pasta, nel siero di latte in polvere, nei prodotti sostitutivi della carne, nelle minestre o anche nelle bevande tipo birra, nei prodotti a base di cioccolato, negli snack diversi dalle patatine e nei preparati a base di carne, destinati alla popolazione in generale.
Ad una settimana dall’entrata in vigore del provvedimento europeo, è esplosa la chitinofobia, ovvero il timore, che la chitina, componente dell’esoscheletro di questi annali, sia tossica.
Cos’è la Chitina
La chitina, scoperta dal chimico e farmacista francese Henri Braconnot nel 1811, è uno dei principali componenti dell'esoscheletro degli insetti e di altri artropodi, della parete cellulare dei funghi, del perisarco degli idroidi ed è presente anche nella cuticola epidermica, in altre strutture superficiali di molti altri invertebrati e nella parete cellulare di alcune microalghe marine. Dopo la cellulosa, infatti, la chitina è il più abbondante biopolimero presente in natura.
La troviamo quindi non solo nei grilli, ma anche nei gamberi, aragoste, crostacei vari e pure funghi. Cibi che consumiamo senza remore, anzi spesso e volentieri.
Il “difetto” della Chitina è solamente la digeribilità. Non è annoverato tra gli elementi tossici o cancerogeni, a meno che non sia ingerito in quantità sovraumane. Non digeribilità non vuol dire tossicità. Allo stesso modo della chitina, per fare un esempio, non abbiamo nemmeno gli enzimi capaci di degradare la cellulosa, eppure la verdura la mangiamo e le sue fibre insolubili.
L’unico problema riscontrabile riguarda il sovraconsumo, che potenzialmente potrebbe causare infiammazione intestinale e a lungo andare anche cellule cancerogene. Per sovraconsumo, si intende un quantitativo al quale, specialmente in Occidente, non arriveremo mai.