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Arresto Cardiaco. Il cervello resta attivo ed è in grado di elaborare pensieri complessi

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 28/09/2023

Professione e lavoroStudi e analisi

New York, 28 settembre- Quando si parla con chi ha superato grazie alla rianimazione cardiopolmonare un arresto cardiaco che ha "spento" il cervello per breve tempo, sono queste le domande più classiche che vengono alla mente: "Cosa hai provato? Cosa hai pensato e cosa ti ricordi?". E in molti casi si tratta comunque di esperienze lucide che si ricordano bene. Il mistero di cosa accade durante un arresto cardiaco sembra essere sempre più vicino a una spiegazione, grazie a una ricerca coordinata da Sam Parnia dell'Università di New York, apparsa su Resuscitation.

Lo studio, che ha preso in esame i dati relativi a 567 pazienti, ha rivelato risultati sorprendenti. Meno del 10% di questi soggetti è stato esaminato, ma tra quelli sottoposti a monitoraggio cerebrale, quasi quattro su dieci hanno mostrato un'attività cerebrale che tornava alla normalità, anche dopo un'ora dall'inizio della RCP o Rianimazione Cardio Polmonare. Questo risultato, evidenziato tramite elettroencefalogramma, suggerisce che il cervello rimane attivo nonostante l'assenza di ossigeno e sangue durante un arresto cardiaco.

I sopravvissuti hanno riportato esperienze potenti e lucide, come la percezione della separazione dal corpo, l'osservazione degli eventi senza dolore o angoscia e una valutazione significativa delle proprie azioni e relazioni. Gli studiosi sottolineano che queste non sono allucinazioni, ma potrebbero essere spiegate da un processo di disinibizione del cervello in assenza di ossigeno e sangue, aprendo la strada a "nuove dimensioni della realtà."

Uno degli aspetti più intriganti scoperti dalla ricerca è il rapido scorrere dei ricordi, che si mettono in ordine dalla nascita alla morte in pochissimo tempo. Questi risultati sfidano la tradizionale convinzione medica che il cervello subisca danni permanenti dopo circa 10 minuti di mancanza di ossigeno.

Sam Parnia, il coordinatore dello studio, ha dichiarato: "Queste esperienze forniscono uno sguardo su una dimensione reale, ancora poco compresa, della coscienza umana che viene scoperta con la morte. I risultati potrebbero anche guidare la progettazione di nuovi modi per riavviare il cuore o prevenire lesioni cerebrali ed avere implicazioni per trapianto."

 

da Repubblica