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Straordinari non agevolati. La denuncia degli Infermieri ribelli: 'Eroi solo quando fa comodo'

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 17/11/2025

Lettere alla Redazione

La lettera degli “Infermieri ribelli” denuncia le contraddizioni della nuova interpretazione fiscale: niente agevolazioni per pronta disponibilità e attività elettorali, cresce il malessere nei reparti tra carichi di lavoro insostenibili e riconoscimenti mancati.

La lettera arrivata in redazione dagli Infermieri autonomi Infermieri ribelli fotografa un malessere che ormai attraversa gran parte dei reparti italiani. Mentre il 2025 si apre con facciate illuminate, congressi sulla salute e slogan che celebrano il ruolo degli infermieri, sul piano concreto arriva una comunicazione dell’Agenzia delle Entrate che riaccende la tensione. Alcune tipologie di straordinario non saranno più agevolate. Pronta disponibilità esclusa. Attività legate alle elezioni escluse. Tutto tassato a regime pieno.

Il malcontento nasce da un punto preciso. Il contratto collettivo considera lo straordinario come un’unica voce. Non distingue tra emergenze, turni saltati o impegni nei servizi elettorali. La prassi amministrativa invece crea categorie che gli stessi infermieri definiscono surreali. Esiste lo straordinario agevolabile e quello che non lo è. Una divisione che a chi lavora sul campo appare scollegata dalla realtà quotidiana.

Nella lettera viene sottolineata un’altra contraddizione. Il lavoro svolto durante le consultazioni elettorali non rientra nell’agevolazione fiscale perché non sarebbe programmabile. A irritare è il paradosso. Le elezioni hanno date fissate per legge. Eppure, sul piano fiscale, vengono trattate come un evento improvviso.

Gli infermieri che ci hanno scritto parlano di un sistema che li celebra quando serve ma che fatica a riconoscere il valoredel loro lavoro quando entra in gioco la retribuzione. Applausi e campagne istituzionali da una parte. Turni pesanti, organici ridotti e tassazione piena degli straordinari dall’altra. Una forbice che aumenta la distanza tra narrazione pubblica e vita reale in corsia.

Il rischio, dicono, è consumare una risorsa essenziale. La disponibilità degli operatori non è illimitata. Senza un riconoscimento coerente, economico e organizzativo, il senso di frustrazione cresce. E con esso la possibilità che molti scelgano di lasciare la professione o di cercare alternative all’estero.

La lettera si chiude con un avvertimento. La sanità regge anche grazie al lavoro invisibile di chi copre le assenze, accetta cambi turno e risponde alle chiamate fuori orario. Un impegno continuo che non può essere dato per scontato. Se quel cuore che oggi tiene in piedi interi reparti dovesse rallentare, non saranno luci o slogan a rimetterlo in moto.