Radiografie prescritte dagli infermieri? Trento apre la strada e tra medici e tecnici è già scontro
Se in Giappone la carenza di anestesisti sta spingendo verso soluzioni mai pensate prima come quella di permettere al personale infermieristico la gestione dell’anestesia in sala operatoria, il Italia, la Giunta provinciale di Trento ha approvato un progetto sperimentale volto a contrastare il sovraffollamento nei Pronto Soccorso, estendendo agli infermieri di triage la possibilità di richiedere radiografie per traumi minori agli arti (3.509 codici azzurri per traumatismi minori nel 2024), sempre nel rispetto di protocolli clinici condivisi e scientificamente validati. L’assessore alla salute e politiche sociali Mario Tonina sottolinea che “si tratta di un progetto che nasce dall’ascolto e dal lavoro del gruppo tecnico istituito presso l'Assessorato, che conferma la volontà della Provincia di investire in modelli organizzativi innovativi, mettendo al centro la presa in carico del paziente e la qualità delle cure”. Tonina aggiunge che “consentire agli infermieri di triage di richiedere in autonomia esami radiologici per traumi minori rappresenta una scelta di responsabilizzazione e di valorizzazione delle professionalità che già oggi sono in prima linea”. Il progetto sarà monitorato dall’Azienda sanitaria e i primi risultati saranno presentati a sei mesi dall’avvio, con l’obiettivo di mettere a regime la sperimentazione entro 24 mesi. La Provincia di Trento sottolinea che l’iniziativa si allinea alle linee guida nazionali del Ministero della Salute, che raccomandano l’adozione di percorsi rapidi come il “fast track” per la gestione delle prestazioni a bassa complessità. Il progetto, elaborato da un gruppo tecnico composto da referenti provinciali, dell'Azienda sanitaria, dell'Ordine degli infermieri e dei medici, punta a una riduzione dei tempi di attesa per i codici di bassa priorità e a migliorare l’efficienza gestionale del tempo per professionisti e utenti.
Apriti cielo.
Daniel Pedrotti, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento, ovviamente plaude e commenta: “questa sperimentazione riconosce competenze già esercitate dagli infermieri nella valutazione avanzata della persona e nella gestione clinico-assistenziale di situazioni complesse e a rapida evoluzione, potenziandole all’interno di un modello organizzativo innovativo. È un progetto che potrà generare benefici concreti: per i pazienti, in termini di tempi di attesa, mantenendo sicurezza e qualità dell’assistenza, per il sistema sanitario, attraverso un utilizzo efficiente delle risorse e per la professione infermieristica, che vede riconosciuta e ampliata la propria responsabilità clinica”. Pedrotti aggiunge che l’Ordine, avvalendosi anche di esperti nell’area emergenza-urgenza, ha partecipato attivamente al gruppo tecnico che ha elaborato il progetto in sinergia con l’Assessorato alla salute, l’Azienda sanitaria e l’Ordine dei Medici “con l’auspicio che la sperimentazione possa consolidarsi, producendo risultati tangibili nel miglioramento dei percorsi di cura e costituendo un modello di riferimento anche a livello nazionale”.
Per contro, la presidente dell’Ordine provinciale dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica (Tsrm) Barbara Cristoforini critica e denuncia il mancato coinvolgimento e rivendica il suo ruolo lamentandosi di aver ricevuto “informazioni solo dalla stampa” dichiarandosi contraria alla proposta perché:
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il prescrittore di esami radiodiagnostici deve essere un medico, come previsto dal D.Lgs. 101 del 2020 e dalle altre fonti tecniche e legislative in tecniche di radiologia medica;
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le prescrizioni di radiologia medica già ora presentano spesso un grave vizio di scarsa appropriatezza e giustificazione preliminare, cosa che prevede conseguenze negative per i pazienti che vengono esposti a radiazioni senza una giustificazione concreta che porti reali vantaggi clinici, in secondo luogo enormi costi per la sanità pubblica;
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l’assoluta scarsità di copertura degli organici di infermieri non è coerente con la scelta di aumentare le competenze e le funzioni degli stessi;
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la coerenza del sistema non è più rispettata, le professioni sanitarie devono garantire una valorizzazione equa e rispettosa delle aree di competenza.
Figurarsi se potesse mancare la posizione critica della Federazione CIMO-FESMED, sindacato dei medici, che chiede il ritiro della delibera e un confronto con tutte le parti. Sonia Brugnara, presidente CIMO-FESMED Trentino, afferma: “Occorre ricordare che, prima di mandare il paziente a fare una RX, il medico ha il compito di svolgere un’anamnesi, una visita e formulare una ipotesi di diagnosi. E a causa del potenziale rischio legato all’esposizione ai raggi, se non la ritiene necessario il medico si assume anche la responsabilità di evitare la radiografia”. Prosegue: “l’infermiere potrà decidere di non prescrivere l’esame? E soprattutto vorrà assumersi una tale responsabilità? E allora, per i pazienti ci sarà veramente un calo dei tempi di attesa o si aspetterà l’esame radiografico e quindi la dimissione? Chi risponderà del prevedibile aumento dei costi a causa dell’inappropriatezza di alcuni accertamenti prescritti alla cieca?”.
Bene, sapete cosa vi dico? Io non plaudo e non batto le mani all’iniziativa, primo perché mi pare già svilente per tutto quello che so e ho imparato che la mia funzione si limiti a decidere se far fare la radiografia a un dito gonfio, secondo ma forse più importante, al netto delle obiezioni che fanno medici e tecnici in buona parte condivisibili, se mi volete affibbiare maggiori funzioni e responsabilità perché dovete “ridurre i tempi di attesa e migliorare l’efficienza gestionale”, ci sediamo a un tavolo, ne discutiamo, e mi pagate in più per la funzione svolta anche al netto dei controlli di appropriatezza. Altrimenti viva le attese, viva le code, viva i ruoli, viva il medioevo, periodo troppo poco studiato e sottovalutato. Speriamo nell'intelligenza artificiale.
Andrea Tirotto