Se il paziente rifiuta trattamento sanitario, qual è la responsabilità dell’infermiere?
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Il tema del consenso al trattamento sanitario rappresenta un pilastro fondamentale nell'etica assistenziale e nella pratica clinica. La sentenza della Corte di Cassazione Penale, n. 38914 del 2015, pone in evidenza il principio secondo il quale ogni operatore sanitario si trova di fronte a un limite etico e legale quando un paziente rifiuta esplicitamente un trattamento, anche nei casi in cui la mancata esecuzione di questo possa portare a un peggioramento delle condizioni di salute o addirittura alla morte dell'individuo.
Questo principio si radica profondamente nei diritti umani e nella considerazione della persona nella sua totalità, rispettando la sua autonomia e libertà di scelta. Il rifiuto di un trattamento sanitario da parte del paziente rappresenta un diritto inalienabile, riconosciuto e tutelato da vari articoli della Costituzione Italiana e da specifiche normative sanitarie.
Principi Costituzionali e Normativi
Articolo 32 della Costituzione
Questo articolo stabilisce che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non esiste una specifica disposizione di legge che lo preveda. Questo principio sottolinea l'importanza del consenso informato, che deve essere espresso liberamente dal paziente dopo aver ricevuto un'adeguata informazione riguardo al trattamento proposto, ai possibili benefici e rischi associati.
Articolo 13 della Costituzione
Sancisce l'inviolabilità della libertà personale, prevedendo che nessuna restrizione può essere applicata se non attraverso un atto motivato dall'autorità giudiziaria e nei limiti previsti dalla legge. Questo articolo tutela l'individuo da qualsiasi forma di costrizione fisica o psicologica.
Legge 23 dicembre 1978, n. 833
L'articolo 33 di questa legge ribadisce che gli accertamenti e i trattamenti sanitari devono essere volontari, rafforzando il concetto di autonomia del paziente e di consenso informato.
Il Caso Specifico
La vicenda oggetto della sentenza riguarda un infermiere che ha violato questi principi fondamentali, costringendo un paziente all'inserimento di un catetere vescicale contro la sua volontà. L'azione dell'infermiere, che ha compreso l'uso di forza fisica, come l’uso delle polsiere per immobilizzare il paziente, costituisce una violazione grave dei diritti del paziente e dei doveri etici e professionali che incombono su ogni operatore sanitario.
La Corte di Cassazione, condannando l'infermiere per lesione personale, abuso di potere, violazione dei doveri inerenti al pubblico servizio e violenza privata, con l'aggravante dell'abuso nei confronti di un paziente anziano, ha ribadito con forza il principio del rispetto assoluto della volontà del paziente, che deve sempre prevalere nelle decisioni riguardanti trattamenti sanitari.
Il caso in questione evidenzia l'importanza cruciale del consenso informato e del rispetto della volontà del paziente nel contesto sanitario. Questi principi non solo salvaguardano la dignità e l'autonomia dell'individuo, ma costituiscono anche un fondamento etico essenziale per la pratica medica e infermieristica. La sentenza della Corte di Cassazione rappresenta un chiaro monito per tutti gli operatori sanitari sulle conseguenze legali e morali derivanti dalla violazione di questi diritti fondamentali.
da:
- La responsabilità nelle professioni sanitarie (Carlo Piccoli, Alessandro Sarteanesi)
articoli precedenti:
La fonte di legge del profilo professionale dell’infermiere e le attività di competenza
Responsabilità cattivo funzionamento dei dispositivi e macchinari