Iscriviti alla newsletter

Aggressioni in sanità. NurSind: ‘gli infermieri del servizio pubblico i più colpiti’

La Redazionedi
La Redazione
Pubblicato il: 19/09/2024 vai ai commenti

AttualitàGoverno

Le nuove misure messe in campo per contrastare le aggressioni agli operatori sanitari sono un segnale positivo, ma non possono essere considerate sufficienti se non accompagnate da un cambiamento culturale più profondo. È quanto afferma Andrea Bottega, segretario nazionale del Nursind, il sindacato degli infermieri, che durante l'incontro sulla sicurezza presso il Ministero della Salute ha ribadito una critica netta: "Se, come sostiene il ministro Schillaci, il problema delle aggressioni è anche culturale, allora la politica e la classe dirigente devono fare un serio mea culpa. Per anni si è avvelenato il dibattito pubblico con la narrazione dei 'dipendenti pubblici fannulloni', alimentando un clima di sfiducia che ora mostra i suoi effetti devastanti".
Il segretario del Nursind non si limita alla critica, ma punta il dito su cause più profonde. Secondo Bottega, è cruciale sradicare questo convincimento errato che vede nei lavoratori del settore pubblico i principali responsabili delle inefficienze del sistema. Tuttavia, sottolinea, le violenze sono il sintomo di un problema strutturale che non può essere ignorato: "È prioritario intervenire sulla carenza di personale, che contribuisce a scatenare questo fenomeno odioso e mai giustificabile delle aggressioni".
I dati dell'Osservatorio sulla sicurezza Onseps sono allarmanti: gli infermieri risultano i professionisti sanitari più colpiti. Questo rende ancora più urgente una risposta incisiva. Il fenomeno delle aggressioni, osserva Bottega, si intreccia con un problema più vasto, quello della fuga dalla professione. Molti infermieri scelgono di trasferirsi all'estero o di passare al settore privato, dove, secondo i dati regionali raccolti dall'Osservatorio presso il Ministero della Salute, gli episodi di violenza sono molto meno frequenti: solo il 4% delle aggressioni si verifica nelle strutture private accreditate, contro il 96% nel pubblico.
"Rafforzare il nostro Servizio Sanitario Nazionale rimane la sola soluzione per combattere efficacemente questa piaga e rispondere in modo adeguato alla domanda di salute dei cittadini", conclude Bottega. Un appello chiaro che mette in luce la necessità di un cambiamento radicale, sia a livello strutturale che culturale, per garantire la sicurezza e la dignità di chi ogni giorno si prende cura della salute pubblica.