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Sara Pedri. Colloqui al buio, minacce: indagati per maltrattamenti il primario Tateo e la vice Mereu

Maria Luisa Astadi
Maria Luisa Asta
Pubblicato il: 22/10/2021

AttualitàCronache sanitarie

La Procura di Trento ha iscritto nel registro degli indagati l’ex primario del reparto di Ginecologia e ostetricia del Santa Chiara Saverio Tateo e la sua vice Liliana Mereu per maltrattamenti e abuso dei mezzi di correzione e disciplina ai danni di 14 tra medici e infermieri compresa Sara Pedri, la giovane ginecologa scomparsa il 4 marzo.

Il caso

Sara Pedri, ginecologa,  aveva iniziato a lavorare al reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento a metà novembre 2020, dopo aver conseguito la specializzazione a Catanzaro. In origine, era previsto che la giovane dottoressa entrasse in servizio a Cles, dove infatti si era stabilita, ma poi il reparto era stato riconvertito a causa del Covid.

La permanenza al Santa Chiara, per Sara, sembra essere stata un incubo. Sofferente, dimagrita, terrorizzata, aveva consegnato le dimissioni, quando il 4 marzo scompare nel nulla. Di lei rimane la sua auto ritrovata lungo un ponte e le testimonianze di chi la conosceva. Da un primo quadro della situazione, la sofferenza di Sara è da ricondurre al clima di terrore ed all’ambiente mobbizzante che caratterizzava il reparto di ginecologia nel quale prestava servizio.

«In sala operatoria c’erano ferri chirurgici che volavano verso le persone, anche per un nonnulla. Ginecologi che erano bravi venivano allontanati dalla sala operatoria. Ti fanno sentire una nullità, cercano di trovare lo sbaglio anche se non c’è, pur di metterti in crisi. È il momento di parlare, perché non ci sia un’altra Sara»,

“Sara era terrorizzata – evidenzia la sorella Emanuela, che ha rilasciato una lunga deposizione ai carabinieri di Forlì – e le sue colleghe ci hanno confermato quello che ci diceva lei: turni massacranti, abusi di potere, minacce continue”.

La mossa della Procura di Trento, accoglierebbe la relazione dei NAS, che racconta di colloqui al buio nello studio del primario illuminato solo da una lampada da tavolo. Presunte «vessazioni e umiliazioni» con allontanamenti «ingiustificati» dalla sala operatoria. E poi una presunta gestione «con scopi mortificanti» del reparto di Ginecologia. Particolari questi, emersi dopo aver ascoltato le testimonianze di 90 persone, tra medici, infermier ed ostetriche dell’unità operativa.

Corriere di Bologna 

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