Iscriviti alla newsletter

Decreto PA 2025, stretta sulla mobilità e sui comandi: ecco cosa cambia

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 19/03/2025

AttualitàGoverno

 

l Decreto PA 2025 introduce una nuova disciplina per la gestione del personale nella Pubblica Amministrazione, intervenendo in modo incisivo su mobilità e comandi, con l’obiettivo di contrastare l’uso improprio del personale distaccato e di razionalizzare le assunzioni.

 

Mobilità obbligatoria: almeno il 15% delle assunzioni
Le amministrazioni pubbliche sono ora obbligate a destinare almeno il 15% delle proprie facoltà assunzionali alle procedure di mobilità, privilegiando l’immissione in ruolo dei dipendenti in comando da altre amministrazioni della stessa area funzionale. Per accedere a questa corsia preferenziale, i dipendenti devono aver maturato almeno 12 mesi di servizio continuativo presso l’amministrazione di destinazione e aver ottenuto una valutazione di performance favorevole.
Sono espressamente esclusi dal beneficio i comandati presso uffici di diretta collaborazione o equiparati, per evitare meccanismi agevolati di stabilizzazione di personale politico-amministrativo.

 

Posti vacanti ai concorsi
Le posizioni non coperte tramite mobilità confluiranno nelle procedure concorsuali, che diventano quindi uno strumento residuale rispetto alla priorità assegnata alla mobilità inter-ente.

Sanzioni per chi non attiva la mobilità
Le amministrazioni che non attivano le procedure di mobilità entro l’anno vedranno le proprie facoltà assunzionali ridotte del 15% per l’anno successivo, con adeguamento obbligatorio della dotazione organica. Un meccanismo punitivo che punta a costringere gli enti pubblici a rispettare le nuove direttive.

 

Comandi: fine automatica e divieto di rinnovo
Il decreto stabilisce che i comandi cessino entro sei mesi dall’avvio dei concorsi, e non possano essere riattivati per 18 mesi, anche per personale diverso da quello uscente. Se il dipendente comandato non presenta domanda di inquadramento, il comando termina alla scadenza naturale e il lavoratore non può essere nuovamente comandato presso altre amministrazioni per 18 mesi.

 

MOBILITÀ VOLONTARIA: IL CORTOCIRCUITO TRA DECRETO PA E MILLEPROROGHE
Il quadro si complica sul fronte della mobilità volontaria, dove emerge un conflitto normativo tra il Decreto PA 2025 e quanto previsto dal Milleproroghe 2025. In particolare, l’articolo 1, comma 10-bis del Milleproroghe proroga al 31 dicembre 2025 il termine contenuto nell’art. 3, comma 8, della legge 56/2019, riportando nelle mani delle amministrazioni del Servizio Sanitario Nazionale la facoltà discrezionale di avviare o meno la mobilità volontaria prima dell’indizione di concorsi.

Questo genera un cortocircuito interpretativo: deve applicarsi il Decreto PA 2025, che impone l’obbligo di destinare il 15% delle assunzioni alla mobilità volontaria, o vale il Milleproroghe, che restituisce alle amministrazioni sanitarie la libertà di scelta in materia di mobilità prima del concorso?

In assenza di un chiarimento normativo o interpretativo, le amministrazioni potrebbero trovarsi nell’incertezza su quale norma applicare, con conseguenze dirette sulla pianificazione del personale e sull’avvio delle procedure concorsuali.


Il Decreto PA 2025 intende rafforzare la programmazione vincolata delle assunzioni nella PA, riducendo il ricorso a soluzioni temporanee e favorendo la mobilità inter-istituzionale. Tuttavia, la mancata armonizzazione con il Milleproroghe 2025 rischia di generare confusione, in particolare nel settore sanitario, dove la discrezionalità concessa agli enti potrebbe confliggere con gli obblighi introdotti dal nuovo decreto. Serve un intervento chiarificatore per evitare impasse applicativi e garantire certezza del diritto.