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Cos’è il Clostebol, lo steroide anabolizzante del caso Sinner

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 23/08/2024 vai ai commenti

AttualitàCronache sanitarie

Nelle ultime settimane, il mondo del tennis è stato scosso da una notizia inaspettata: Jannik Sinner, attuale numero uno del tennis mondiale, è stato coinvolto in un processo per doping. La vicenda è emersa solo di recente, quando l'Itia (International Tennis Integrity Agency), l'agenzia indipendente che si occupa del doping nel tennis, ha reso pubblica l'indagine e l'assoluzione del campione. La questione, tuttavia, è stata trattata con estremo riserbo, lontano dai riflettori mediatici.

 

Il caso Clostebol: come Sinner è stato coinvolto

Sinner è stato trovato positivo al Clostebol, uno steroide anabolizzante presente in un comune farmaco da banco utilizzato per trattare ragadi e piccole ferite della pelle. Il Clostebol, insieme al suo metabolita clostebol acetato, è un derivato sintetico del testosterone. Viene anche chiamato 4-clorotestosterone, in riferimento alla presenza di un atomo di cloro nella molecola di testosterone. Questa sostanza, come altri anabolizzanti steroidei, si lega ai recettori degli androgeni, stimolando una serie di processi che portano alla sintesi di nuove proteine, fondamentali per l'accrescimento muscolare e la guarigione delle ferite.

Il Clostebol è contenuto nel Trofodermin®, un farmaco da banco disponibile in Italia, utilizzato per curare lesioni cutanee minori. La sua presenza ha sollevato immediatamente dubbi e preoccupazioni, considerando che stimola la crescita muscolare e riduce i tempi di recupero dopo gli sforzi fisici, oltre a migliorare la capacità di resistenza grazie all'aumento della produzione di globuli rossi.

 

L'incidente che ha portato alla positività

Ma come è stato possibile che un atleta di tale livello sia risultato positivo a questa sostanza? La spiegazione risiede in un episodio accaduto alla vigilia del torneo di Indian Wells. Nella villa che ospitava Sinner e il suo staff, il fisioterapista Giacomo Naldi si era ferito a una mano mentre utilizzava uno scalpello per trattare i piedi del tennista. Per curare la ferita, il fisioterapista ha usato uno spray contenente Clostebol.

Le versioni di Naldi e del preparatore atletico Ferrara, che ha fornito lo spray, divergono su un punto cruciale: Ferrara, che possiede una laurea in tecniche farmaceutiche, sostiene di aver avvertito Naldi della natura dopante del farmaco e dell'importanza di lavarsi bene le mani prima di massaggiare Sinner. Naldi, invece, non ricorda questo avviso né se si sia lavato le mani prima del trattamento del campione. Sinner, dal canto suo, ha dichiarato di non essere stato informato dei rischi connessi all'utilizzo del farmaco.

 

L'assoluzione: un caso di contaminazione accidentale

Gli esperti chiamati a valutare il caso hanno stabilito che le quantità di Clostebol riscontrate nelle urine di Sinner (100 pg/mL) sono compatibili con una contaminazione secondaria. In altre parole, il contatto prolungato tra le mani del fisioterapista, trattate con la crema a base di Clostebol, e la pelle di Sinner durante i massaggi quotidiani (che duravano dai 60 ai 90 minuti) avrebbe potuto provocare la positività del tennista. Il Clostebol, infatti, penetra facilmente nell'organismo attraverso la pelle, e basta una quantità minima per determinare un risultato positivo al test antidoping.

Questo tipo di contaminazione non è un caso isolato nel mondo dello sport. Anche altri atleti sono risultati positivi al Clostebol in circostanze simili. Uno studio italiano, citato dalla WADA (World Anti-Doping Agency), ha confermato che i metaboliti del Clostebol possono essere trovati nelle urine di una persona che non ha fatto uso diretto della sostanza ma che è entrata in contatto con l'area di applicazione su un altro soggetto.