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Non solo Trivulzio. L’RSA degli orrori a Torino, parla un’Infermiera: urlavano e ci spaventavano, nessun dpi per noi

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 30/04/2020

AttualitàCoronavirusNurSind dal territorioPiemonte

Il convitto-cimitero è Il Convitto Principessa Felicita di Savoia di Torino, forse la Rsa più prestigiosa della capitale piemontese, la telefonata è quella di un’infermiera, piange e tossisce, chiede aiuto, chiede di chiamare la Procura, quella RSA deve chiudere.

L’infermiera, positiva al Covid-19, è a casa, questa è la sua disperata testimonianza rilasciata al quotidiano TPI, alla giornalista Selvaggia Lucarelli:

 “E’ il primo giorno che riesco ad alzarmi, sono devastata da due settimane di febbre e tosse, non so quanto ancora riuscirò a parlare. Registrate tutte le mie parole, tanto io lì non andrò mai più, tornerò nel mio paese. Non importa quello che accadrà a me, a chi lavora lì, troveremo un altro lavoro e Dio ci proteggerà spero, ma quel posto deve chiudere. Lì dentro non c’è più niente da fare”.

Io litigavo perché non avevamo neppure il disinfettante per le mani, dicevo “vergogna”, non lavavano i corridoi, i vetri, non sanificavano le stanze, i termometri con cui ci misuravano la febbre non funzionavano. Poi urlavano sempre, ci spaventavano, noi eravamo senza le protezioni per lavorare, una collega ha fatto delle visiere di plastica a mano. Sono iniziati decessi strani al primo piano e non si faceva niente, ho parlato con un parente che mi diceva “Io sono tranquillo, mia madre è al primo piano, mi hanno detto che lì va tutto bene” e io volevo dire “certo che può stare tranquillo, quelli del primo piano sono morti quasi tutti”. L’infermiera è addolorata per i parenti dei “nonnini”.

“Non ci dicevano niente di chi faceva i tamponi, noi abbiamo visto che a Pasqua dei medici cominciavano con le terapie per il Covid ad alcuni pazienti, ma non capivamo niente. Io voglio parlare col signor G., voglio il suo numero per chiamarlo anche se sono stanca, non deve fare il funerale a suo papà senza fargli fare un tampone anche da morto, io gli voglio dire tutto quello che ho visto, deve sapere. Io mi sono preoccupata di imboccare i nonnini, di vedere se aprivano la bocca, ci hanno fatti ammalare tutti, a noi e ai nonnini”.

 

Io sono devastata, ho al febbre da due settimane a casa da sola, quando ho sentito che al Convitto avevano iniziato a fare i tamponi al personale ho chiamato 20 volte lì per chiedere di mandare qualcuno a farmelo ma niente. La terapia che sto seguendo mi ha fatto venire una forte tachicardia, pensavo di morire a casa, ora prendo la Tachipirina, la mia dottoressa mi ha inserita nella lista della Asl ma nessuno è mai venuto a casa. Io voglio sopravvivere per tornare per sempre nel mio paese, ma prima voglio parlare perché lì sono dei bugiardi, hanno nascosto tutto. Quel cimitero di convitto deve chiudere. Vi prego, denunciate tutto, fate qualcosa per quei nonnini”.

 

Cosa sta succedendo al Convitto Principessa Felicita di Savoia di Torino

A fine febbraio la struttura interrompe le visite ai 216 pazienti e successivamente, a marzo, anche alle badanti private.

Le email inviate ai parenti nelle settimane successive sono rassicuranti: è tutto sotto controllo. Il primo marzo subentra una nuova cooperativa con una nuova coordinatrice del personale. Il 15 aprile, subito dopo Pasqua, una mail dalla Rsa inviata dal direttore Davide Tomasiello informa tutti i familiari che ci sono 4 pazienti positivi al Coronavirus, ma che gli ospiti ammalati sono stati isolati e non si registrano casi sospetti. Insomma, tutto sono controllo.

Tre giorni dopo arriva una nuova mail ai parenti: questa volta viene comunicato un decesso nella struttura per Coronavirus. Segue la frase: “Siamo vicini ai parenti che soffrono, desideriamo sostenere i nostri lavoratori alcuni dei quali COMINCIANO ad ammalarsi. Seguiremo le indicazioni dell’Unità di crisi, la Asl ha comunicato che saranno fatti tamponi a tutti gli ospiti e i pazienti. Scusate se la comunicazione è difficoltosa “.

Tre giorni dopo una nuova mail: sono morti 8 ospiti ma “Solo uno era sicuramente affetto da Covid, per altri 5 si spettava il contagio, per gli ultimi due no. Alcuni ospiti hanno la febbre, le assenze per malattia iniziano ad essere numerose”.

Due giorni dopo l’ennesima mail, questa volta per annunciare che la maggior parte degli operatori è ammalata e devono assumere nuovo personale con il supporto dell’Unità di crisi. Si specifica che “con la consueta trasparenza” tutti saranno informati. Oggi 25 aprile arriva un’altra mail: “Scusate ma dobbiamo sospendere le videochiamate con i parenti e la nostra mail era intasata per le troppe richieste, non inviate mail dopo le 21,00”.

 

Cosa sta succedendo?

 

Da TPI.it