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Lazio: l’infermiere "tappabuchi" è legge

di Chiara D'Angelo

 

Non possiamo non rimanere basiti nel leggere quanto deliberato dalla Regione Lazio nei provvedimenti pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione del 2 aprile scorso (supplemento al n. 27) riguardo ai criteri di accreditamento per l’apertura ed il funzionamento di “strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale che prestano servizi socio-assistenziali” e “strutture che prestano i servizi di Mensa sociale e accoglienza notturna, i Servizi per la vacanza, i Servizi di emergenza e di pronto intervento assistenziale e dei Centri diurni”, assunti con le deliberazioni nn. 124, 125 e 126 del 24 marzo scorso.

Leggiamo sgomenti, nelle disposizioni relative al personale ed alle figure professionali che “Le funzioni di OSS possono essere svolte da: a) infermieri; b) assistenti domiciliari e dei servizi tutelari (ADEST); c) operatori socioassistenziali (OSA); d) operatori tecnici ausiliari (OTA); e) assistenti familiari; f) persone in possesso del diploma quinquennale professionale nel settore dei servizi sociosanitari e titoli equipollenti; g) persone non in possesso dei titoli indicati, con documentata esperienza almeno quinquennale in strutture socioassistenziali residenziali o semiresidenziali o in servizi domiciliari nelle specifiche tipologie di utenza.”

Ed inoltre che “Le funzioni di supporto all’attività dell’educatore professionale possono essere svolte, oltre che da educatori professionali, da: a) infermiere; b) operatori sociosanitari (OSS); c) assistenti domiciliari e dei servizi tutelari (ADEST); d) operatori socioassistenziali (OSA); e) operatori tecnici ausiliari (OTA); f) assistenti familiari; g) persone in possesso del diploma quinquennale professionale nel settore dei servizi sociosanitari e titoli equipollenti; h) persone non in possesso dei titoli indicati, con documentata esperienza almeno quinquennale in strutture socioassistenziali residenziali o semiresidenziali o in servizi domiciliari per le specifiche tipologie di utenza.”

E’ veramente stupefacente l’opera di calpestamento della dignità professionale degli infermieri che deriva da queste righe, che rivelano, nel migliore dei casi, una superficialità istituzionale nella stesura e, nel peggiore dei casi, una deliberata intenzione di ignorare e non considerare una professione, istituita per legge, demansionandola alla funzione di “tappabuchi”.

C’è da chiedersi se gli estensori di questo sconcertante testo abbiano mai letto qualcosa riguardo alla figura professionale dell’infermiere, al DM 739/94 di istituzione del profilo professionale. O se, pur documentati al riguardo, abbiano deliberatamente deciso di "stressare" l’art. 49 del codice deontologico degli infermieri, (che permette, "eccezionalmente", l’assolvimento di mansioni di “rango” inferiore al solo fine di porre rimedio a situazioni di emergenza) tralasciando il piccolo dettaglio che in quanto scritto, non si fa la minima menzione alle situazioni di emergenza e, implicitamente, si fa della normalità l’emergenza, o viceversa.

Nel Lazio dunque l’infermiere è "autorizzato" a fare l’OSS e a fornire supporto agli educatori; quale onore per la professione!

Perché non insignire di pari onorificenza anche i medici? O tutte le altre professioni sanitarie?

E’ vero che le delibere in questione riguardano i criteri di accreditamento, ma è altrettanto vero che se apriamo il varco a questo genere di divagazioni improprie, il già debole argine della nostra professionalità rischia di erodersi ancora di più e più velocemente.

Siamo certi che le nostre rappresentanze, in Lazio ma non solo, daranno voce alle ragioni della Professione, per la sua salvaguardia e per la tutela della sua dignità, ma nel frattempo non possiamo che denunciare la nostra indignazione di fronte all’ennesima beffa (per essere eufemistici) perpetrata ai nostri danni, purtroppo tanto più grave in quanto concepita in seno ad un’Istituzione, la Regione, che ha un peso determinante nel governo della sanità.

 

Leggi Bollettino Ufficiale della Regione Lazio numero 27, supplemento 1 del 02/04/2015, QUI