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Dal vermocane alla medusa. Cosa fare e non fare in caso di puntura

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 11/07/2024 vai ai commenti

AttualitàCronache sanitarie

Capita sempre più spesso, quando si è al mare, di fare spiacevoli incontri con le meduse e, quando accade, i rimedi proposti sono i più disparati e per lo più dannosi. Da quest’anno dovremo fare i conti con un’altra specie che ha prepotentemente popolato i nostri mari, diventando una specie insidiosa: il vermocane.

Vediamo quindi cosa fare e soprattutto cosa non fare quando si viene punti.

 

La medusa

Le punture di medusa sono eventi comuni nelle regioni costiere di tutto il mondo. Cellule pungenti specifiche delle meduse, chiamate nematocisti, producono la puntura. Le punture delle diverse specie producono vari sintomi e di differente gravità. 
sintomi più lievi includono dolore, arrossamento e prurito nel sito della puntura. Tuttavia, le reazioni ad alcune specie di meduse possono essere più gravi e molto occasionalmente portare alla morte. Comprendere i benefici e i danni dei diversi trattamenti aiuterà a sapere come trattare al meglio gli effetti di una puntura di medusa.

 

Perché le meduse sono sempre di più

Le meduse, sono sempre di più nei nostri mari, in ragione di due fattori.

Il primo riguarda il surriscaldamento dei nostri mari. L’aumento della temperatura dei mari, determinata dal cambiamento climatico e l’antropizzazione delle superfici marine e dei fondali, legata al numero crescente di attività svolte in mare, hanno modificato l’assetto della flora e della fauna acquatiche. Non solo l’aumento delle temperature ha favorito al riproduzione delle meduse, ma al tempo stesso,  ha agevolato anche l’ingresso nel Mediterraneo di nuove specie tropicali, le cosiddette specie aliene. Attualmente, si stima che le meduse aliene nel Mediterraneo siano circa 12 specie (tra cnidari e ctenofori), la maggior parte proveniente dal Canale di Suez, come, ad esempio, Rhopilema nomadica, che fu avvistata per la prima volta nel 1977 in Israele e successivamente lungo le coste di Turchia, Egitto, Malta, per poi diffondersi, in anni più recenti, anche in Italia e Spagna.

Il secondo fattore riguarda la pesca intensiva, che fa diminuire in maniera sempre più significativa il numero dei predatori di meduse.

 

Che fare se si viene punti da una medusa?

La prima cosa da fare è tranquillizzarsi perché, specialmente in mare, è pericoloso perdere il controllo, discorso ancora più valido quando ci sono di mezzo i bambini. Il bambino va dunque rasserenato.

Se si è vicini alla riva, è bene farlo uscire dall'acqua. Se ci si trova al largo, bisogna sorreggere il bambino e richiamare l'attenzione per farsi aiutare, specie se anche l'adulto che è con lui è venuto a contatto con la medusa.

Per prima cosa è utile verificare che non vi siano parti di tentacoli della medusa attaccati alla pelle e, nel caso, eliminarli delicatamente con le mani. Per farlo si può utilizzare l’acqua di mare sulla parte interessata per tentare di diluire la sostanza tossica non ancora penetrata.

La medicazione corretta consiste nell’applicazione di gel astringente al cloruro d’alluminio dall'immediata azione anti-prurito e in grado di bloccare la diffusione delle tossine. Si tratta di un farmaco da banco facilmente rintracciabile nelle farmacie. Purtroppo però non è ancora diffusa in Italia l'abitudine di portare con sé questo gel, che è utile anche per le punture di zanzara.

Se non si ha a disposizione il gel si si può usare una crema al cortisone anche se ha un effetto più ritardato: entra in azione dopo 20-30 minuti dall'applicazione, cioè quando la reazione dovrebbe aver già superato il suo picco.

 

Cosa non fare

E’ importante inoltre evitare di grattarsi o di strofinare la sabbia sulla parte dolorante. Non bisogna neppure usare ammoniaca, aceto, alcool o succo di limone: peggiorerebbero la situazione. Bisogna infine tenere presente che l'area di pelle colpita dalle meduse rimane sensibile alla luce solare e tende a scurirsi rapidamente. Per evitare che la pelle si macchi, è bene evitare pomate antistaminiche e occorre tenere l'area colpita coperta o ben protetta da uno schermo solare, fino a quando la razione infiammatoria non scompare (non più di due settimane)». 

 

Quando ci si deve allarmare?

«Se immediatamente dopo il contatto la reazione cutanea si diffonde e compaiono difficoltà respiratorie, pallore, sudorazione e disorientamento, chiamare il 118 e spiegare di cosa si tratta: si riceveranno le istruzioni sul da farsi in attesa che arrivi il personale di Pronto Soccorso. Si tratta comunque di situazioni molto rare.

 

Il vermocane

Conosciuto come verme di fuoco o tegna barbutoil vermocane,  l'Hermodice carunculata, questo il nome scientifico, è un verme marino, una creatura carnivora e molto vorace, in grado di risultare particolarmente insidiosa per le specie autoctone nonché dannosa per i pescatori, che quest’estate invaderà i mari dell’Italia del sud, ed in particolare Sicilia, Calabria e Puglia, causa l’innalzamento delle temperature.

 

Cos’è e come agisce

È un anellide dotato di setole urticanti e, se infastidito o anche urtato inavvertitamente, può infliggere dolorose irritazioni, lanciando gli aghi a uncino verso la minaccia. Il vermocane è una creatura lenta e non è considerato una minaccia per gli esseri umani, ma le setole, quando svasate, possono penetrare nella pelle umana, iniettando una potente neurotossina e producendo un'intensa irritazione e una dolorosa sensazione di bruciore attorno all'area di contatto. La puntura può portare anche a nausea e vertigini.

Questa sensazione dura fino ad alcune ore, ma si può continuare ad avvertire un formicolio doloroso intorno all'area di contatto. I vermocane misurano solitamente 15 cm di lunghezza media, ma possono raggiungere fino a 30 cm.

 

Cosa fare se si viene a contatto con un vermocane

La raccomandazione è di non sfregare la zona punta, neanche se sotto un flusso d’acqua. Se si sfrega, buona parte delle chete penetrate nella cute si rompono, inducendo una risposta infiammatoria molto più forte e il resto si disperde in zone adiacenti o no, tramite la mano usata per sfregarsi. La letteratura medica suggerisce di rimuovere le setole senza spezzarne la punta, con l’uso di  un nastro adesivo da appoggiare delicatamente sulle setole (non aderente alla pelle) in modo da staccarle dalla pelle. 

Di solito la risposta infiammatoria non è immediata: si attiva dopo qualche minuto dalla puntura. Nella maggior parte dei casi è solo un fastidio specie se le setole si conficcano dove la pelle è più spessa (pianta del piede, polpastrelli.). Se però il contatto è stato esteso e la pelle della zona punta è sottile il dolore, il gonfiore e l’intorpidimento possono durare anche nei giorni successivi, e può essere saggio rivolgersi al medico che di norma consiglia l’utilizzo delle pomate usate per le punture di insetti. (da Monitoraggio vermocane)