Commissione Sanità Regione Sardegna: approvata rete ospedaliera. Ats e Aou Sassari: presentazione dell'atto aziendale
Ho sempre pensato che il riordino del Servizio Sanitario della Regione Sardegna fosse un atto importante ed improcrastinabile. Non era più pensabile che la sanità in Sardegna continuasse a pesare per metà del bilancio regionale. E' evidente la disparità tra costi di produzione e qualità del servizio reso. Personalmente ho anche sempre pensato che la gravità di questa situazione fosse legata più a questioni politiche che a squisite ragioni di bilancio. La sanità in Sardegna ha sempre rappresentato un ottimo sistema di mutuo sostegno tra conservazione di potere e clientela; questo ormai è nei fatti e in qualche caso, agli atti della magistratura. Ho anche sempre pensato che il problema più grosso non fosse tanto rappresentato dalla specificità di un sistema che deve garantire salute a un milione e seicento mila persone in una terra vastissima, quanto dall'incapacità delle varie direzioni che negli anni si sono succedute al comando si Asl e ospedali, di mettere a regime il sistema, di farlo funzionare e di renderlo efficace ed efficiente. Colpa della politica certamente che non ha mai liberato il campo dalla sua ingerenza come dicevamo, rimandando nel tempo un vero piano di riordino a partire dal territorio e dai costi delle forniture.
Non si poteva che salutare con favore quindi la legge di riforma presentata dall'attuale giunta se non fosse che da subito, il progetto ha presentato tappe di intervento a mio avviso completamente ribaltate rispetto ad una progressione che avrebbe dovuto invece creare consenso soprattutto per le scelte meno popolari. Sordi ad ogni suggerimento, i governanti di turno hanno deciso che la prima cosa da fare fosse l'accorpamento di alcuni ospedali (eclatante il caso di Sassari), poi la creazione di un'unica grande Azienda per la Tutela della Salute al posto delle vecchie Asl, quindi il riordino della rete ospedaliera e da ultimo quello della sanità territoriale, con in mezzo la nascita di un'altra autonoma Azienda Regionale per l'Emergenza Urgenza. Cominciare dal tetto anziché dalle fondamenta per costruire una casa è qualcosa che nessun ingegnere si è ancora spinto a fare. In Regione Sardegna ci siamo riusciti e così ancora oggi, gli ospedali non sanno dove mandare a ricovero un paziente che ha bisogno di cure di bassa intensità, perché il territorio è privo di qualsivoglia struttura o servizio mentre:
- ci si bea di avere il super manager meglio retribuito d'Italia con tutto il suo staff;
- non si racconta la verità sulla soppressione delle vecchie asl che di fatto hanno solo cambiato nome e sulla quantità di risparmi che questo determina;
- si sono create realtà ospedaliere mostruose come quella di Sassari e Cagliari che da due anni sopravvivono a tutto quanto di mal fatto finora grazie alla sola abnegazione del personale;
- non c'è traccia della centrale unica di acquisto avendo sperimentato con successo la pratica della gara unica con un Asl ora Area Socio Sanitaria locale capofila, quale strumento per il raggiungimento di forti risparmi;
- non c'è traccia della nuova Areus di cui non si sentiva e continua a non sentirsi il bisogno e che non è dato sapere cosa costerà in più.
Insomma lo spettacolo finora offerto non mi è parso dei migliori considerata la mobilitazione della società civile, sindacati, sindaci, comunità intere, mamme, operatori, chi per ragioni fondate chi meno.
Poichè the show must go on, come cantava Mercury nella famosa canzone, si è arrivati allo snodo cruciale della rete ospedaliera che la commissione sanità ha finalmente liquidato dopo due anni di discussioni e patemi con minacce di crisi, abbandoni, dimissioni, elezioni e chi più ne ha più ne metta e una regione intera che urla di protesta. Liquidata certamente, grazie a quella capacità di fare sintesi che caratterizza l'attuale giunta, direbbe il politico intervistato. In realtà, si sa bene che quello su cui poggia è un equilibrio politico, legato alle forze che sostengono la giunta e alle capacità delle varie anime, correnti e correntine, di salvare la propria area di influenza non già a vantaggio dell'economia complessiva di ogni cittadino ma a conservazione della specie, quella del politico ovviamente. Liquidata non significa approvata e da qui a quando il testo, giungerà in aula a settembre, ne vedremo e sentiremo ancora tante e sono certo, non mancheranno sorprese in aula. Si perché il testo continua a scontentare molti a causa di soppressioni, salvataggi, promozioni ecc. di questo o quel servizio, di questo o quell'ospedale. Quando si fanno le cose alla rovescia il risultato non può che essere il caos. La storia dirà se io come tanti altri, mi sono sbagliato o meno, non già sul merito del piano, quanto sulla modalità con cui sarà portato a termine, si spera.
Un attimo prima veniva presentato l'atto aziendale dell'Azienda Tutela Salute che il direttore Generale Moirano ha illustrato in un primo incontro a Cagliari cui seguiranno altri nelle varie aree socio sanitarie. Un atto molto importante, che solo successivamente genererà dettagli particolari, certamente complesso per la gran quantità di organismi cui deve dare struttura organizzativa, operativa e linee generali di funzionamento, al quale, in prima lettura, l'occhio dell'infermiere non può che guardare con attenzione almeno nella parte in cui viene istituito il Dipartimento delle Professioni Sanitarie. Un organismo mai esistito prima che svolgerà le funzioni di programmazione, indirizzo e controllo relative al personale delleprofessioni sanitarie appartenenti alle aree professionali, infermieristiche, ostetriche, tecnico-sanitarie, preventive, riabilitative e di supporto alle attività assistenziali. Non è chiaro se il dipartimento avrà pieni poteri in tema di dotazione organica. La ricognizione iniziata da qualche tempo ha già prodotto come primo risultato qualche dichiarazione che definisce il personale "sufficiente ma mal distribuito". Dichiarazioni che ci si augura non riguardi il personale infermieristico , di supporto e medico, in affanno in ogni corsia di ogni ospedale.
Di più facile lettura, se non altro per ragioni di dimensione, l'attesissimo atto aziendale della rinnovata Azienda Ospedaliero Universitaria di Sassari che, ricordiamo, ha acquisito il più grande ospedale del Nord Sardegna, il SS Annunziata, ceduto dalla asl alla più piccola Aou contrariamente agli indirizzi generali nazionali che suggeriscono certamente la fusione tra aziende ma con l'acquisizione delle Aou alle Asl e non viceversa; in Sardegna per una volta siamo andati oltre, verso un oltre indefinito che al momento, cioè da quando la fusione alla rovescia è stata realizzata, ha prodotto la più grave crisi che il sistema ospedaliero della città di Sassari avesse mai conosciuto e che ha portato cittadini e lavoratori in piazza. Anche in questo caso, il corpo infermieristico non potrà che apprezzare la nascita del Dipartimento delle Professioni Sanitarie che avrà “la responsabilità del governo dei processi di assistenza infermieristica, ostetrica, riabilitativa, tecnico-sanitaria e della prevenzione. La responsabilità della gestione delle risorse umane delle professioni sanitarie nei diversi ambiti che operano funzionalmente all'interno dei Dipartimenti di Assistenza, a cui assicura la massima collaborazione e supporto assicurando flessibilità ed efficacia”. Come era prevedibile, l'atto ha da subito rinnovato l'eterna lotta tra medici ospedalieri ed universitari che vedrà la battaglia finale svolgersi sul campo della definizione organizzativa dei vari settori per cui il Direttore Generale D'Urso, d'intesa con il Rettore, ha lasciato ampi spazi di manovra e di confronto.
Se da una parte il corpo infermieristico può avere una qualche voce in capitolo e qualche spazio d'iniziativa, dall'altro risulta ancora lunga la strada che deve portare alla certificazione dei fondi contrattuali che ricordiamo, dal 2007 ad oggi non è mai avvenuta e per cui la Regione Sardegna ha dovuto scrivere linee di indirizzo risolutive. Questo dovrebbe anche essere preludio alla definizione della pianta organica con la certezza che la dotazione attuale, comprensiva di tutti i tempi determinati e gli interinali, continua ad essere insufficiente e lo sarà ancora di più quando la micro organizzazione derivante dall'atto aziendale, avrà istituito nuovi servizi e riorganizzato altri. Insomma, in Sardegna il caldo torrido di questi giorni, almeno per quanto riguarda le questioni sanitarie, non è detto che abbandoni presto la regione e che invece non faccia aumentare ancora la temperatura ancora di più.
Andrea Tirotto