DDL Gelli sulla responsabilità professionale: i dubbi di un infermiere...
Pubblichiamo di seguito un intervento di Alfonso Megna, un collega infermiere, sul tema della responsabilità professionale e del disegno di legge Gelli, che sta percorrendo il suo iter parlamentare con l’obiettivo di arrivare in porto entro l’anno.
Le riflessioni critiche di Megna riguardano l’approccio con cui ci si è avvicinati ed addentrati nel tema della responsabilità professionale. Secondo il collega, ancora una volta, si è voluta percorrere una “scorciatoia”, puntando alla diminuzione del contenzioso sulla responsabilità professionale e non cercando la riduzione del rischio clinico, alla base del contenzioso stesso. La piattaforma statistica su cui si è lavorato è stata quella delle controversie legali degli ultimi cinque anni, e non un’articolata analisi dei sistemi di risk management in sanità, al fin di individuarne criticità e spazi di miglioramento. Insomma, secondo Megna, il DDL punta a far si che ci siano meno cause per la responsabilità professionale, e non, come sarebbe più opportuno, che diminuiscano gli errori attraverso un accurata gestione del rischio clinico.
In parallelo, sempre secondo il collega, sembra si stia complicando la via per il cittadino per vedere riconosciuto il conforto del danno ricevuto, suddividendo i livelli di responsabilità fra contrattuale ed extra contrattuale, in capo alla struttura sanitaria o al singolo professionista, cui perolmeno viene esclusa la colpa grave nel caso commetta errori pur rispettando le linee guida. Linee guida che non si capisce chiaramente da chi dovranno essere redatte; l’Istituto Superiore di Sanità le “elenca”, ma nella stesura potrebbero avere un ruolo determinante le società scientifiche e farmaceutiche, il peso delle quali non è certo ininfluente sul livello di garanzia per il cittadino.
E poi c’è l’aspetto economico, il Fondo di Garanzia e il ruolo delle assicurazioni private, obbligatorie per strutture e professionisti.
DLL GELLI: NUOVE REGOLE PER LA RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE. TRIONFO O BEFFA?
Il nostro Governo continua a lavorare sull’approvazione della nuova legge sulla responsabilità professionale.
Si afferma che la normativa vedrà la luce entro il 2016.
Ci siamo quasi! Allora, mi sono preoccupato di leggermi il testo già approvato dalla Camera dei Deputati. Una norma fortemente voluta dal legislatore poiché racchiude in sé la ricetta magica per ridurre i costi assicurativi a carico del SSN.
Quando mi sono documentato sullo scopo della legge, ho pensato che esistesse un’unica strada da percorrere. La gestione del rischio clinico. Da professionista sanitario, ho immaginato che l’unico valido modo per ridurre i premi assicurativi, potesse essere quello di limitare i casi di malasanità.
Ho pensato che il Governo volesse porre in essere nuovi accorgimenti, a breve, medio e lungo termine, per migliorare la gestione del rischio clinico. Meno errori=meno risarcimenti=riduzione dei premi assicurativi. Per parafrasare un famoso spot: prevenire è meglio che curare.
Con grande sorpresa, mi accorgo che il Governo ha deciso di percorrere l’ennesima scorciatoia. Riduciamo i premi attraverso la diminuzione delle denunce e dei contenziosi. Facciamo molta attenzione alla differenza che intercorre tra la strada più impegnativa e la scorciatoia. L’espediente adottato dalla normativa, a mio parere, è che la riduzione dei contenziosi è legata a una maggiore difficoltà, per il cittadino, d’intraprendere questo percorso. La complessità è racchiusa nella prima grande modifica. Il risarcimento civile è stato diversificato. Se si denuncia l’azienda, rientriamo in quella che è definita “responsabilità contrattuale”. Quest’ultima prevede dieci anni di prescrizione e l’onere della prova a carico dell’azienda. Se denunciamo il sanitario (solitamente è lui che sbaglia) la responsabilità diventa “extracontrattuale”. La prescrizione è ridotta a cinque anni, e l’onere della prova è carico del paziente. Il quesito che mi pongo è se il paziente è davvero in condizione di esercitare questo diritto. L’unica arma che ha è la richiesta delle cartelle cliniche, che non essendo informatizzate, “potrebbero” contenere omissioni o errori che inficerebbero il giudizio.
Obiettivamente una nota positiva l’ho intravista in questo disegno di Legge.
È eliminata la colpa grave per i professionisti che cagionano un danno pur rispettando le linee guida e i protocolli.
Questo mi sembra doveroso. Se un professionista agisce secondo scienza, adottando comportamenti basati su evidenze scientifiche, non deve essere incolpato con gravità. Un punto di vista, messo in sospensione, poiché in attesa di conoscere l’ente che redigerà queste linee guida. Se fosse garante l’ISS (come sembra ipotizzare il disegno di legge) tutto andrà bene, se la stesura fosse delegata a società scientifiche connesse a multinazionali produttrici di farmaci e/o presidi, allora aspetterei ad applaudire quest’aspetto. Purtroppo il DLL specifica solo che le linee guida siano elencate dall’ISS che si può avvalere di società scientifiche. Direi essere un po’ vago.
È previsto un fondo di garanzia che possa risarcire i malcapitati in caso d’insolvenza da parte delle assicurazioni, che restano obbligatorie e a carico delle aziende e dei professionisti.
Un disegno di legge che prevede importanti modifiche. Si cerca ancora una volta il risparmio ad ogni costo, e ancora una volta questo risparmio potrebbe andare a discapito dei cittadini. Una legge di questa importanza sembra essere una grossa pezza su una carente normativa nell’ambito della responsabilità professionale.
Non si può varare una legge su quest’argomento senza un preventivo accertamento di quello che è il risk management. Come si può pensare di intervenire sul problema cattiva sanità non rincorrendo l’errore, OPS non prevenendo l’errore. La Legge non ha atteso alcuno studio su com’è gestito il rischio clinico, non ha verificato l’applicazione della normativa sulla prevenzione del danno. Il DLL è basato su dati strettamente correlati al contenzioso. Si sono studiati gli ultimi cinque anni di ricorsi con il solo scopo di diminuire la spesa, senza cercare di eliminare il problema.
C’è un detto: la vita è come un soldo, ci puoi comprare tutto, ma una volta sola.
Siamo sicuri di spendere bene il nostro soldo con questa legge?
Questa l’opinione di un professionista sanitario, l’opinione di un infermiere.
Alfonso Megna