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Maternità e produttività: il caso delle lavoratrici dell'AST di Ascoli Piceno

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 31/10/2024 vai ai commenti

MarcheNurSind dal territorio

 

ASCOLI PICENO – Un nuovo caso di presunta violazione dei diritti ha scosso il personale sanitario dell’Azienda Sanitaria Territoriale (AST) di Ascoli Piceno. Questa volta, ad essere colpite sono le lavoratrici madri in congedo di maternità obbligatoria per l’anno 2023. Il segretario territoriale del NurSind, Maurizio Pelosi, ha portato alla luce la vicenda denunciando l’esclusione delle madri lavoratrici dal pagamento della produttività per l'anno in corso.

Pelosi afferma: “Ci viene segnalata dai nostri iscritti l’ennesima violazione dei legittimi diritti perpetrata, questa volta, a danno delle lavoratrici madri dipendenti dell’AST di Ascoli Piceno, in congedo per maternità obbligatoria nell’anno 2023”. Secondo quanto riportato, la Direzione avrebbe violato il Contratto Collettivo Integrativo (C.C.I.) parte normativa 2018-2020, recepito con Determina n. 1287/AV5 e prorogato anche per gli anni successivi. La conseguenza? "Queste lavoratrici hanno percepito per la Produttività anno 2023 euro zero", ha denunciato Pelosi.

La Normativa e la sua Interpretazione

Il C.C.I. stabilisce chiaramente che l'assenza per maternità non dovrebbe incidere negativamente sul calcolo dei premi. “L’art. 1 comma A.2 ‘Calcolo dei premi collegati alla performance organizzativa’ ultimo capoverso della Sezione C, Capo 1 del C.C.I. sopra riportato prevede che ‘…non concorrono alla riduzione dei premi sopra convenuta: ferie, riposi compensativi, astensione obbligatoria per congedo ordinario e anticipato per maternità o paternità, ecc…’,” ha spiegato Pelosi. Eppure, sembra che l’interpretazione dell’AST di Ascoli Piceno sia diversa.

Pelosi continua, facendo luce su una situazione che pare vada contro la normativa: “In AST Ascoli Piceno succede invece che basta essere in congedo per maternità, qualsiasi sia il periodo di assenza dal lavoro, per percepire importo zero. Nessun compenso a titolo di Performance collettiva e nessun compenso a titolo di Performance individuale”. Questo approccio, secondo il NurSind, rappresenta una violazione non solo delle normative aziendali ma anche delle leggi italiane che tutelano la maternità.

Violazioni Legali e Discriminazioni

Secondo Pelosi, l’esclusione delle lavoratrici madri dal premio di produttività costituisce una grave violazione dell’art. 25 comma 2-bis del D.Lgs. 198 del 2006, il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna. “Tale comportamento rappresenta l’ennesima, inaccettabile, gravissima e manifesta violazione dell’articolo 25 comma 2-bis del D.Lgs. 11 aprile 2006, n.198”, ha commentato Pelosi, che spiega come “ogni trattamento meno favorevole in ragione dello stato di gravidanza, nonché di maternità o paternità, anche adottive, ovvero in ragione della titolarità e dell’esercizio dei relativi diritti” rappresenti una forma di discriminazione.

Non si tratta però solo di violazioni legate alla legge sulle pari opportunità: “A questa ultima violazione dei diritti nei confronti delle donne poi se ne aggiungono tante altre in violazione all’art. 42 bis del D.Lgs 151/2001,” sottolinea Pelosi, che mette in evidenza come la tutela della maternità sia una battaglia ancora lunga e complessa, anche in ambienti istituzionali che dovrebbero sostenere tali diritti.

La Direzione: Un Paradosso al Femminile

Un dettaglio che rende la vicenda ancora più controversa è la composizione della Direzione dell'AST di Ascoli Piceno, costituita in maggioranza da donne. “È veramente triste constatare che da parte di una Direzione tutta al femminile vengano così sviliti i diritti delle donne, soprattutto in periodi come questi nei quali si sta cercando di preservare, tutelare e incentivare la maternità,” ha affermato Pelosi con amarezza.

Un'ultima nota ironica, riportata dal segretario del NurSind, riguarda il fatto che i diritti delle donne, previsti dal C.C.I., sono stati negoziati da una commissione di 18 uomini e 5 donne. “Ultima nota di colore,” ha concluso Pelosi, “i legittimi diritti delle donne sono garantiti dal C.C.I. che è stato siglato da 18 uomini e 5 donne e da queste ultime disinvoltamente disattesi”.