Oltre 10.000 infermieri aggrediti in un anno: un'emergenza ignorata
Oggi 12 marzo 2025, l'Italia celebra la Giornata Nazionale di Educazione e Prevenzione contro la Violenza nei confronti degli Operatori Sanitari e Socio-Sanitari. Questa ricorrenza, istituita nel 2020 dal Ministero della Salute, ha l'obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni su un fenomeno allarmante e in costante crescita: le aggressioni fisiche e verbali subite da infermieri, medici e personale sanitario nei luoghi di lavoro.
Gli Infermieri: la Categoria Più Colpita
Se la violenza nei confronti degli operatori sanitari è un problema diffuso, gli infermieri rappresentano la categoria più colpita, con oltre il 58% degli episodi di aggressione registrati nel 2023. Secondo i dati raccolti dall'Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie (ONSEPS), oltre 10.000 infermieri hanno subito un'aggressione fisica o verbale nell’ultimo anno.
Le donne infermiere risultano essere le più vulnerabili, con il 75% delle vittime totali appartenente al genere femminile. Gli episodi avvengono prevalentemente nei pronto soccorso (45%), nei reparti di degenza (35%) e nei servizi di assistenza domiciliare (20%).
Le Cause della Violenza contro gli Infermieri
Gli infermieri sono in prima linea nell’assistenza ai pazienti e ai loro familiari, il che li espone maggiormente al rischio di aggressioni. Tra le principali cause della violenza contro questa categoria spiccano:
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Mancanza di personale: gli infermieri lavorano spesso in condizioni di sottorganico, con turni massacranti e carichi di lavoro insostenibili. Questo porta a ritardi nell’assistenza e genera frustrazione nei pazienti e nei familiari.
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Tempi di attesa eccessivi: nei pronto soccorso e nelle strutture ospedaliere sovraffollate, gli infermieri si trovano a gestire pazienti esasperati e familiari impazienti, diventando il bersaglio diretto di insulti e aggressioni.
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Assistenza domiciliare: infermieri che lavorano presso il domicilio del paziente sono più esposti ad attacchi, specialmente quando assistono pazienti psichiatrici o in contesti familiari complessi.
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Sfiducia nei confronti del personale sanitario: negli ultimi anni si è registrato un crescente clima di ostilità nei confronti degli operatori sanitari, alimentato da disinformazione e teorie complottiste.
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Aggressioni da parte di pazienti psichiatrici: una percentuale significativa degli episodi di violenza proviene da soggetti con disturbi mentali, spesso in stato di agitazione o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Conseguenze Fisiche e Psicologiche per gli Infermieri
Subire un’aggressione sul posto di lavoro ha effetti devastanti non solo a livello fisico ma anche psicologico. Il 42% degli infermieri vittime di violenza sviluppa ansia e stress cronico, mentre il 28% riporta sintomi da disturbo post-traumatico da stress (PTSD). Questo porta a un aumento dell’assenteismo e, in molti casi, alla decisione di lasciare la professione.
Molti infermieri dichiarano di sentirsi abbandonati dalle istituzioni e privi di tutele efficaci. Alcuni evitano di denunciare le aggressioni per timore di ritorsioni o perché considerano ormai "normale" subire insulti e minacce sul lavoro.
Le Misure di Prevenzione e Sicurezza
Negli ultimi anni, le istituzioni hanno messo in campo diverse misure per contrastare la violenza contro gli infermieri e gli altri operatori sanitari. Tra le più significative troviamo:
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Potenziamento della sicurezza negli ospedali: aumento del personale di vigilanza, installazione di telecamere di sorveglianza e pulsanti d’emergenza nei reparti a rischio.
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Formazione specifica per gli infermieri: corsi di gestione del conflitto, comunicazione con pazienti aggressivi e tecniche di autodifesa.
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Inasprimento delle pene: con la legge n. 113 del 2020, le aggressioni agli operatori sanitari sono considerate reati gravi, puniti con pene fino a 16 anni di reclusione.
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Protocolli di emergenza: alcune regioni hanno attivato linee telefoniche di emergenza per gli infermieri vittime di violenza, permettendo un intervento tempestivo delle forze dell’ordine.
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Supporto psicologico: l’introduzione di sportelli di ascolto e servizi di counseling per gli operatori vittime di aggressioni.
Le Proposte
Nonostante le misure adottate, la situazione rimane critica e gli infermieri continuano a chiedere maggiore protezione. Le associazioni di categoria propongono:
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Aumento degli organici per ridurre il sovraccarico di lavoro e migliorare la qualità dell’assistenza.
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Introduzione dell’infermiere di comunità per supportare i pazienti fragili e ridurre la pressione sugli ospedali.
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Obbligo di denuncia per gli episodi di violenza: molti infermieri evitano di segnalare le aggressioni per paura di ripercussioni, rendendo difficile quantificare l’entità del fenomeno.
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Rafforzamento della protezione legale per gli infermieri, includendo assistenza legale gratuita per le vittime di aggressioni.
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Campagne di sensibilizzazione permanenti, per educare la popolazione al rispetto degli operatori sanitari e contrastare la cultura della violenza negli ospedali.
La Giornata Nazionale contro la Violenza sugli Infermieri e gli Operatori Sanitari deve essere un’occasione per mettere in atto azioni concrete, che vadano oltre la semplice denuncia del problema. Gli infermieri rappresentano il pilastro del nostro sistema sanitario e meritano di lavorare in sicurezza, senza il timore costante di subire aggressioni.
È necessario che istituzioni, cittadini e strutture sanitarie collaborino per creare un ambiente di lavoro più sicuro e dignitoso. Solo attraverso investimenti mirati, formazione e un cambiamento culturale sarà possibile fermare questa spirale di violenza e restituire agli infermieri il rispetto e la tutela che meritano.