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Negli Usa l'infermiere guadagna 125 mila euro annui. Ecco gli stipendi nel mondo

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 12/05/2021 vai ai commenti

AttualitàCronache sanitarie

Secondo l’ultimo rapporto Ocse, in Italia mancherebbero dai 50 ai 60 mila infermieri, a questo catastrofico gap si aggiungono i posti vacanti lasciati dai pensionamenti agevolati dalla formula quota 100 ed un nuovo fenomeno emerso durante la pandemia, ovvero quello dell’abbandono della professione.

Uno studio che ha coinvolto sette Paesi Europei, ha dimostrato che in Italia, Francia e Germania, ci sono i più alti livelli di intenzione di lasciare la professione infermieristica.

In Italia è emerso che il 34,4% degli infermieri prevede di lasciare l’ospedale ad un anno dell’assunzione ed il 43,8% aveva inviato richiesta di trasferimento. La letteratura ha dimostrato che l’intenzione di abbandonare la professione nasce da una condizione psicologica negativa di risposta alle condizioni organizzative di lavoro, alla si aggiunge il mancato riconoscimento economico, gli stipendi degli infermieri sono tra i più bassi in Europa e nel mondo.

Sempre da dati OCSE, pubblicati dalla FNOPI, in occasione della Giornata Internazionale degli Infermieri, emerge che gli infermieri italiani sono i meno pagati tra quelli degli Stati maggiormente industrializzati in Europa e in tutto il mondo occidentale.

Ai 32.479 mila euro l’anno per gli infermieri italiani, valore medio riferito al 2017, si contrappongono i 125.000 euro annui degli infermieri californiani o ancora gli 83 mila  euro annui degli infermieri del Lussemburgo.

 

 

 

Di seguito i punti salienti del documento della Fnopi - SCHEDA INFERMIERI 12 maggio 

GLI ORGANICI:

Il numero di medici è superiore alla media dell’UE; quello degli infermieri è inferiore. Secondo il “Profilo della Sanità 2019” dell’Italia pubblicato dall’OCSE e dalla Commissione Europea nel 2020, il numero dei medici in Italia,è superiore alla media dell’UE: 4,0 rispetto al 3,6 per 1.000 abitanti nel 2017(ma calano i medici di famiglia e, comunque, la loro età media è superiore ai 55 anni)mentre si impiegano meno infermieri rispetto a quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale (a eccezione della Spagna) e il loro numero è notevolmente inferiore alla media dell’UE (5,8 infermieri per 1.000 abitanti contro gli 8,5 dell’UE).

 

Secondo i dati Eurostat, l'Ufficio Statistico dell'Unione Europea,nel2016, l’Italia aveva 557 infermieri ogni 100.000 abitanti(negli anni successivi sono diminuiti), mentre sei Paesi dell’Ue 28,tra cui i maggiori partner(come Germania e Francia), superavano i 1.000(dai 1.172 del Lussemburgo ai 1.019 della Francia) e altri sette, tra cui il Regno Unito, erano comunque tra i 981 infermieri per 100.000 abitanti della Danimarca e i 610 dell’Estonia. Anche volendo solo raggiungere il livello medio di questi Paesi,inItaliamancherebberotrai50ei60milainfermieri.Per farlo ci si dovrebbe adeguare all’Europa, prevedendo più infermieri in formazione e occupazione, con evidenti progressi nell'eliminazione della carenza globale entro il 2030. La Commissione Europea sottolinea che tutti i Piani nazionali per la realizzazione della copertura sanitaria universale formulano proposte specifiche per migliorare e sviluppare il ruolo degli infermieri come professionisti della salute più vicini alla comunità. Almeno il 75% dei Paesi ha un infermiere con responsabilità di “alta gestione in materia di salute”: quel che serve è una rete globale di leadership infermieristica.

 La perdita di organici legata ai blocchi del turnover

Dall’ultimo contratto, prima di quello del 2018,per ragioni di contenimento economico, si sono susseguiti numerosi blocchi del turnover (il ricambio fisiologico del personale) superati solo dai provvedimenti introdotti dal DL Crescita nel 2019.Questi,gli effetti sugli infermieri, considerando che in anni intermedi (nel 2017 ad esempio) la carenza è stata anche maggiore.

 Gli effetti della carenza sulla salute dei pazienti

Pochi infermieri riducono anche il livello di assistenza erogato dai servizi. Questo è un fatto ormai evidente anche dai Report internazionali sopracitati. Esiste, tuttavia, un preciso Studio internazionale che mette in correlazione in numero di assistiti in carico a ogni infermiere (nel servizio pubblico) e lega a ogni paziente in più rispetto a uno standard medio di 6 per professionista, un rischio aumentato di mortalità del 5-7%(ma in alcuni servizi, come le Terapie Intensive o l’assistenza pediatrica, il rapporto diminuisce a 4 e anche a 2 pazienti per infermiere).

 Occupazione

Gli infermieri occupati sono circa 385mila su oltre 454 mila iscritti agli Albi: rappresentano quasi la metà di tutti i professionisti che lavorano in sanità. La quasi totalità degli infermieri lavora nella Sanità e, di questi,268milacirca alle dipendenze del Servizio sanitario. Solo una piccola minoranza, 4mila per l’esattezza, in classi di attività economiche diverse.

La grande maggioranza degli infermieri (77,7%) lavora nei servizi ospedalieri. Ci sono poi quelli in part time (soprattutto donne, 98%): 27.500 (ogni tre corrispondono a un’unità lavorativa full time).Infermieri libero-professionisti (iscritti Enpapi): 37milaCirca 78milainfermieri lavorano in strutture private (come dipendenti o con diversa contrattualizzazione: ambulatori, cliniche ecc.)

Circa 70milainfermieri sono pensionati e iscritti agli Ordini Infermieri con le stellette (polizia e militari): 2.000Gli infermieri dirigenti sono circa 4mila(1.500 titolari più lo staff di dirigenza)Gli infermieri coordinatori: circa 35milaInfermieri con inidoneità lavorativa (Cergas Bocconi): media 3% (circa 11mila) La maggior parte degli infermieri è concentrata nella fascia d’età tra 36 e 55 anni: 268.914. Ce ne sono poi, ai due estremi, 15.552 tra 20 e 25 anni, e 13.259 over 65.

I più “giovani”(con età anagrafica fino a 58 anni e anzianità professionale superiore a 30 anni)sono oltre 30mila.Gli infermieri ultrasessantenni (con anzianità professionale superiore a 30 anni)sono invece, poco più di 13mila e gli infermieri fino a 28 anni si età, a rischio di sottoccupazione/disoccupazione, sono 39mila. Infine, gli infermieri ultrasessantenni che non hanno un'anzianità professionale oltre 30 anni, sono circa 25mila.L’età media degli iscritti agli Ordini è 45,6 anni, quella dei dipendenti del Ssn 50,49, con differenze marcatissime nelle Regioni dove il blocco del turn over è totale (in Campania tra iscritti all’albo e dipendenti ci sono 8,9 anni) e minori in quelle a Statuto speciale, che si comportano in autonomia (in Friuli Venezia Giulia la differenza è 1,38 anni a sfavore dei dipendenti), seguite dalle Regioni Benchmark: in Emilia Romagna, Lombardia e così via.

Rispetto alle aree geografiche, il maggior numero di iscritti si ha nel Nord-Ovest: 108.283, con il massimo (quasi 62mila) in Lombardia. Seguono il Sud con 98.344 iscritti (36.526 in Campania),il Centro con 89.404 iscritti (solo Roma ne ha circa 40.000), il Nord-Est (oltre 35milain Veneto) e, per  finire,le Isole con 44.008 iscritti (di cui circa 32milain Sicilia).