Rissa in sala operatoria e pinza dimenticata addome paziente. Infermieri e medici condannati
È ormai nota la norma giurisprudenziale per la quale, se un paziente subisce danni, nel corso di un intervento in sala operatoria, ad essere condannata sarà l’intera equipe operatoria, secondo il grado di responsabilità. Perché non può valere l’affidamento verso gli altri componenti, ma resta fermo il principio del dovere di reciproco controllo e il principio del coordinamento nell’ambito dell’operatività del gruppo.
E’ quanto ancora una volta affermato dalla Corte dei Conti sezione Toscana n. 74 del 13 marzo scorso che ha condannato per colpa grave medici e infermieri a risarcire l’azienda sanitaria della somma di 60.000,00.
La vicenda
Durante un intervento ad un paziente, che vede il succedersi di due turni di infermieri, scatta una rissa in sala operatoria. Al centro del contendere la modalità con la quale suturare il paziente ed il tipo di filo. La rissa assume toni concitati, tanto che la coordinatrice infermieristica, esce dal suo studio per verificare cosa sta accadendo.
Più medici e 4 infermieri si avvicendano sul tavolo operatorio, nei vari passaggi però, nessuno conta garze e ferri. Nell’addome del paziente, resta così una pinza di ben 17 cm, estratta poi con una seconda operazione.
Ad essere condannati sono sia medici che infermieri
Agli infermieri viene addossato il mancato conteggio dei ferri. Nonostante si siano difesi, accusando i medici di aver creato un clima di confusione e abbiano sostenuto che sono i “medici ad operare accanto al paziente e solo loro possono avere lasciato la pinza senza provvedere a ricercarla ed a recuperarla prima della chiusura", i giudici ribadiscono che, "anche considerando il possibile stato di confusione, quanto meno, sussiste l’omissione della conta dei ferri al passaggio di turno degli infermieri e alla fine dell’operazione”.
Per quanto riguarda i medici, è ben vero, afferma la sentenza, che esiste un ruolo specifico assegnato all’infermiera c.d. "ferrista" rispetto ai conteggi di garze e ferri chirurgici, tuttavia, come sopra anticipato, detto ruolo è condiviso con quello del chirurgo primo operatore. Inoltre i due medici di supporto al primo operatore, erano talmente impegnati nelle loro liti da non hanno provveduto alle conte, neppure dopo la chiusura della cute. Non può non rimarcarsi, afferma la corte, che uno scontro verbale al tavolo operatorio, ripetuto più volte e seguito dall’allontanamento, prima di uno e poi di entrambi i medici, lasciando il paziente anestetizzato da solo con le infermiere, non corrisponde ad un agire diligente, ben concorrendo, anche per questo verso, a segnare la colpa grave dei convenuti.
Il sopravvenire della lite tra i due medici e il comportamento conseguente ha determinato l’assegnazione della quota di responsabilità pari al 30% della frazione riservata alla componente medica.
Da il Sole24ore