Carenza infermieri. NurSind Lucca: 'azienda sminuisce criticità affrontate dai sanitari'
Il sindacato: "Per capire le difficoltà basterebbe fare un rapido conteggio delle ferie arretrate dei molti dipendenti, delle ore di straordinario e di attività aggiuntiva"
Il sindacato NurSind non si accontenta della replica aziendale sulla carenza di personale e sulle riorganizzazioni aziendali per il dipartimento infermieristico ostetrico.
“Fermo restando che l’unico obiettivo dell’azienda e dei lavoratori – dice la responsabile territoriale Teresa Porta – resta quello di assistere e curare gli utenti e i cittadini nel miglior modo possibile, questa affermazione appare come un ossimoro in quanto, non solo al San Luca di Lucca, ma in tutto il territorio dell’azienda Toscana Nord Ovest e in larga scala, su tutto il territorio nazionale, il nostro sindacato NurSind lamenta e raccoglie da anni quelli che sono i risultati di una sanità pubblica sempre più in affanno per i continui tagli ai finanziamenti che conseguentemente portano a tagli sulle risorse umane (dipendenti). Se rimaniamo in ambito della nostra provincia di Lucca, non solo l’ospedale San Luca è in grave difficoltà, ma anche le altre strutture ospedaliere della Valle del Serchio, il San Francesco di Barga e il Santa Croce di Castelnuovo, i cui reparti di degenza come medicine, chirurgia, riabilitazione eccetera sono drasticamente sguarniti di personale assistenziale prevalentemente turnista sulle 24 ore; proprio coloro che dovrebbero garantire la continuità sia durante le ore diurne che le ore notturne alle persone ricoverate”.
“La dichiarazione aziendale, a nostro avviso – prosegue Porta – come spesso accade, tende a sminuire le criticità che giorno dopo giorno affrontano i lavoratori della salute e smentisce, a sua volta, le sue stesse indicazioni ufficiali; ne sono un esempio la recente disposizione aziendale che vieta di richiedere congedi al personale del comparto e precisamente dal 1 di giugno al 30 settembre 2023, la stessa disposizione recita: “non saranno concesse aspettative per le quali sia prevista valutazione discrezionale del datore di lavoro”. Altro esempio eclatante è stato il rifiuto da parte della dirigenza a svariate richieste di part-time del personale sanitario infermieristico e purtroppo ancora più grave, alle poche domande accolte, è stato posticipato l’inizio della nuova modalità lavorativa richiesta, che da regolamento sarebbe dovuto iniziare il 1 di luglio, come accordato/stabilito per gli altri profili professionali. Sembrerebbe che la critica situazione degli organici, riguardi soprattutto il personale addetto all’assistenza, infatti, solo a questa categoria ne è stata posticipata la decorrenza al periodo autunnale e ciò ha creato, inevitabilmente, una palese discriminazione e un clima di mal contento nella categoria infermieristica. Tale fenomeno aziendale non fa altro che inficiare negativamente sul clima interno già duramente appesantito per gli infermieri, che spesso, non vedendo altra via di uscita, poiché sfiniti e beffati, preferiscono licenziarsi ed andare a lavorare in strutture private. Continuano infatti a verificarsi episodi di licenziamento sia nella zona del capoluogo di provincia che nelle zone della Valle del Serchio e della Versilia. Fenomeno eclatante, mai verificatosi precedentemente, molto esplicativo: si preferisce lasciare il posto pubblico per indirizzarsi al privato, ora molto più attrattivo”.
“Al fine di dimostrare la carenza di personale – prosegue Porta – basterebbe fare un rapido conteggio delle ferie arretrate (ancora non godute), dei molti dipendenti, delle ore di straordinario e di attività aggiuntiva che vengono richieste mensilmente al personale, per tamponare “l’emergenza organizzativa” dovuta in prevalenza alla carenza di personale. Probabilmente ci verrebbe risposto che la nostra provincia è allineata alle altre province aziendali e questo purtroppo assume un significato ancora peggiore e confermerebbe la nostra denuncia, anche a livello regionale, sulla gravità in cui versa la nostra azienda Toscana Nord Ovest. In dettaglio gli ospedali di Lucca, della Valle del Serchio e della Versilia hanno tutti il solito problema, purtroppo, unico denominatore comune: mancanza personale sanitario, infermieri, oss, ostetriche, medici ecc. ed i pochi operatori sanitari sono costretti a subire repentini processi riorganizzativi fatti in nome di efficienza (risparmio) e non di efficacia (qualità) sanitaria”.
“Aspetto singolare, ma esplicativo, è stata la concomitanza di due articoli pubblicati il medesimo giorno – conclude ancora la responsabile territoriale – il 6 luglio scorso, uno della dirigenza aziendale in risposta alla nostra denuncia che nega e sminuisce la situazione critica a livello locale/provinciale e l’altro articolo di parte del Consiglio della Regione Toscana e quindi di livello regionale, in cui viene dichiarato palesemente e pubblicamente che il sistema sanitario toscano “sta naufragando e c’è la necessita di richiedere al governo di aumentare le risorse e di destinare almeno il 7,5 per cento del Prodotto interno lordo al Fondo sanitario nazionale, perché il sistema sanitario sta per saltare in aria e, se non ci sarà un intervento immediato, le conseguenze saranno devastanti”, riporta l’articolo a livello regionale. Quanto sottolineato precedentemente, ci limitiamo a riportare solamente due righe della risposta aziendale alla nostra richiesta di aiuto, lasciando al lettore libera interpretazione: Nessun servizio ha avuto ripercussioni dovute alla carenza di personale, perché questo è presente in numero congruo”… Altresì, riportando due righe anche dell’articolo a livello regionale: “Se non ci sarà un intervento a breve, le conseguenze della sanità saranno devastanti, ci viene spontanea una domanda: la verità è una chimera o è facilmente decifrabile? Con questo nostro breve articolo non vogliamo essere allarmisti, ma concreti e reali e fare partecipe la collettività, le istituzioni, del grave problema che stiamo oggi vivendo perché La salute è un diritto sancito dalla Costituzione e va sostenuta con più risorse – con più operatori sanitari; infatti per poter assistere e curare i pazienti c’è necessità di una presenza costante ed appropriata di professionisti sanitari e non certo di prestazioni fatte con presenze virtuali, da remoto o on line”.