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Antibiotici Endovena a domicilio: l' Aquila capofila del progetto.

In tempi crudi di Spending Review, forestierismo eufemico che evoca sensazioni meno sgradevoli rispetto a espressioni come “decapitalizzazione sanitaria”, ipotizzare progetti di risparmio che contemporaneamente rivestano il ruolo di soluzioni perequative per il paziente e rispettino la dignità professionale è un po’ come sperare di risolvere un Cubo di Rubik senza criterio: un tassello rimane fuori e scompagina l’intera struttura.

Un interessante disegno di studio però, viene proposto dall’ASL Avezzano-Aquila-Sulmona: l' utilizzo di antibiotici per via endovenosa in gestione ADI. Tale prestazione assistenziale viene riservata oggi agli ambienti ospedalieri per l’ importanza stessa che riveste il canale di somministrazione; by-passando infatti le vie digestive naturali i farmaci ad uso vasale hanno una biodisponibilità assoluta del 100% e di conseguenza necessitano di un profilo di sicurezza clinico più scrupoloso. Il progetto presentato da questa ASL è rivolto soprattutto alla gestione di quelle patologie che necessitano di una lunga degenza clinica e che quindi comportano una spesa media giornaliera sempre più difficilmente sostenibile.

Il disegno prevede due linee di indirizzo. La prima, condotta rigorosamente in ambiente ospedaliero: dopo valutazione Medica sul tipo di patologia e impostata la terapia antibiotica più efficace le prime somministrazioni verranno condotte nello stesso nosocomio dando la possibilità di seguire in itinere il primo attecchimento della terapia sul paziente.

In seconda battuta la gestione dell' antibiotico-terapia verrà tenuta presso il domicilio del paziente, opportunamente somministrata ed in supervisione del personale ADI. In questa direzione si abbatterebbero alcuni costi esosi relativi alla durata del ricovero pur continuando a garantire al paziente la continuità assistenziale farmacologica e valorizzando il personale Infermieristico che si farà garante della corretta somministrazione e controllo. Una riflessione sulla figura dell'Infermiere di famiglia ci è d'obbligo: abbiamo già accennato molte volte a questa figura che qui potrebbe entrare in gioco come parte essenziale di un progetto che unisce più realtà sanitarie fisicamente dislocate ma unite dallo stesso filo conduttore. Negli altri Stati esistono veri e propri modelli che analizzano alcune dimensioni del Nursing secondo i programmi terapeutici che si muovono in ambiente domiciliare.

Sarebbe interessante applicare il modello dell’ Infermiere di Famiglia ad una realtà come quella proposta dalla ASL succitata. Prima di tutto, lo ripeteremo ossessivi, rappresenterebbe un ricco terreno di coltura dove permettere la fermentazione di tante conoscenze che oggi come oggi rimangono ancora ascritte alla sfera potenziale; conoscenze che possono produrre letteratura infermieristica consultabile e condivisibile. E poi questo tipo di approccio non sarebbe mirato solo alla prestazione Infermieristica  ma si avvarrebbe di un back-ground di più ampio respiro, concettualmente mirato a:  prevenzione delle ricadute, abbattimento dei fenomeni di farmaco-resistenza,  controllo degli effetti collaterali, mantenimento della salute, potenziamento delle facoltà residue … in breve, un' analisi condotta sempre con sguardo olistico sull’ individualità della persona, la centralità dell’ individuo nel processo di cura.

Dunque progetti volti al contenimento delle spese nell’ economia delle aziende sanitarie e che in concomitanza salvaguardino il diritto inossidabile all’ accessibilità pubblica ai sistemi e non ledano la dignità di chi esercita la professione sono sicuramente ottimi propellenti di questi tempi.

Ci auguriamo che questa esperienza possa valorizzare e arricchire la categoria Infermieristica, aumentare le conoscenze a nostra disposizione e fornire modelli di gestione su questa nuova frontiera della terapia endovenosa antibiotica domiciliare.